L'ALTRO TERRORISMO

di Paolo Barnard e Giorgio Fornoni

Puntata del 23 settembre 2003 Ore 20:50 - Rai 3

 

AUTORE

D - Mr Mac Michael, i governi americani sono mai stati terroristi? Hanno mai sostenuto il terrorismo?

 

DAVID MAC MICHAEL - ex agente della CIA, zona operativa Centro America.

Si, lo sono stati e lo hanno fatto.

 

D - La sua risposta è sì?

 

DAVID MAC MICHAEL - ex agente della CIA, zona operativa Centro America.

Sì, lo hanno fatto.

 

D - Possiamo dunque dedurne che questa nazione possa essere chiamata uno stato canaglia?

 

DAVID MAC MICHAEL - ex agente della CIA, zona operativa Centro America.

Secondo la definizione che ne dà la presente amministrazione americana, penso che sì, gli Stati Uniti possano essere definiti uno Stato Canaglia.

 

IN STUDIO MILENA GABANELLI

Un’affermazione grave, a carico del Paese che, insieme a Gran Bretagna e Russia oggi guida la guerra al terrorismo, una guerra giusta. Per vincerla occorrerebbe l’autorevolezza morale di riconoscere e perseguire tutti i terrorismi. Ora, questi Paesi lo fanno? Un argomento difficile che affronteremo solo sulla base di documenti ufficiali che abbiamo cercato e trovato negli archivi di Stato. Prima però entriamo nell’incidente di Bhopal, in India, cosa è successo dentro la fabbrica di pesticidi la notte del 2 dicembre del 1984? La parola a Marco Paolini.

 

Monologo con Marco Paolini dal titolo: “Bhopal 2 dic. ‘84”

 

IN STUDIO MILENA GABANELLI

Grazie a Marco Paolini per il drammatico e preciso resoconto di un incidente e di un’ingiustizia. Ma gli orrori che avvengono o si compiono lontano da noi non esistono. Gli Stati Uniti. Non esiste un paese al mondo nel quale la libertà sia applicata in modo così esteso e la parola “legge” abbia un valore così profondo.

Un paese credibile, così è e così appare e poi…c’è anche quello che non appare.

Paolo Barnard e Giorgio Fornoni

 

Immagini di repertorio: discorso del presidente Bush allo State of the Union del 2002:

 

“Finché le nazioni ospiteranno i terroristi, la libertà sarà in pericolo.”

 

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Bush dice: Finché le nazioni ospiteranno i terroristi, la libertà sarà in pericolo. Gli Stati Uniti ospitano e proteggono terroristi. Questa è Miami, questa è New York.

(L’autore si avvicina a una casa di Miami in piena notte)

Forse questa è la casa di Orlando Bosch.

A Miami mi ero messo alla caccia di Orlando Bosch, uno spietato terrorista, almeno secondo l'FBI. Le sue vittime furono cittadini americani o cubani accusati di sostenere l'odiato Fidel Castro. Il Dipartimento di Giustizia americano sostiene che Bosch fu implicato in attentati dinamitardi contro uffici e ambasciate, sequestri di persona, tentativi di omicidio, nell'affondamento di navi e nell'abbattimento di aerei. E' il principale indiziato per l'abbattimento nel 1976 di un aereo civile cubano con la morte di tutti i passeggeri a bordo e fu persino indagato per l'assassinio del presidente Kennedy. Dai documenti del Dipartimento di Giustizia e dell'FBI:

 

Documento:

"Per trent'anni Bosch ha propugnato la violenza terrorista in modo risoluto e senza cedimenti. Ha minacciato e portato a termine attacchi terroristici contro numerosi bersagli...Le sua azioni sono state quelle di un terrorista indifferente alle leggi e alla decenza umana, che ha inflitto violenza senza considerazione alcuna per l'identità delle sue vittime."

