di
Maury Incen
Personaggi e interpreti
principali:
Kenji
Fujimoto Beat
Takeshi
Dr. Jeffrey
Wilson Kenneth Branagh
Benjamin
Hoover Robert Downey jr.
Personaggi e interpreti secondari:
Yumi Fujimoto Tatjana Alì
Maki Fujimoto Yusuke Sekikuchi
Regia e montaggio di
Takeshi Kitano
Musica di
Joe Hisaishi
Scritto e prodotto da
Maury Incen, Snowman Studio
Fotografia di
Konrad L. Hall
Attacco a Hiroshima
Scena
1
Campagna
di Hiroshima. Est. Mattino
È
una bella mattina soleggiata, in Giappone. La famiglia Fujimoto sta facendo una
passeggiata. Yumi tiene un tipico ombrellino da sole giapponese, per difendersi
dalla calura. Tiene per mano il figlioletto di nove anni, Maki. Il loro
capofamiglia, Kenji, sorride felice.
All’improvviso,
degli aerei a bassa quota sfrecciano nel cielo azzurro.
Maki:(a Kenji) Papà, papà! Hai visto?
Kenji:
Sì, figliolo. Ho visto.
Kenji
ha intuito da dove venivano quegli aerei, ma non ha il coraggio di dirlo al
figlio.
Scena
2
Casa
Fujimoto. Int. Giorno
Da
uno spiraglio della porta, il piccolo Maki ascolta la animata conversazione tra
il padre e la madre.
Yuma:…perché
ti ostini a tenerglielo nascosto? Il Giappone è in guerra! E se verrai
arruolato nell’esercito, che gli dirai, eh?
Kenji:
Ne sarebbe terrorizzato a tal punto da…scappare di casa!
Yuma:
Scappare di casa?
Kenji:
Una volta…mio padre…lascia stare la mia infanzia, pensiamo a quella di Maki.(Sospira, vinto) Che cosa pensi ch’io
debba fare?
Yuma:
Stasera, prima della cena, vai in camera sua e diglielo.
Primo
piano di Kenji. Il suo volto sembra roccioso, duro, freddo. È un uomo forte, ne
ha passate tante.
Yuma:
Non c’è altra soluzione, Kenji.
Kenji:(abbattuto) Lo farò.
Scena
3
Camera
di Maki. Int. Sera
La
sagoma di Kenji appare alla porta trasparente della stanza di Maki.
Kenji: Maki? Maki? Sono tuo padre, posso
entrare?
Maki
sta costruendo qualcosa con la colla e la carta, ma nasconde il suo lavoro.
Dopodichè, permette al padre di entrare.
Maki:
Entra, entra pure, papà.
Kenji
fa scorrere la porta ed entra.
Kenji:
Che stavi facendo?
Maki
scorge un libro vicino a lui.
Maki:
Stavo leggendo.
Kenji
si siede sul tatami, vicino al figlio.
Kenji:
Ascolta, Maki, ti devo parlare. Vedi…(cerca
le parole)…ti ricordi quegli aerei che abbiamo visto oggi?(Maki fa cenno di sì con la testa)
Bene…non erano giapponesi.
Maki: Ah, no?
Kenji:
No.
Maki:
E di chi, allora?
Kenji:
Americani.
Maki:
Chi?
Il
padre accarezza il figlio e prende una carta geografica posta lì vicino e la
apre. Inquadratura della cartina aperta sul tatami.
Kenji:(indica con il dito il Giappone) Vedi,
figliolo, noi siamo qui. E qui….(sposta
il dito sull’America del Nord)….c’è l’America.
Maki:
Tu ci sei stato lì?
Kenji:
No, piccolo, no. Per noi giapponesi, non è un bel posto, l’America.
Maki:
E perché?
Kenji:
Be’….gli siamo antipatici, ecco.
Maki:
Ma cosa gli abbiamo fatto?
Kenji:
Gli abbiamo…rotto delle barche.
Maki:
Cosa?
Kenji:
Vedi…c’è un posto, in America, chiamato Pearl Harbor. Lì, gli Americani avevano
tante barche…era un porto.
Maki:
Un po’ come quello del signor Nitsumi?
Kenji:
Sì, ma molto, molto più grande. Te lo immagini?
Maki:
Sì!
Kenji:
Ecco, degli aerei Giapponesi sono arrivati e gli hanno rotto tutte le barche.
