Alano arlecchino                                                                                                                           Schnautzer

DA SEMPRE SI E' PARLATO DI LORO...LETTERATURA ANTICA

 "Di un cane legato - non guardare il canile" dice un sibillino proverbio sumero.

 Il seguente aneddoto del I sec. d.C., viene riferito a Confucio: Quando morì il cane, Confucio ordinò a Tzu-Kung di seppellirlo. «M'è stato detto che non si deve gettar via una tenda logora, perché potrà servire a seppellire un cavallo; che non si deve gettar via una vecchia calotta di carro, perché potrà servire a seppellire un cane» disse Confucio; «ma io sono povero e non possiedo coperture per carri. Quando scaverai la fossa, mettici una stuoia ad evitare che la sua testa poggi sulla nuda terra!»

Omero (IX sec. a.C)- Odissea XVII - ...quando Argo, il cane, ch'ivi giacea, del paziente Ulisse, la testa, ed ambo sollevò gli orecchi. Nutrillo un giorno di sua man l'eroe, ma come spinto dal suo fato a Troia, poco frutto poté. Bensì condurlo contra i lepri, ed i cervi, e le silvestri capre solea la gioventù robusta. Negletto allor giacea nel molto fimo di muli e buoi sparso alle porte innanzi finché, i poderi a fecondar d'Ulisse, nel togliessero i servi. Ivi il buon cane. di turpi zecche pien, corcato stava. Com'egli vide il suo signor più presso, e benché tra que' cenci, il riconobbe, squassò la coda festeggiando, ed ambe le orecchie, che drizzate avea da prima, cader lasciò; ma incontro al suo signore muover, siccome un dì, gli fu disdetto. Ulisse, riguardatolo, s'asterse con man furtiva dalla guancia il pianto, calandosi da Eumèo, cui disse tosto: «Eumèo, quale stupor! Nel fimo giace cotesto, che a me par cane sì bello [...]». Ed Argo, - il fido can, poscia che visto ebbe, dopo dieci anni e dieci, Ulisse, gli occhi nel sonno della morte chiuse.

Esiodo (VIII sec.a.C. - Teogonia - I figli di Echidna e Tifone Con lei, fanciulla dal vivido sguardo, dicono che si congiunse in amorosi amplessi il terribile, il tracotante, l'iniquo Tifone; ed essa incintasi, partorì figli feroci. Prima generò Orto, il cane di Erione; il suo secondo parto fu l'invincibile, nefando, voracissimo Cerbero, il cane di Ades...

Archiloco attr. (VII sec. a.C.) Contro Licambe E spossato,con ansia della riva tu rimanga a ciglio del frangente, nel freddo, stridendo i denti, come un cane, riverso sulla bocca.

Esopo /VI sec. a. C.) Favole: IL cane invitato a pranzo - Un tale stava preparando un banchetto per invitare un suo intimo amico. Il suo cane andò a chiamare un altro cane e gli disse: «Amico mio, vieni qui a pranzo con me». Quello venne e si arrestò tutto giubilante a contemplare il gran banchetto, esclamando in cuor suo; «Capperi! Che razza di fortuna inaspettata mi compare improvvisamente davanti agli occhi! Ora mangio e mi riempio fino alla nausea, in modo da non aver più fame per tutto domani». Mentre il cane così parlava tra sè e sè e intanto dimenava la coda, pieno di fiducia nel suo amico com'era, il cuoco notò quella coda che andava in qua e in là, e afferratone il proprietario per le zampe, lo scaraventò immediatamente fuori dalla finestra. Il cane se ne tornò indietro, allontanandosi con grandi guaiti. Uno dei cani che incontrò sulla sua strada gli chiese: «Come è andato il pranzo, caro?».«Oh», rispose lui, «a forza di bere mi sono talmente ubriacato, che non so nemmeno io dove son passato per uscire».

I lupi e i cani in guerra tra loro - Tra i lupi e i cani scoppiò un giorno la guerra, e i cani scelsero a comandare le loro forze un cane greco. Questo continuava a temporeggiare dinanzi alla battaglia, e i lupi facevano grandi millanterie di ciò. Ma egli disse loro: «Sapete perché io vado coi piedi di piombo? Perché, prima d'agire, bisogna sempre riflettere. Voi siete tutti d'una stessa razza e di uno stesso colore, mentre i nostri sono diversi di costumi e fieri delle loro diverse patrie. Ma se non hanno nemmeno un colore solo e uguale per tutti! Ce n'è di neri e di rossi, di bianchi e di cenerini. Come potrei portarli in guerra, se sono così discordi e differenti?»

Tito Lucrezio Caro (98-55 a.C.)

La Natura
Ed anche i cani da caccia,
nel loro placido sonno,
pure, talvolta, ad un tratto,
muovon le zampe,
ad un tratto danno i latrati
ed annusano e riannusano l'aria
quasi in quell'attimo avessero
subdorata la traccia,
e ridestandosi, spesso
inseguon forme di cervi
che non esistono, come
se li vedessero in fuga,
fintantoché, disillusi,
poi, non rientrano in sé.
Invece i cani domestici,
più mansueti di razza,
si danno a scuotere il corpo
e a sollevarsi da terra,
quasi vedessero facce
e genti non conosciute...

Altra documentazione letteraria 

"Cosa ne sai dell'amore finché non hai guardato negli occhi il cane che ami?" (Endre Aby - poeta)

"Chi non ha mai posseduto un cane non può sapere che cosa significhi essere amato"  (Schopenhauer) 

"Il cane è nostro amico, il gatto nostro ospite"

"Il mondo sussiste per l'intelligenza dei cani" (Vendibab)

"I cani sono cosmopoliti:  "I cittadini del mondo" (Gayot)

«I cani amano gli amici e mordono i nemici, a differenza degli esseri umani, che sono incapaci di amore puro e devono sempre mescolare amore e odio nelle loro relazioni» (Freud)

La sua storia    La sua razza    Letteratura    HOME    Poesie    Prosa    Cronaca