 

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Trovarlo è stata un'impresa non facile, in una ridda di contatti e indirizzi andati a vuoto, ma poi alla fine…

 

(Autore suona alla porta di casa di Bosh)

 

Autore: Hallo.. (Salve)

(Senza aprire la porta) moglie di Bosh: Who is it..? (Chi è?)

 

Autore: My name is Paolo Barnard, I'm looking for Mr Orlando Bosch.. (Mi chiamo Paolo Barnard, sto cercando Orlando Bosch)

 

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E' la moglie che risponde ma non apre la porta. Dice che Bosch non c'è, poi dice che è all'ospedale, poi che non sa se torna.... Bosch mi sfugge, non aprirà più la porta di casa nonostante i miei ripetuti appostamenti, poi una mattina sparisce, i vicini di casa lo hanno visto partire all'alba.

 

Vicini di casa: Lei è un investigatore privato?

 

Autore: No, no, sono un giornalista.

 

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Max Lesnik vive, o meglio è ancora vivo per miracolo, a Miami. Bosch e compagni hanno tentato di ammazzarlo 12 volte, con 12 bombe. Perché?

 

MAX LESNIK – Giornalista Miami

Perché sono stato direttore della rivista Replica che invocava la riconciliazione fra Cuba e Washington. I terroristi del clan di Bosch nel periodo compreso fra il 1984 e il 1987 piazzarono 12 bombe nei miei uffici, nel tentativo di uccidere me e la mia pubblicazione.

 

AUTORE

Torniamo ai documenti. Nel 1989 il Dipartimento di Giustizia aveva deciso con chiarezza: Orlando Bosch andava espulso dall'America. Ma allora perché un terrorista così pericoloso è ancora libero e tranquillo nella sua casa di Miami?

 

MAX LESNIK – Giornalista Miami

E' risaputo che questi terroristi avevano mire collimanti con quelle di diversi governi americani, e infatti furono usati nelle operazioni sporche che Washington portava avanti in Nicaragua, Salvador o Cuba. Si può dire che costoro erano l'espressione del terrorismo coperto delle amministrazioni americane.

 

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Orlando Bosch e il suo terrore vengono ufficialmente perdonati dal Presidente Bush senior nel 1991, e lo scandalo non sfugge alla stampa americana.

 

Immagini articolo sul New York times titolato “Il caso Bosch violenta la giustizia”

 

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New York. Sono sulle tracce di Emmanuel Constant, ex leader delle squadre della morte di Haiti, chiamate FRAPH, responsabili di crimini che collimano con la definizione di terrorismo dell'FBI. Constant, fuggito da Haiti, vive oggi libero a New York, nel quartiere di Queens, ma si muove perennemente da casa a casa per timore dei giornalisti e di chi lo vorrebbe processato. Gli indirizzi che ottengo sono tutti obsoleti, e alla fine trovo solo il suo numero di cellulare, sempre inattivo.

Amnesty International lo ha incluso nel suo rapporto intitolato "Stati Uniti d'America, il rifugio dei torturatori", e questo dissero di lui le massime autorità di Washington.

 

Documento del Dipartimento Immigrazione USA:

"Il Segretario di Stato americano ha decretato che la presenza del signor Constant negli Stati Uniti è gravemente contraria ad essenziali obiettivi di politica estera. Il governo americano ha concluso che il FRAPH è una organizzazione illegittima i cui membri furono responsabili di molte violazioni dei diritti umani ad Haiti. Come loro leader, il signor Constant è stato accusato di condotta abominevole e notoria. Egli dovrebbe rispondere di queste accuse di fronte al governo democratico di Haiti."