Maki:
E perché?
Kenji:
Perché…oh, Maki, con tutti i tuoi perché si arriverebbe alla creazione del
mondo. Adesso vai a mangiare, se no la mamma si arrabbia.
Maki:
Va bene, papà.
Il
piccolo si alza e lascia la stanza.
Kenji
guarda fuori dalla finestra. Degli altri aerei solcano il cielo. E non sono
giapponesi.
Scena
4
Negozio
di Kenji. Int. e
Est. Mattino
Kenji
prendendo dei soldi da una signora che evidentemente ha comprato dei fiori.
Kenji:
Grazie, arrivederci.
Poi
Kenji vede un anziano signore avvicinarsi.
Nagashima:
Buongiorno, Kenji.
Kenji:
Buongiorno, Nagashima. (Breve pausa)
Ha visto, ieri? Che sta succendo, Nagashima? In che guaio si stanno mettendo le
autorità governative?
Nagshima:
Vedi, Kenji, agli Amercani non è piaciuto molto quello che gli abbiamo fatto a
Pearl Harbor. È la loro vendetta.
Kenji:
Che cosa possono farci?
Nagashima:
Secondo i servizi segreti nipponici, stanno progettando un nuovo tipo di bomba.
Kenji:
Che tipo di bomba?
Nagashima:
Non si sa.
Kenji
abbassa lo sguardo, riflette. Non è preoccupato per sé, quanto per la sua
famiglia. Lui, lui è vecchio, ha quasi sessant’anni, non gli importa di
sopravvivere o meno.
Nagashima:
Buongiorno, Kenji (se ne va).
Kenji:
Buongiorno, Nagashima.
Schermo
buio. “Giorni dopo”.
Scena
5
Campi.
Est. Giorno
Cartello:
“Hiroshima. 6 agosto 1945”
Campo
lungo di Kenji che va in bicicletta su una stradina di campagna.
Scena
6
Casa
Kenji. Cucina. Int. Giorno
Yuma
sta cucinando, mentre Maki è fuori in giardino a giocare (lo si intravede da una finestra).
Scena
7
Cielo.
Est. Giorno
Degli
aerei solcano il cielo. All’improvviso da uno di loro cade qualcosa. Una bomba.
La bomba.
Scena
8
Centro
di Hiroshima. Est. Giorno
La
bomba cade. Una deflagrazione, ed è tutto finito. Hiroshima è distrutta.
Scena
9
Campi.
Est. Giorno
Il
vento causato dall’onda d’urto dell’esplosione sbatte Kenji giù dalla bici con
violenza. A terra, vede una casa che sta per cadere. Sotto c’è una donna
incinta.
Kenji,
senza esitare, si alza e corre a salvarla.
Donna:
Aiuto! Aiuto!
Kenji:
Stai tranquilla, ci sono io.
Il
coraggioso fioraio trae la donna in salvo, ma nell’allontanarsi, inciampa. La
casa sta per crollare. Primo piano della donna che si volta. Kenji cerca di rialzarsi.
Ma la casa crolla inesorabilmente, schiacciandogli le gambe. Lo schermo diventa
nero.
Scena
10
Stanza
d’ospedale. Int. Giorno
L’immagine
comincia ad apparire sfumata, segno che Kenji si sta risvegliando. Vicino a lui
c’è un uomo vecchio, sulla sessantina d’anni, ma molto atletico. Indossa un
camice bianco. È il dottor Jeffrey Wilson.
Kenji:(svegliandosi) Ma…che….(vedendo il dottore)…Stai lontano, non ti
avvicinare, yankee!
Jeffrey:
Si calmi, signor Fujimoto.
Kenji:(prende per il bavero Jeffrey) Parla,
stronzo! Come sono arrivato qui….(urla di
dolore)…..aaaaah!
Le mie gambe……..
Jeffrey:
Non lo faccia mai più, signor Fujimoto. È mio spiacevole compito annunciarle
che lei non può più camminare. Ha perso entrambe le gambe, con il crollo della
casa.
Kenjj:
Come….
Jeffrey:
Lei è stato prelevato dalle forze della pace americane e portato qui, al St.
Jules Hospital, California.
Kenji
rimane apparentemente calmo sul letto. Il suo volto tutto storto e quasi
deforme esprime dolore e sofferenza interiore. Cerca di ricordare il disastro.
