COORDINAMENTO
delle ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE
PIAZZALE VALDO FUSI SI SVELA AI CITTADINI:
il grande catino fa discutere
Oggi i cittadini possono finalmente vedere il
nuovo piazzale Valdo Fusi. Un lungo percorso che ha visto a partire dalla
Delibera della Giunta Comunale proposta all’approvazione del Consiglio il
25 febbraio 1997, e dell’aggiudicazione in data 27 ottobre dello stesso anno,
con la conclusione dei lavori prevista nel 2000, un progressivo slittamento
dei tempi per le varie “complicanze” intervenute in corso d’opera. Una corsa
ad ostacoli passata attraverso una revoca della direzione lavori, individuazione
di testimonianze architettoniche nello scavo, complicazioni tecniche. Con
un parcheggio aperto in via provvisoria nel dicembre 2003, una inaugurazione
in sordina il 5 luglio scorso, ed una previsione di fine lavori per la sistemazione
di superficie a fine ottobre 2004 – ma siamo ormai a novembre inoltrato!
Alla fine della lunga storia, un progetto discusso
e contestato arriva a conclusione e “si svela” ai cittadini: costernazione
diffusa.
Un parcheggio interrato utilizzato al 15%-20%
della sua capacità, oltre 30 miliardi di vecchie lire di denaro pubblico spesi
tra parcheggio e sistemazione superficiale, ed un grande catino di cemento
con barriere sui lati alte più di 6 metri. Magri alberelli piantati in vaschette
ricavate in piccoli spazi, e sulle pendici laterali, terriccio che dovrà inerbirsi
contrastando le leggi di gravità che lo attrarranno verso il centro del grande
“catino”.
Chi proteggerà questi “arredi verdi” dal vandalismo
e dal degrado? Chi gestirà la “valle verde”? Chi ne curerà la manutenzione,
la sorveglianza, l’irrigazione, la protezione dagli estremi del clima urbano?
Quale funzione avrà l’edificio già battezzato “chalet alpino” e quale vocazione
avrà la piazza? E’ vero, dopo i bombardamenti e la distruzione del vecchio
Politecnico questa piazza-parcheggio non aveva una sua identità, ed una sua
riqualificazione era necessaria. Ma così si è trasformato un non-luogo provvisorio
utilizzato come parcheggio a raso in un non-luogo definitivo e irreversibile:
forse qualcosa non ha funzionato? La progettazione varata nel 1997 era frutto
di un concorso, ma chi aveva stabilito le linee guida del concorso stesso?
E la commissione giudicatrice, con quale sensibilità si trovava ad operare?
Diciamo queste cose perché il “mostro” fa discutere,
e se ne propone ora da parte di alcuni l’abbattimento. Ma la vicenda dovrebbe
servire anche di lezione per altri due grandi interventi progettati dall’Amministrazione
Comunale che rischiano di ripetere e perpetrare gli stessi errori: piazza
Vittorio Veneto con le sue fontane a scomparsa e piazza San Carlo. Interventi
invasivi, fatti in nome della “riqualificazione” e della “pedonalizzazione”,
che unitamente ad altri (progettati o annunziati) fanno perdere ad altri luoghi
simbolo del centro storico ogni identità riconosciuta e condivisa. Magari
presto toccherà a piazza Carlina, con un bel parcheggio interrato collegato
all’ennesimo “albergo a 5 stelle” (ma quanti ne servono veramente a Torino?),
e prima ancora è già toccato a piazza Solforino, convertita in “Atrium”.