 

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Un tribunale haitiano lo aveva infatti condannato all'ergastolo in contumacia, ma nonostante questo e l'ordine di espulsione che abbiamo visto, Emmanuel Constant rimane libero a New York. Amensty International avanza una ipotesi sui motivi: che Constant mentre ammazzava e mutilava persone ad Haiti fosse sul libro paga della CIA. Ma la cosa che più colpisce è questa: (immagini attentato Torri Gemmelle di New York). E' la fine di settembre del 2001, l'America aggredita dal terrorista Bin Laden ne chiede l'estradizione dall'Afghanistan. L'Afghanistan tergiversa, Washington lo bombarda a tappeto. Ma negli stessi giorni sul New York Times appariva questa notizia:

 

DA UN ARTICOLO DEL NEW YORK TIMES:

"Il presidente di Haiti, Jean Bertrand Aristide, chiede con urgenza agli Stati Uniti l'estradizione di Emmanuel Constant, che vive a New York."

 

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Gli Stati Uniti ignorarono la richiesta e il terrorista di Haiti rimane impunito e protetto.

 

NOAM CHOMSKY - Prof. MIT - Boston

Se vogliamo essere minimamente onesti, se vogliamo avere almeno uno straccio di moralità, dobbiamo applicare a noi stessi la legge che pretendiamo venga applicata agli altri. Se non siamo disposti a fare questo tanto vale che abbandoniamo ogni pretesa di distinguere il bene dal male.

 

IN STUDIO MILENA GABANELLI

Non è mai esistito un Paese, nemmeno il più liberale e democratico che non abbia intrattenuto, per convenienza o necessità, rapporti, diciamo, “amichevoli” con terroristi o Paesi governati da feroci dittature. Qui però, dobbiamo ribadire, stiamo parlando del Paese che ha dichiarato guerra al terrorismo su cui grava l’accusa di essere lui stesso un paese terrorista. E’ un’accusa fondata?

Agli Stati Uniti è stato accordato davanti al mondo un ruolo sovrano fra Stati sovrani. Sono di fatto i garanti e tutori dell’ordine mondiale . Un credito di cui tutto il mondo sente il bisogno. E’ dal dopoguerra che gli Stati Uniti sono i più accesi difensori dei principi di democrazia e dei diritti fondamentali dell’uomo, ed è anche il motivo per il quale oggi guidano la guerra al terrorismo, e in questa chiave va letto tutto quello che questa sera vi proponiamo.

 

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Anno 1986, Corte Internazionale di Giustizia all'Aia. Dopo due anni di dibattimenti, i giudici del cosiddetto tribunale mondiale emettono una sentenza storica: gli Stati Uniti d'America sono colpevoli di terrorismo ai danni del piccolo stato del Nicaragua. Nella sentenza si accusa Washington di "uso - illegale - della forza", e non solo, che nella terminologia giuridico internazionale significa terrorismo. Fra l'altro anche l' FBI americana impiega le stesse parole nella sua definizione ufficiale di terrorismo : "uso - illegale - della forza".

Ma cosa era accaduto in Nicaragua?

 

NOAM CHOMSKY – Prof. MIT - Boston

Nel 1981 gli Stati Uniti lanciarono contro i civili del Nicaragua degli attacchi terroristici sia diretti che indiretti, spedendo laggiù le squadre della morte chiamate Contras. Il Nicaragua non reagì come fa oggi l'America, non bombardò Washington. Al contrario, denunciò gli Stati Uniti presso la Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia.

 

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Gli attacchi terroristici contro il Nicaragua, ordinati dall'amministrazione dell'allora presidente Reagan, miravano a rovesciare il governo nicaraguense accusato di essere un pericoloso bastione del comunismo. Messa di fronte al giudizio della più alta corte mondiale, Washington si rifiutò di presentare la propria difesa.

 

NOAM CHOMSKY – Prof. MIT - Boston

Gli Stati Uniti reagirono alla sentenza ignorandola, e non solo, il Congresso aumentò i finanziamenti alle squadre della morte dei Contras e il generale Galwin gli diede l'ordine di attaccare i target cosiddetti "soffici" del Nicaragua, e cioè uccidere giudici e amministratori.