Kenji:
La…la mia famiglia….loro…(guarda verso
Jeffrey)….stanno bene, non è vero?
Jeffrey
abbassa lo sguardo, incapace di sostenere quello speranzoso del giapponese.
Jeffrey:
Loro…loro…sono tutti morti.(Primo piano
ad avvicinarsi di Kenji, la voce di Jeffrey rimane fuori campo)…l’esplosione
li ha uccisi. Qualunque persona lei conoscesse che si trovava ieri nel centro
di Hiroshima, ora non esiste più. Mi dispiace.
L’americano
mette una mano sulla spalla di Kenji.
Jeffrey:(sussurra) Condoglianze.
Il
dottore si alza e lascia la stanza. Lo si sente parlare con un’infermiera,
fuori campo mentre Kenji riflette tristemente.
Gli
scorrono davanti tutti i ricordi più belli della sua vita. Il volto sorridente
di sua moglie, Maki che giocava in giardino.
Kenji:(sussurra)
Maki….Yuma……
E
poi scoppia in un silenzioso e addolorato pianto.
Scena
11
Ospedale.
Corridoi e poi camera di Kenji. Int.
Giorno
Jeffrey
cammina per il corridoio dell’ospedale, che conduce alla camera di Kenji. È
seguito dal suo assistente, Benjamin.
Benjamin:…tutte
e due le gambe? E come è accaduto?
Jeffrey:
Ha cercato di salvare una donna incinta, la casa stava per crollare. Poi,
tratta in salvo la donna, ha inciampato, e non ha fatto in tempo a rialzarsi.
Così, il crollo della casa gli ha schiacciato le gambe.
Benjamin:
Gli è andata bene.
Jeffrey:
Già. Sarebbe potuto uscirne molto peggio ridotto. Sarebbe potuto morire.
Benjamin:
Proprio così.
I
due arrivano davanti alla porta della camera di Kenji. Il medico si rivolge
all’assistente, guardandolo negli occhi.
Jeffrey:
Ben, quest’ uomo ne ha passate tante. Ed è anche molto irritabile, perciò
lascia parlare me.
Benjamin
annuisce e Jeffey apre la porta.
Jeffrey:
Buongiorno, signor Fujimoto.
Kenji
è disteso sul letto, bocca e occhi aperti, sguardo verso il cielo. Due profonde
occhiaie solcano il suo volto tutto storto e dimagrito.
Jeffrey:
Ha dormito questa notte, signor Fujimoto?
Kenji
non risponde. I suoi pensieri vagano chissà dove. Nei suoi occhi c’è un pauroso
vuoto.
Jeffrey:
Questo è Benjamin Hoover, il mio assistente personale.
Ma
Kenji non risponde più. Negli occhi di Jeffrey si accende qualcosa. Questo
straniero lo incuriosisce. C’è qualcosa in lui per la quale non merita il
triste tiro che il destino gli ha fatto.
Scena
12
Mensa
dell’ospedale. Int. Giorno
Benjamin
e Jeffrey mangiano tranquillamente. Ogni tanto Jeffrey si ferma, come se,
tutt’a un tratto gli fosse passata la fame.
Benjamin:
Che c’è, Jef? Perché non mangi?
Jeffrey:
Quell’uomo…quel Fujimoto…c’è qualcosa di strano in lui. Ha una grande forza
interiore che col tempo deve aver perso, insieme ai suoi cari.
Benjamin:
Ma ce ne sono milioni di persone così in quest’ospedale.
Jeffrey:
Ne deve aver passate tante. Intendo aiutarlo a ritrovare la sua forza. Fai
preparare una sedia a rotelle, per domani.
Detto
questo, il medico si alza e percorre il lungo corridoio che ha davanti.
Scena
13
Camera
di Kenji. Int. Mattino
Kenji
è sdraiato sul letto, e finalmente dorme. Si sentono delle voci, fra cui quelle
di Benjamin e Jeffrey, e dei rumori.
Jeffrey:(v.f.c.)
Lasciate qui, ecco…
Benjamin:(v.f.c.)
Piano…
Kenji
apre gli occhi. Jeffrey e Benjamin sono davanti al suo letto. In mezzo a loro
c’è una sedia a rotelle.
Jeffrey:
Buongiorno, signor Fujimoto. Le presento il mio assistente, Benjamin Hoover.
