Rete Società e Ambiente del Piemonte
Queste pagine vogliono essere uno strumento di lavoro per tutti coloro che in Piemonte sono interessati a costruire e far crescere relazioni e sinergie tra persone, circoli, comitati che si impegnano a livello locale per affermare il diritto democratico dei cittadini a partecipare alle scelte che riguardano il proprio territorio.
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Alla Presidente della Provincia di Torino

Al Presidente del Consiglio della Provincia di Torino

All’Assessore all’Ambiente della Provincia di Torino

Ai Capigruppo dei Gruppi Consigliari della Provincia di Torino

E per conoscenza:

Al Presidente della Regione Piemonte

All’Assessore all’Ambiente della Regione Piemonte

Al Sindaco della Città di Torino

Al Vice Sindaco della Città di Torino

All’Assessore all’Ambiente della Città di Torino

Ai Capigruppo dei Gruppi Consigliari della Città di Torino

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All’Assessore all’Ambiente della Città di Beinasco

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All’Assessore all’Ambiente della Città di Rivalta

Ai Capigruppo dei Gruppi Consigliari della Città di Rivalta


MORATORIA INCENERITORI

Proponenti:

Torino Social Forum

Rete Lilliput Nodo Val Sangone

Rete Lilliput Nodo di Torino

Greenpeace Italia

Pro Natura

Italia Nostra

Lavoro e Società - Cambiare Rotta Area Programmatica della CGIL di Torino

Ecoistituto del Piemonte

Forum Risorse e Rifiuti

Loc – Lega Obiettori di Coscienza

Medicina Democratica Piemonte

Forum Ambientalista Piemonte

Attac Italia

Cub Scuola (Confederazione Unitaria di Base)

Rdb Cub (Rappresentanze Unitarie di Base)

Arci Valle Susa

Associazione Comitato Resistenza Colle del Lys (Rivoli)

CREA (Comitato Rischio Energia Ambiente Piossasco-Cumiana)

Rivalta Sostenibile (Rivalta di Torino)

Confederazione COBAS

RSU (Rappresentanza Sindacale Unitaria) del Politecnico di Torino

Prof. Angelo Tartaglia , Dipartimento di Fisica del Politecnico di Torino

Prof. Claudio Cancelli, Dipartimento di Aeronautica del  Politecnico di Torino

Marina Clerico, Docente Dipartimento Georisorse e Territorio del Politecnico di Torino

Giorgio Faraggiana,  Docente Dipartimento Ingegneria Strutturale del Politecnico di Torino

Alessandro Pelizzola, Ricercatore Dipartimento di Fisica del Politecnico di Torino

Torino, Aprile 2004


 
Premessa

Ogni abitante del Pianeta ha necessità di uno spazio di terra coltivata, di pascolo, di bacino idrico, di miniere, di bosco, di atmosfera, di spazio per smaltire i rifiuti ecc. per poter soddisfare le esigenze del proprio costume di vita. Questa porzione di mondo è ben più variegata e rilevante di quella che fisicamente occupa. Questo spazio vitale prende il nome di impronta ecologica.

Se calcoliamo l’impronta ecologica, quindi la parte di mondo, utilizzata da un italiano medio scopriamo che è di circa 4 ettari a fronte di un territorio disponibile di circa soli 1,5 ettari. Questo significa che le risorse necessarie ad ogni italiano medio per mantenere le proprie consuetudini di consumi sono  utilizzate prima di avere il tempo di ricostituirle e prese da territori di altri. Se lo stile di vita nord americano fosse esteso a tutta la popolazione mondiale un calcolo cautelativo indicherebbe che per l’attuale popolazione mondiale, più di 6 miliardi di persone, sarebbero necessari almeno altri due pianeti e mezzo come la Terra!!!