 

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Ecco le prove. Questo è il manuale operativo americano per i Contras, le squadre della morte finanziate da Washington e spedite in Nicaragua. Vi si insegnano tecniche di terrore implicito ed esplicito, e nel paragrafo sull'uso selettivo della violenza si contempla l'assassinio di giudici, piccoli allevatori, poliziotti e amministratori statali.

 

DAVID MAC MICHAEL - ex agente della CIA, zona operativa Centro America.

Gli atti più noti di terrorismo americano in Nicaragua, furono il bombardamento del deposito petrolifero di Corinto nel 1983, poi minammo diversi porti civili nel tentativo di mettere in ginocchio il paese economicamente, e infine ci infiltrammo lungo la frontiera con l'Honduras e assassinammo diversi funzionari civili del governo nicaraguense, fra cui medici, insegnanti, sindacalisti. Per queste ultime azioni ci servimmo di agenti addestrati e pagati da noi che erano noti col nome di Contras.

 

IN STUDIO MILENA GABANELLI

E’ un pugno nello stomaco, perché conosciamo bene il terrorismo dei nostri nemici, lo condanniamo e lo combattiamo, mentre il nostro non lo conosciamo. Ma cosa intendiamo noi per terrorismo? La definizione che ne dà l’FBI è la seguente: “il terrorismo è l’uso illegale della forza e della violenza contro persone o proprietà a fini intimidatori o coercitivi nei confronti di un governo, della popolazione civile o di ogni loro parte per l’ottenimento di obiettivi politici o sociali.”

E allora proviamo a ripassare un po’ di storia, quella che non è ancora arrivata sui libri di scuola.

 

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E' l'autunno del 1965, in Indonesia un colpo di stato militare porta al potere il genenerale Suharto. A quel tempo la forza politica maggiore nel paese era il PKI, Partito Comunista d'Indonesa, con un sostegno di massa fra i contadini di quell'immenso arcipelago. Stati Uniti e Gran Bretagna temevano che il PKI si potesse imporre trasformando l'Indonesia e le sue ricche risorse in un bastione anti occidentale. Suharto si fece subito carico dell'abolizione del partito comunista, un'abolizione non politica, fisica.

Nello spazio di pochi mesi l'esercito di Suharto, affiancato da bande di estremisti musulmani, massacrò da un milione a due milioni di esseri umani, nessuno sa con precisione, un olocausto della cui brutalità sia gli americani che gli inglesi furono prontamente informati. Nei documenti segreti delle ambasciate di Londra e Washington a Jakarta si legge:

 

Documento di Stato:

"Gli uomini e le donne del PKI vengono giustiziati in grandi numeri. Sembra che dapprima gli offrano un coltello per uccidersi, al rifiuto vengono ammazzati con un colpo alla schiena. La gente che viene così trattata sono persone comuni, spesso nulla più che contadini spaventati che non sanno come rispondere alle bande di assassini assetati di violenza."

 

AUTORE

L'ambasciata americana scrive:

Documento di Stato:

"Si stimano a Bali già 80.000 morti.... le stragi continuano e non se ne vede la fine."

 

NOAM CHOMSKY – Prof. MIT - Boston

Gli americani sapevano e applaudirono! La stampa si profuse in lodi sperticate. Il New York Times scrisse di Suharto " è un raggio di luce in Asia", News Week dichiarò "è la speranza là dove non ve n'era", l'Economist lo descrisse come "un moderato dal cuore benevolo". E' ovvio, per noi stava facendo cose meravigliose, stava massacrando un oceano di persone e distruggendo l'unico partito con sostegno di massa nel paese per aprire i mercati indonesiani agli investimenti occidentali.

 

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Il governo di Londra non fu da meno, come testimonia lo storico londinese Mark Curtis, autore di un noto e controverso volume sul terrorismo di stato britannico.

 

MARK CURTIS – Storico Royal Institute of International Affairs - Londra

La verità su quella pagina orrenda di storia è tenuta ben nascosta: l'Inghilterra appoggiò con entusiasmo il massacro di più di un milione di persone in Indonesia. In particolare Londra e Washington si fecero in quattro per condurre operazioni coperte di sostegno militare e per rassicurare l'esercito di Jakarta che non sarebbero intervenuti in alcun modo.