Kenji:
Che cos’è…quella?(indica la sedia a
rotelle)
Jeffrey:
Questa è l’unica maniera che ha di tornare a muoversi. Avanti, l’aiutiamo.
Kenji:
Dovrete usare il vostro fottuto esercito per smuovermi da qui.
Scena
14
Parco.
Est. Mattino
Il
parco dell’ospedale è una rigogiosa distesa d’erba, con alberi e cespugli
d’ogni genere. Proprio al centro del parco sorge un grande lago.
Mentre
Benjamin spinge la carrozzella con sopra un riluttante Kenji, Jeffrey cammina.
Jeffrey:
Vede, signor Fujimoto, lei ha avuto veramente una gran fortuna. Poteva rimanere
ucciso.
Kenji:
Voi tutti non fate altro che dirmi che ho avuto fortuna, ma se perdere la
propria casa, la città e la propria famiglia significa avere fortuna, allora
significa che voi americani avete una concezione diversa della fortuna da
quella che abbiamo noi in Giappone.
Jeffrey
si ferma.
Jeffrey:
Ben, lasciaci soli, per favore.
Benjamin
ferma la carrozzella e si allontana. Jeffrey si siede sull’erba, per poter
parlare con Kenji.
Jeffrey:
Ascolti, so cosa prova. Anch’io ho perso mia moglie…e anche mio figlio, ancora
prima di poterlo conoscere.
Kenji:
Oh….mi dispiace…non sapevo.
Jeffrey:…vede,
non è questo quello che le volevo dire. Quel che volevo dirle è che…(cerca le parole)…quando perdiamo delle
persone a noi care, è ovvio che ci
sentiamo male…il dolore è inevitabile…ma è giusto che sia così. La loro vita
può essere finita o meno, secondo le credenze religiose…ma quello che conta, è
che la propria vita non è finita, e che bisogna andare avanti anche per
loro…che non ci sono più.
Kenji:
Non è mica tanto facile.
Jeffrey:
Lo so, Kenji, mi creda. Lo so.
D’un
tratto, Jeffrey estrae dalla tasca un libro: è la Bibbia.
Jeffrey:(porgendo il libro) Lo legga. È la storia
di uomo che ha aiutato tante persone. Forse può aiutare anche lei.
Kenji:(più riluttante che mai, lo prende) Non
credo che lo leggerò.
I
due, ad un certo punto, iniziano a scrutare tristemente il lago.
Scena
15
Camera
di Kenji. Int. Mattino
Kenji
sta facendo lentamente colazione. Da fuori della porta, Jeffrey e Benjamin lo
osservano.
Benjamin:
Ha ripreso a mangiare. Stupefacente! Giorni fa sembrava che non avrebbe più
toccato cibo per il resto della sua vita.
Jeffrey:
Già, in qualche modo devo averlo convinto. Ma non ancora del tutto.
Benjamin
è scettico, non crede a quello che il suo amico e mentore ha in mente.
Benjamin:
Jef, avanti, ha perso la sua famiglia ed è diventato paralitico! Come vuoi che
ritrovi la voglia di vivere?! Non resisterà più di un anno credimi.
Jeffrey:
Invece ce la farà, amico. Ce la farà.
Jeffrey
e Benjamin continuano ad osservare Kenji.
Scena
16
Base
militare giapponese. Int. Giorno
Degli
ufficiali sono seduti ad un grande tavolo, dove si trova una cartina geografica
raffigurante Hiroshima. Dei segnalini rossi sono apposti su alcuni punti della
cartina. Un ufficiale, in piedi, indica con una bacchetta dei segnalini.
Ufficiale
1:(in giapponese) La bomba atomica
degli americani ha colpito qui, qui e qui. Case e persone non sono state
risparmiate, ovviamente.
Un
altro ufficiale si rivolge al primo.
Ufficiale
2:(in giapponese) Quante persone
hanno perso la vita, generale Yukani?
Ufficiale
1:(in giapponese) Il numero ufficiale
verrà reso noto alla milizia domani mattina. Ma abbiamo già un elenco di nomi
di persone che ora, signori, non si trovano più in Giappone.
Un
terzo ufficiale prende la parola.
Ufficiale
3:(in giapponese) E dove dunque? Sono
forse stati rapiti dal nemico?
Ufficiale
1:(in giapponese) Qualcosa di simile,
colonnello Mitsuki. Sono stati prelevati e portati in America dalle forze della
pace, affinchè fossero curati e nutriti. Alcuni di loro sono morti durante il
tragitto, altri potrebbero morire in questo preciso istante, signori.