“…Ogni abitante della provincia di Torino richiede, grosso modo, 3,3 ha di territorio per soddisfare i suoi fabbisogni e per assorbire le sue emissioni di anidride carbonica. In altri termini, l’insieme della provincia di Torino usa oltre 74.000 kmq di natura, una superficie pari a ca. il 20% del territorio nazionale…

L’impronta ecologica della provincia di Torino non si discosta molto da quella dell’italiano medio, anzi è leggermente inferiore in virtù, soprattutto, di una quota ridotta di combustibili fossili impiegata per la produzione energetica. Il totale del territorio utilizzato, circa 74.000 kmq, per il 43% è costituito da aree forestali necessarie a assorbire l’anidride carbonica derivante dai consumi energetici diretti e indiretti...” (Impronta Ecologica della Provincia di Torino – maggio 2001)

L’uso di materiali vergini cresce inesorabilmente. Oggi si estraggono e si utilizzano più di 1,6 tonnellate di materie prime (minerali, metalli, legno, materiali sintetici, ecc ) per ogni abitante del globo. Più del 95% del minerale estratto per la produzione di rame, oro, zinco, piombo, nichel, stagno e tungsteno diventa rifiuto. All’impatto ambientale che deriva dall’utilizzo dei materiali si devono sommare gli effetti diretti dell’attività di estrazione, l’energia utilizzata nelle operazioni di estrazione e la lavorazione del minerale.

L’alluminio, ad esempio, disponibile in abbondanza ( 8,3 % di presenza media rispetto alla crosta terrestre ) ha una delle più elevate percentuali di energia incorporata tra i 210 ed i 374 Mj per kg. e la sua fusione rappresenta circa l’1% dei consumi energetici mondiali.

I bisogni vengono soddisfatti attraverso le merci con una chiara connessione fra il loro aumento e le ricadute sull’ambiente. Qualsiasi merce è ottenibile attraverso processi produttivi che utilizzano materia ed energia originarie dalla biosfera (suolo, aria,acqua, minerali, vegetali) e che, inevitabilmente, danno origine a rilevanti quantità di scorie liquide, solide e gassose… che a loro volta, trasformate, ritornano nella biosfera.

Anche le merci dopo l’uso si trasformano in scorie, in rifiuti. E’ difficile, anche per una sola nazione, poter calcolare l’esatta estensione dei flussi di materiali e di energia prelevati dalla natura. Si possono, però, evidenziare ordini di grandezza che con sufficiente approssimazione permettono di affermare che gli attuali processi merceologici lasciano, sempre più, la natura povera di risorse ed aria, acqua e suolo più contaminati.

Si calcola per alcune delle risorse necessarie all’industria (il petrolio, l’uranio, il metano, il fluoro, lo zinco, lo zolfo, il mercurio ed il metano) saranno esaurite nel corso di pochi decenni. Le conseguenze di questo scenario futuro sono già sotto i nostri occhi: le guerre in Iraq ed in Afghanistan trovano origine primaria nel controllo del petrolio così come molte tragedie africane sono conseguenti alla sempre maggior scarsità di materie prime.

Se all’insensata voracità del cosiddetto “progresso” si avvicinano ulteriori temi come quelli della deforestazione, della desertificazione, dell’aumento della popolazione e del crescente urbanesimo, ecc. non possiamo che dedurne che l’attuale sistema è insostenibile.

Nasce così l’urgenza di cercare soluzioni alternative che non possono che transitare sulla strada di un diverso modo di vivere e di un più oculato e rispettoso uso delle risorse. Occorre passare dalla logica del far aumentare al massimo i bisogni, per produrre il massimo delle merci, per ottenere il massimo del guadagno, a quella del soddisfacimento dei bisogni reali e soddisfarli con il minimo dispendio di materie prime e di energie.

Bisogna riscoprire le reali necessità dell’essere umano e, per quanto possibile, i tempi e le regole della natura perché altrimenti si alimenterà la violenza contro le persone, i popoli, la natura: contro le persone perché il modo di produrre industrialista nel senso più generale, significa sfruttamento dei lavoratori usati prima di altro come un mezzo, senza diritti, senza stabilità di occupazione, sempre più precari, sempre più flessibili; contro i popoli perché questo modo  significa intromissione in usi e culture e tradizioni, intromissione nei loro modi di produrre e di sostentarsi e di consumare e per quei territori ricchi di risorse naturali significa volontà di sottomissione e di appropriazione di ricchezze naturali utili al modello di vita e di consumo capitalistico ed occidentale; contro la natura perché la si depreda e la si inquina, la si obbliga ad ospitare colture, meglio monoculture, senza nessun rispetto per la vocazione naturale, senza nessun rispetto per la natura, che è parte della vita e del corpo dell’uomo.