Diciamo la verità: oltre ad aver costruito sotto
piazzale Valdo Fusi un parcheggio interrato di scarso utilizzo che porrà seri
problemi nella gestione per pareggiare i costi, dimostrando tra l’altro la
inutilità del parcheggio interrato in piazza San Carlo, si è persa una occasione
per recuperare all’uso pubblico una vasta piazza destinata dallo stesso P.R.G.
a verde pubblico per una quota cospicua. Tale area poteva collegarsi ragionevolmente
con piazza Bodoni, l’aiuola Balbo e i giardini Cavour, recuperando in parte
il vecchio tracciato del “Giardino dei Ripari”, protendendosi poi verso piazza
Carlina. Invece il grande catino ha creato uno spazio intercluso, con barriere
di cemento armato che ostruiscono la visuale e bloccano qualsiasi rapporto
e collegamento con le aree circostanti. Sembra un piazzale creato solo per
fare da sfondo scenografico e da quinta teatrale alla Camera di Commercio,
con un po’ di costoso arredo verde sui lati. Eppure su tre lati vi sono edifici
storici, alcuni dei quali significativi!
Allora, fatto il danno, a cui gli ambientalisti
si erano inutilmente opposti nel 1997, proviamo almeno a vedere se è possibile
ridurne l’entità! Dopo un concorso che ha avuto un risultato così scadente,
lanciamo un concorso per porvi rimedio: prima di tutto eliminando il rilevato
in cemento armato delle due quinte laterali, ridando apertura e visibilità
alla piazza verso le aree circostanti. E se proprio si vuole raggiungere un
utilizzo credibile del parcheggio, si combatta la sosta selvaggia che dilaga
fino al Po in tutta l’area circostante l’attuale Z.T.L. invece di ripristinare
la sosta sulle vie Lagrange e Carlo Alberto.
Da una parte arrivano le difese d’ufficio da parte
dell’Amministrazione comunale, nel tentativo di convincere i cittadini della
bellezza di questo ed altri interventi, in lode al “nuovo che avanza”. Dall’altra
i cittadini sconcertati, che solo ora vedono i risultati di progetti dubbi
e invasivi, e soprattutto irreversibili. Sullo sfondo, una sostanziale incapacità
da parte dell’Amministrazione di controllare l’utilizzo effettivo degli spazi
pubblici, di salvaguardarli dagli usi impropri, di impedirne il rapido degrado,
pensando talvolta di risolvere il problema trasformandoli in vaste baraccopoli
commerciali di più o meno gusto (vedi i Murazzi) o riempiendoli con manifestazioni
effimere e bancarelle d’ogni foggia e colore.
E’ il caso allora di portare a compimento progetto
che come piazzale Valdo Fusi comporteranno problemi di gestione e di manutenzione
non risolvibili se non a costi elevatissimi? La qualità architettonica, peraltro
assai discutibile, non può essere disgiunta dalla qualità urbana in senso
più ampio, e legata quindi ad un’ottica di usi sostenibili, non soltanto di
“arredo”. La semplicità e la praticità delle soluzioni progettuali diventano
quindi fondamentali al fine di consentire ragionevoli piani di manutenzione
da iscrivere a bilancio, a maggior ragione in un momento in cui ascoltiamo
tante lamentele da parte delle Amministrazioni locali per la carenza di fondi
da destinarsi alla manutenzione ordinaria.
Chiediamo di conseguenza una seria riflessione
a tutti, amministratori, uomini di cultura, residenti e cittadini tutti, sul
futuro del nostro centro storico e sulla città che vorremmo, prima di creare
altri costosi “non-luoghi” di dubbia utilità e di difficile gestione, condannate
ad un inesorabile degrado. E chiediamo che si apra un tavolo di discussione
per la revisione dei criteri di nomina dei membri delle Commissioni aggiudicatrici
dei vincitori dei bandi di concorso pubblici e soprattutto per l’adozione
di criteri vincolanti da fornire come linee guida alla progettazione in modo
che non possano più verificarsi in futuro altri inutili catini “alla Valdo
Fusi” e altre tragiche sistemazioni “alla piazza d’Armi”!
Eva Biginelli – Legambiente Ecopolis
Maria Teresa Roli – Italia Nostra
Emilio Soave – Pronatura Torino
Cesare Barbini – Per una Torino vivibile
Novembre 2004