Un
quarto ufficiale si alza in piedi, deciso.
Ufficiale
4:(in giapponese) Bisogna fare
qualcosa! Quella gente ci serve, nel nostro esercito gli uomini iniziano a
scarseggiare!
Ma
il primo ufficiale prosegue, tranquillo. Con un cenno, invita il quarto
ufficiale a sedersi.
Ufficiale
1:(in giapponese) Lei ha
perfettamente ragione. Ho già messo in atto il mio piano. Delle spie ifiltrate
nei maggiori ospedali americani, stanno già controllando chi è stato ricoverato
laggiù. E scoperto dove si trovano, attaccheremo e ci riprenderemo i nostri
uomini.
Tutti
gli ufficiali si alzano in piedi, levando i pugni in aria.
Ufficiali:(in giapponese) Sì!
Scena
17
Camera
d’ospedale. Int. Mattino
Jeffrey
e Benjamin entrano nella camera di un giovane ragazzo giapponese.
Jeffrey:(rassicurante) Buongiorno, Hitoshi. Come
stiamo stamattina?
Hitoshi:
Bene, dottor Wilson, grazie. Buongiorno, signor Hoover.
Benjamin
risponde al saluto con un gesto della mano, sorridendo.
Scena
18
Camera
di Kenji. Int. Mattino
Kenji
sta mangiando lentamente la sua colazione. Ad un certo punto, scorge sul
comodino il libro datogli dal dottor Wilson. Con una smorfia di disgusto, lo
mette nel cassetto del comodino. (Inizia
a scorrere il commento sonoro di Joe Hisaishi)
Scena
19
Corridoi,
camere, camera di Kenji. Int. Mattino
Jeffrey
e Benjamin passano in rassegna le camere di loro competenza, assistendo tutti,
giapponesi o americani che siano.
Intanto,
nella sua camera, Kenji lotta contro la curiosità per quello strano libro che
quello stramaledetto yankee gli ha detto di leggere. Poi, vinto dall’impazienza
di vedere che cosa c’è scritto in quello stramaledetto libro, apre il cassetto
e incomincia a leggerlo.
Scena
20
Camera
di Kenji. Int. Mattino
Kenji
sta leggendo, quando sente che qualcuno sta entrando. Orgoglioso com’è, cerca
di nascondere il libro sotto le coperte. Ma la forma dell’oggetto si intravede
ancora.
Jeffrey
e Benjamin entrano nella camera del fioraio.
Jeffrey:(cordiale) Buongiorno, Kenji. Allora,
come procede la lettura del libro che le ho dato?
Kenji
finge di non capire, rivolgendo al medico uno sguardo a metà fra
l’interrogativo e l’irritato.
Kenji:
Non so di cosa stia parlando!
Ma
Jeffrey vede benissimo gli spigoli del libro sotto la coperta.
Jeffrey:
Suvvia, Kenji, lo vedo benissimo, lì sotto! Poteva nasconderlo meglio!
Kenji,
costretto ad ammettere la “sconfitta”, tira fuori il libro.
Kenji:(mormora, tra i denti) Maledetto yankee.
Jeffrey,
accennando un sorriso soddisfatto, si siede su una sedia lì vicino.
Jeffrey:(a Benjamin, in tono eloquente) Ben,
perché non vai a controllare come procede la terapia della signora Capeshawn?
Benjamin
capisce al volo, ed esce dalla porta.
Benjamin:(uscendo) Oh…sì, vado subito!
Uscito
l’assistente, Jeffrey si gira verso il suo paziente, guardandolo negli occhi.
In quegli occhi, è possibile riconoscere il dolore e la soffrenza che c’è
dentro quell’uomo, il momento di buio totale che ha avuto, al momento
dell’attacco a Hiroshima.
Jeffrey:
Dunque, lei ha letto il libro che le ho dato. Che ne pensa? (Pausa) Sinceramente.
Kenji
esita, non sa come son fatti, questi dottori americani. Vorrebbe mentirgli, ma
ha paura che se ne possa accorgere. Non resta che la verità.
Kenji:
Ecco, vede, dottore…questo tipo…è…è strano, ecco. Insomma…guarire i malati va
bene, ma…questo qui con una sola frase in quella lingua incomprensibile, fa
vedere i cechi e….(sospira)……camminare
i paralitici.