I rifiuti fanno parte dei danni che un modello di sviluppo consumistico e  globalizzato sta producendo sull'ambiente, sulla natura e sulle persone; perché sono il prodotto di un modello e di un sistema di consumi ingiustificati da parte dei ricchi e dei potenti ai danni dei più poveri e fanno parte di quella cultura dell'"usa e getta" che vale per i materiali ma vale purtroppo anche per le persone.  Pensiamo solo ad esempio all'uso che si fa dei lavoratori, buoni per lavorare al momento giusto, ma da "buttare fuori" nel momento in cui la produzione non li richiede più.

Solo un modello che veda in un ciclo chiuso l’utilizzo delle risorse (risorsa- utilizzo- recupero) permette di avere la misura della reale validità dell’attività umana.

Gestire bene i rifiuti vuol dire preoccuparsi dei beni primari  affidati a tutti noi che sono la natura, l'ambiente in cui viviamo, le risorse che vengono depredate e che però non sono illimitate.


Il quadro normativo

1) La strategia di gestione dei rifiuti a cui ancora si fa riferimento è quella della Commissione Europea 1996 (COM (96) 399) strategia  che riguarda tutti: gli Enti Locali, le Associazioni, i Produttori, i Cittadini, in cui si dichiarava che il modo migliore di gestire i rifiuti inizia con la prevenzione: "quello che non è stato prodotto non ha bisogno di essere smaltito" e che quindi prevenzione e riduzione devono essere prioritarie nella gestione dei rifiuti, la produzione dei rifiuti deve essere minimizzata e se possibile eliminata.

2) Il Decreto Legislativo del 05 febbraio 1997 n. 22 Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio  disciplina la gestione dei rifiuti in Italia.

“Art. 2 - Finalità

1. La gestione dei rifiuti costituisce attività di pubblico interesse ed è disciplinata dal presente decreto al fine di assicurare un'elevata protezione dell'ambiente e controlli efficaci, tenendo conto della specificità dei rifiuti pericolosi.

2. I rifiuti devono essere recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell'uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all'ambiente e, in particolare:

Art. 3 - Prevenzione della produzione di rifiuti

1. Le autorità competenti adottano, ciascuna nell'ambito delle proprie attribuzioni, iniziative dirette a favorire, in via prioritaria, la prevenzione e la riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti mediante:

a) lo sviluppo di tecnologie pulite, in particolare quelle che consentono un maggiore risparmio di risorse naturali;

b) la promozione di strumenti economici, ecobilanci, sistemi di ecoaudit, analisi del ciclo di vita dei prodotti, azioni di informazione e di sensibilizzazione dei consumatori, nonché lo sviluppo del sistema di marchio ecologico ai fini della corretta valutazione dell'impatto di uno specifico prodotto sull'ambiente durante l'intero ciclo di vita del prodotto medesimo;

c) la messa a punto tecnica e l'immissione sul mercato di prodotti concepiti in modo da non contribuire o da contribuire il meno possibile, per la loro fabbricazione, il loro uso od il loro smaltimento, ad incrementare la quantità, il volume e la pericolosità dei rifiuti ed i rischi di inquinamento;

d) lo sviluppo di tecniche appropriate per l'eliminazione di sostanze pericolose contenute nei rifiuti destinati ad essere recuperati o smaltiti;

e) la determinazione di condizioni di appalto che valorizzino le capacità e le competenze tecniche in materia di prevenzione della produzione di rifiuti;

f) la promozione di accordi e contratti di programma finalizzati alla prevenzione ed alla riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti.

Art. 4 - Recupero dei rifiuti

1. Ai fini di una corretta gestione dei rifiuti le autorità competenti favoriscono la riduzione dello smaltimento finale dei rifiuti attraverso:

a) il reimpiego ed il riciclaggio;

b) le altre forme di recupero per ottenere materia prima dai rifiuti;

c) l'adozione di misure economiche e la determinazione di condizioni di appalto che prevedano l'impiego dei materiali recuperati dai rifiuti al fine di favorire il mercato dei materiali medesimi;

d) l'utilizzazione principale dei rifiuti come combustibile o come altro mezzo per produrre energia.