Jeffrey:
Kenji, lei vorrebbe tornare a camminare?
Kenji:(sospira) Sì, dannazione, sì! Lei…lei può
farmi camminare?
Jeffrey:
Vede, Kenji…non le nasconderò che provo una certa simpatìa nei suoi confronti,
quindi sarò onesto con lei. No, lei non può e non potrà mai tornare a
camminare. Come ben sa, lei ha perso entrambe le gambe. Ma c’è un modo perché
lei possa tornare a muoversi.
Kenji
non capisce dove l’americano vuole arrivare.
Kenji:
E qual è?
Jeffrey:
Lo ha già sperimentato, ma purtroppo non l’ha apprezzato: la sedia a rotelle.
So che non è la stessa cosa, ma se vuole tornare a muoversi, e quindi non
rimanere fermo, deve prima muoversi con il cuore e con la mente. Ora glielo
domanderò di nuovo: vuole tornare a muoversi?
Kenji
è deciso, non sa come, ma ora ha capito che quell' uomo che vede lì dinnanzi a
lui non è come gli altri. E decide di fidarsi di lui.
Kenji:
Sì, dottore. Mi dica quel che dovrò fare. Ha la mia fiducia.
Jeffrey
sorride soddisfatto, si alza e mette una mano sulla spalla di Kenji.
Jeffrey:
Grazie. Vedrà che non la deluderò.
Si
gira e fa per uscire. Poi si gira verso Kenji un’ultima volta.
Jeffrey:
Ah, Kenji!
Kenji:
Sì?
Jeffrey:
Da questo momento mi chiami Jef e mi dia del tu.
Kenji:
Anche tu.
Jeffrey
sorride di nuovo ed esce dalla porta.
Kenji,
per la prima volta dopo tanto tempo, sorride anche lui.
Scena
21
Camera
Hitoshi e corridoi. Int. Mattino
(Commento sonoro si interrompe)
Hitoshi,
il ragazzo visitato dai due americani, si alza dal letto, assicurandosi di non
essere visto. Egli è in realtà una spia giapponese infiltrata nell’ospedale.
Appesa
al muro di un corridoio, trova una lista di nomi. Soggettiva di Hitoshi. La
lista scorre tanti nomi, fra cui quello di Kenji. Rientrato nella stanza, il
ragazzo scrive un messaggio, nella sua lingua, su un foglio trovato sul
comodino. Sa dove andare a “spedirlo”. Non dave fare altro che nasconderlo sul
davanzale della finestra. Poi lui fingerà un attacco di stomaco e nella
confusione, altre spie verranno a prelevare il messaggio. Tutto come al solito.
Ma ad un certo punto, un’infermiera bussa alla porta che il ragazzo ha
oculatamente chiuso dopo il controllo. Il messaggio vola via da una finestra
aperta, Hitoshi torna a letto.
Hitoshi:
Avanti!
L’infermiera
entra. Intanto il foglio vola via dalla finestra…
Scena
22
Camera
di Kenji. Int. Mattino
La
finestra è aperta. Una folata di vento scuote Kenji che sta leggendo.
L’infermiera presente nella stanza chiude la finestra.
Infermiera:
Accidenti, che freddo! Roba che le viene un malanno…
Ma
né l’infermiera, né Kenji sanno quant’è pericolosa quella folata di vento che
ha introdotto nella stanza un piccolo foglietto, scritto in giapponese…..
Scena
23
Ospedale.
Corridoi e camere vari. Int. Notte
L’infermiere
di turno sta facendo un giro di ricognizione per controllare che tutto sia a
posto. All’improvviso, una finestra si rompe. Poi un’altra. E poi un’altra
ancora. Le finestre del corridoio incominciano a vomitare uomini, militari che
parlano una lingua incomprensibile, militari dagli occhi a mandorla:
giapponesi.
Un
militare:(in giapponese) Prendeteli
tutti e uccidete chiunque si opporrà, sia americano che giapponese!
Spari,
urla, pianti.
Jeffrey,
di turno, si precipita in corridoio, abbaiando ordini.
Jeffrey:(grida) Le guardie! Chiamate le guardie,
perdìo!
Poi,
lo vede. Vede un militare sfondare a colpi di calcio di fucile la porta del suo
amico.