2. Il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero di materia prima debbono essere considerati preferibili rispetto alle altre forme di recupero.

3. Al fine di favorire e incrementare le attività di riutilizzo, di riciclaggio e di recupero le autorità competenti ed i produttori promuovono analisi dei cicli di vita dei prodotti, ecobilanci, informazioni e tutte le altre iniziative utili.

4. Le autorità competenti promuovono e stipulano accordi e contratti di programma con i soggetti economici interessati al fine di favorire il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero dei rifiuti, con particolare riferimento al reimpiego di materie prime e di prodotti ottenuti dalla raccolta differenziata con la possibilità di stabilire agevolazioni in materia di adempimenti amministrativi nel rispetto delle norme comunitarie ed il ricorso a strumenti economici.

Art. 5 - Smaltimento dei rifiuti

1. Lo smaltimento dei rifiuti deve essere effettuato in condizioni di sicurezza e costituisce la fase residuale della gestione dei rifiuti.

2. I rifiuti da avviare allo smaltimento finale devono essere il più possibile ridotti potenziando la prevenzione e le attività di riutilizzo, riciclaggio e recupero.”

3) Il “Sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente” (Decisione n. 1600/2002/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22 luglio 2002), all’art. 2 “Principi e scopi generali”, comma 2, terzo trattino recita: Il programma punta “a garantire una migliore efficienza delle risorse e una migliore gestione delle risorse e dei rifiuti ai fini del passaggio a modelli di produzione e di consumo più sostenibili, dissociando pertanto l’impiego delle risorse e la produzione dei rifiuti dal tasso di crescita economica e, cercando di garantire che il consumo di risorse rinnovabili e rinnovabili non superi la capacità di carico dell’ambiente”.

Lo stesso programma ridefinisce all’art. 8 comma 1 gli “Obiettivi e aree di azione prioritarie per l’uso e la gestione sostenibili delle risorse naturali e dei rifiuti”, ribadendo che bisogna:

-                 “..…spezzare il nesso tra crescita economica e utilizzo delle risorse;

-                 conseguire una sensibile riduzione complessiva delle quantità di rifiuti prodotti mediante   iniziative di prevenzione nel settore, una maggiore efficienza delle risorse e il passaggio a modelli di produzione e di consumi più sostenibili;

-                 conseguire una sensibile riduzione delle quantità di rifiuti destinati all’eliminazione nonché delle quantità di rifiuti pericolosi prodotte, evitando un aumento delle emissioni nell’aria, nell’acqua e nel terreno;

-                 incentivare il riutilizzo, e per quanto riguarda i rifiuti tuttora prodotti: il loro livello di pericolosità dovrebbe essere diminuito ed essi dovrebbero comportare il minimo rischio possibile; occorrerebbe dare la priorità al recupero, segnatamente al riciclaggio; i rifiuti destinati all’eliminazione dovrebbero essere ridotti al minimo ed essere eliminati in modo sicuro; il sito di trattamento dei rifiuti speciali destinati allo smaltimento dovrebbe essere situato il più possibile vicino al luogo di produzione dei medesimi, semprechè ciò non comporti una riduzione dell’efficacia per quanto riguarda le operazioni di trattamento dei rifiuti”.

E definisce che per attuare gli obiettivi di cui al precedente punto le azioni previste sono:

1)      elaborazione di una strategia tematica sull’utilizzo e la gestione sostenibili delle risorse;

2)      elaborazione e attuazione di misure in materia di prevenzione dei rifiuti e gestione dei medesimi;

3)      elaborazione di una strategia tematica sul riciclaggio dei rifiuti;

4)      elaborazione o revisione della normativa sui rifiuti.

Considerato

Che la Provincia di Torino, nel Programma Provinciale approvato l’8 settembre 1998, ha indicato, come percentuale minima di Raccolta Differenziata, il 47% entro il 2003 e che per un corretto sviluppo del sistema di raccolta tale obiettivo va inteso cadenzato, in rapporto alla legge 22/97, con : 22% a marzo del 1999, 36% nel 2001, 47% nel 2003.