Preso
da un a rabbia incontenibile, si avventa sul giapponese. Durante la lotta, vede
un carrello da infermiera con degli utensili chirurgici. Con un rapido gesto,
afferra un bisturi e lo affonda ripetutamente nel petto del militare. Il
poveretto cade a terra, sanguinante. Jeffrey non rimane a sincerarsi della
morte dell’avversario. Grida, attraverso i buchi nella porta.
Jeffrey:(grida)
Kenji!?!? Tutto
bene?! Kenji!
Kenji
risponde, da dentro, ben attento a mascherare la sua paura.
Kenji:(v.f.c.) Non pensare a me, yankee, pensa
agli altri!
Ma
Jeffrey non ce la fa a lasciarlo da solo. Rimane davanti alla porta, accoltellando,
e forse uccidendo chiunque provi ad entrare.
All’improvviso,
si sentono degli spari più forti. Le truppe americane!
Militare:(in giapponese) Gli yankees! Ritirata!
Via, via!
I
giapponesi, sapendosi in minoranza, fuggono.
Scena
24
Ospedale.
Gabinetto medico. Int. Alba
Benjamin
sta ultimando le fasciature al braccio di Jeffrey. La sera prima, un giapponese
glielo ha rotto. Jeffrey ha rinunciato al gesso, che vuole lasciare ai malati.
Benjamin:
Come ti senti?
Jeffrey:(sarcastico) Meglio di quando l’ho rotto!
Scena
25
Ospedale.
Corridoi. Int. Alba
Ripresa
dall’alto. Molti feriti sono stipati in corridoio, con relativi infermieri.
Jeffrey
si dirige in tutta fretta verso la camera dell’amico.
Scena
26
Camera
di Kenji. Int. Alba
Il
sole sorgente si vede dalla finestra. Kenji è disteso, con gli occhi aperti,
come una delle prime volte in cui Jeffrey l’ha incontrato.
Jeffrey
rimane un attimo sulla porta, ormai ridotta ad un ammasso di scaglie di legno,
poi si decide.
Jeffrey:
Kenji?
Kenji
si gira verso di lui, quasi lo vedesse per la prima volta.
Kenji: Ciao, yankee. Com’è andata la notte?
Jeffrey:
Male, come vedi!(Mostra il braccio)
Kenji:
Te l’ha fatto un giapponese?
Jeffrey:
Sì.
Un’altra
folata di vento scuote i due.
Kenji:(indica la finestra) Scusa, potresti…
Jeffrey:
Certo.
Jeffrey,
con l’unico braccio utilizzabile, tenta di chiudere la finestra. Ma in terra
trova un biglietto. Vorrebbe sbagliarsi, ma ha proprio il simbolo che avevano i
militari nipponici sulle divise. Scritto a penna, in giapponese. Lo raccoglie,
non visto.
Esce
dalla stanza.
Kenji:
Ci vediamo dopo!
Jeffrey
non risponde.
Scena
27
Gabinetto
medico. Int. Mattino
Un
anziano medico giapponese, legge il biglietto.
Medico:…"urge
attacco imminente". Così è scritto.
Jeffrey
non crede alle parole appena udite.
Con
uno sguardo eloquente, Benjamin invita il medico giapponese a congedarsi, cosa
che fa immediatamente.
Jeffrey
fissa il vuoto davanti a sé.
Jeffrey:(v.f.c., pensiero) Possibile? Possibile
che tutte le idee che avevo su quell’uomo fossero sbagliate? È dunque vero che
i giapponesi sono spietati nemici? Tutta la storia della sua famiglia,
sterminata dalla bomba atomica, è tutta un’invenzione?
Benjamin
mette una mano sulla spalla del mentore.
Scena
28
Camera
di Kenji. Int. Sera
Jeffrey
entra furiosamente. Fissa negli occhi il traditore.
Kenji
osserva l’amico con un sorriso. Destinato, però, a spegnersi.
Jeffrey:(urla) Tu! Tu, schifoso traditore!
Kenji
fissa con sguardo interrogativo il medico.
Jeffrey:
Ti dice niente questo, huh?(Agita il
foglietto davanti a lui) Ti dice niente?
Kenji:
Che cos’è?
Jeffrey:
Inutile negare, vile spia! Ti ho scoperto, maledetto! Tu hai richiamato i
militari qui! Tu hai fatto succedere tutto questo!(Con un gesto della mano, accenna ai feriti in corridoio) E io che
mi fidavo di te, che ti credevo una persona onesta! Mi sono quasi fatto
ammazzare per salvarti il culo!(mostra il
braccio) Bel modo avete voi giapponesi di ringraziare le persone.(Si rivolge a qualcuno, fuori scena)
Entrate!
Due
militari americani fanno il loro ingresso, armati.
Jeffrey:
Ho il piacere di annunciarti che domani alle tre in punto, per ordine del
governatore, sarai giustiziato. Addio!
Jeffrey
esce, girandosi, per non mostrare le lacrime. Un grido lo trattiene.
Kenji:(v.f.c.) E le mie gambe? Come le spieghi?
Jeffrey
prosegue il cammino.
Scena
29
Ospedale.
Gabinetto medico. Int. Giorno
È
il giorno dell’esecuzione. Jeffrey è seduto, a riflettere tristemente. Benjamin
si avvicina.
Benjamin:
E’ ora, Jef.
Jeffrey
non distoglie lo sguardo da terra.
Jeffrey:
Vai tu, Ben. Io non ci riesco.
Silenzio.
Benjamin:
Capisco.(Sussurra, battendo sulla spalla
del medico) Sii forte.
Rumore
fuori campo della porta che si chiude. Primo piano a stringere di Jeffey.
Scena
30
Caserma.
Est. Giorno
Kenji
è seduto sulla sedia a rotelle, davanti al plotone di esecuzione. Unici spettatori,
Benjamin, il Governatore, il direttore dell’ospedale.
Il
fioraio guarda le faccie dei presenti. Lancia a Benjamin uno sguardo
interrogativo. Benjamin scuote la testa. Kenji abbassa la propria.
Scena
31
Ospedale.
Corridoi e camere. Int. Giorno
Jeffrey
sta passando in mezzo ai malati. Si ferma davanti alla camera di Kenji. Rivede sé
stesso e Benjamin a confabulare su Kenji.
A
distogliere l’americano dai suoi pensieri, è un urlo disumano proveniente dalla
camera di Hitoshi. Si precipita a vedere.
Scena
32
Camera
di Hitoshi. Int. Giorno
Jeffrey
apre la porta. Davanti a lui, uno spettacolo raccapricciante: Hitoshi giacente
sul letto con un pugnale giapponese nel cuore. Il lenzuolo e i cuscini sono
insanguinati. A terra giace il fondero, con il simbolo della milizia
giapponese.
Sul
tavolo, dei fogli, scritti in inglese.
Jeffrey
si avvicina, e legge la prima frase.
Jeffrey:
“Oggi un innocente sarà giustiziato per colpa mia.”
Scena
33
Caserma.
Est. Giorno
Il
comandante sta impartendo le istruzioni ai soldati. Kenji aspetta, seduto, la
morte.
Comandante:
Punt’at!
I
soldati gli puntano le armi. Tante piccole bocche che gli diranno una sola
parola: morte.
Comandante:
Mir’at!
Eccolo.
L’ultimo ordine. L’ultimo ordine prima di quella parola fatale, che gli costerà
la vita. Chiude gli occhi. Li riaprirà all’inferno.
Ma
non è la voce del comandante che gli fa riaprire gli occhi. È quella di
Jeffrey.
Jeffrey:(v.f.c.) Fermi!
Tutti
si voltano a guardare il responsabile di quell’ordine.
Jeffrey
è in piedi, con in mano delle pagine. Si avvicina a grandi passi verso il Governatore,
e gli porge le pagine.
Jeffrey:
Legga, Governatore!
Primo
piano del Governatore, che alza gli occhi su Jeffrey. Ha capito.
Scena
34
Parco.
Est. Giorno
Sullo
schermo appare una scritta, prima del campo lungo sul parco:
“E così, Kenji Fujimoto fu liberato, e ritrovò il suo
amico. Hitoshi fu seppellito, giorni dopo, nel parco.”
Kenji
e Jeffrey sono davanti alla tomba di Hitoshi. Jeffrey appoggia dei fiori sulla
medesima. Riamngono un po’ in silenzio.
Kenji:
Jef…
Jeffrey:
Sì?
Kenji:
Non so se quell’uomo del libro esiste, ma se esiste…lo ringrazio.
Jeffrey:
Anch’io, Kenji.
I
due rimangono in silenzio. Dissolvenza. Titoli di coda.
FINE