Che niente si è fatto sul piano della prevenzione e riduzione dei rifiuti e sulla nascita di un sistema vero di studio, di produzione e di mercato di nuovi prodotti derivanti dalla lavorazione dei materiali derivanti dalla raccolta differenziata.

Che i livelli di raccolta differenziata raggiunti da moltissimi Comuni della Provincia sono ben al di sotto degli obiettivi indicati e che la maggior parte non ha nemmeno conseguito la metà di tali obiettivi. (Osservatorio Rifiuti – Provincia di Torino)

Che tali ritardi sono immotivati, visto che in altre regioni del nord Italia centinaia di Comuni hanno conseguito anche livelli più alti.

Che tali gravi ritardi  si possono solo addebitare all’errato sistema di raccolta perseguito che considera la raccolta differenziata come aggiuntiva e non come sostitutiva.

Che, laddove il sistema della raccolta differenziata è stata ottimizzato, i costi complessivi sono paragonabili o anche inferiori a quelli della raccolta tradizionale 

Che la realizzazione di  impianti per la termodistruzione favorirebbe un ulteriore rallentamento dell’incremento delle raccolte differenziate e di una corretta e complessiva gestione dei rifiuti producendo inoltre molti meno posti di lavoro, per tonnellata di rifiuto, rispetto alle tecnologie e alle pratiche alternative come il riciclaggio.

Che bruciare un materia, significa buttar via per sempre tutta l’energia spesa per produrre un materiale (l’energia direttamente ed indirettamente utilizzata per produrlo, l’energia utilizzata per dargli la forma desiderata, il potere calorifico, l’energia spesa per le varie operazioni di trasporto, l’energia spesa per la raccolta) sancendo la sua prematura morte termodinamica.

Che l’energia conservata è superiore e  varia da 3 a 5 volte a seconda dei materiali rispetto a quella che si produrrebbe bruciandoli.

Che i rifiuti non possono essere considerati Fonti di Energia Rinnovabile.

Che Il potere calorifico medio dei rifiuti solidi urbani è piuttosto basso - varia fra le 1.000 e le 3.000 kcal/kg – (alcune componenti dei rifiuti come le materie plastiche hanno un discreto potere calorifico, compreso fra 4.000 e 6.500 kcal/kg; ma dal momento che per la loro produzione sono state mediamente spese 14.000 kcal/kg anche sottraendo a questo valore le 2.000 kcal/kg necessarie per il loro riutilizzo come materie seconde, è evidente che il maggior recupero energetico è ottenibile con il loro riciclaggio e non con l’incenerimento).

Che l’incenerimento, anche a prescindere dai problemi di inquinamento che produce, non rappresenta una valida alternativa al risparmio energetico ottenibile con il riciclaggio.

Che è necessario e doveroso valutare tutte le tecnologie alternative all’incenerimento (per esempio la bioessicazione, biossidazione: processi che riducono il volume dei rifiuti trattati in misura confrontabile con l'incenerimento, che danno un prodotto stabile, che può essere messo in discarica – alternativa alla discarica per rifiuti tossico-nocivi di cui necessitano le ceneri residue dell’incenerimento – che non produce gas serra e contribuisce alla loro totale diminuzione).

Che solo a seguito di una corretta gestione che partendo dalla riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti, procedendo con il riuso, la raccolta differenziata, arrivando al riciclaggio si è in grado di definire in maniera certa la quantità di rifiuti da destinare allo smaltimento finale (che possono essere ulteriormente diminuiti come sopra accennato) .

Si impegna la Provincia di Torino

1.      a sospendere decisioni in merito all’installazione degli inceneritori (compresa ogni modifica sugli Ambiti Territoriali Ottimali) sul territorio della Provincia di Torino almeno fino al 2008;

2.      a dare attuazione, attraverso programmi e investimenti certi, alle seguenti fasi di gestione dei rifiuti: RIDUZIONE, RIUSO, RACCOLTA DIFFERENZIATA, RICICLAGGIO, così come previsto dalla vigente normativa.

Ultimo aggiornamento di questa pagina: 14-gen-05