 

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Nei documenti riservati americani e inglesi dell'epoca si legge:

 

Documento di Stato:

"Il Comandante in Capo britannico pensa che l'idea sia meritevole e che potrà assicurare che l'esercito indonesiano non venga distratto da quello che noi consideriamo un compito necessario."

 

Documento di Stato:

"E' stato detto chiaramente che sia l'ambasciata americana che il governo degli Stati Uniti condividono e ammirano, quello che l'esercito sta facendo."

 

Documento di Stato:

"Ci sembra da qui che la campagna militare indonesiana per distruggere il PKI proceda veloce e liscia come l'olio!.... Potrebbe essere che le cose si sviluppino con tale rapidità che fra poche settimane ci potremmo ritrovare con la situazione che abbiamo sperato."

 

AUTORE

L'ambasciatore inglese Sir Andrew Gilchrist commentò:

 

Documento di Stato:

"Non vi ho mai nascosto la mia convinzione che "qualche fucilata" in Indonesia fosse la condizione essenziale per un cambiamento effettivo."

 

AUTORE

Washington andò oltre: organizzò operazioni segrete per armare Suharto.

 

Documento di Stato:

"Nel frattempo potremmo considerare la disponibilità di armi leggere, meglio se non americane, che loro possono ottenere senza l'aperto coinvolgimento del governo americano. Potremo fornire assistenza segreta all'esercito per l'acquisto di armi."

 

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E tutto questo perché?

 

MARK PHYTHIAN – Relazioni Internazionali Univ. Wolverhampton, GB

La Gran Bretagna aveva gli occhi puntati sui commerci con l'Indonesia e sugli investimenti, al punto che l'allora ministro degli Esteri Sir Michael Stewart scrisse parole chiare sul grande potenziale da sfruttare per gli esportatori inglesi una volta che la situazione politica si fosse stabilizzata.

 

Documento di Stato:

"Se un giorno ci sarà un accordo con l'Indonesia, cosa che spero, credo che noi dovremo prendere parte attiva e assicurarci una fetta della torta da spartire."

 

IN STUDIO MILENA GABANELLI

Ma gli interessi inglesi e americani dove cominciano e dove finiscono? Andiamo dall’altra parte del mondo, in centro America, dove le dittature militari sono state protagoniste per 30 anni di una complicata storia del terrore su larga scala, appoggiata e finanziata dagli Stati Uniti.

Anche qui la ragione che ufficialmente legittimava Washington era il pericolo per l’avanzata comunista. L’alto funzionario David McMichael era responsabile delle stime politiche della CIA per l’emisfero occidentale.

 

DAVID MAC MICHAEL - ex agente della CIA, zona operativa Centro America.

Alla CIA non abbiamo mai creduto che l'America latina potesse divenire un blocco comunista in stile est europeo. Quello che si temeva era che le nazioni latino americane potessero usare l'appoggio dell'URSS per portare avanti programmi politici e sociali che erano contrari agli interessi di Washington.

 

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Peter Kornbluh è uno dei più stimati politologi d'America, e lavora presso la George Washington University. E' esperto dell’America latina e nel suo ultimo libro, Il dossier Pinochet, approfondisce, fra l'altro, proprio il tema della presunta minaccia comunista in quell'area.

 

PETER KORNBLUH - Politologo george Washington Univ. Washington

Lasci che le racconti la storia di come Nixon convinse la CIA a fomentare i disordini in Cile dopo la vittoria del socialista Allende. Pubblicamente dichiarò di voler fermare l'infezione comunista, ma i documenti di stato riportano che in privato Nixon dichiarò al Consiglio di Sicurezza Nazionale che Allende avrebbe portato nel mondo un modello politico di successo, un modello antagonista agli interessi americani e dunque da distruggere.

 

AUTORE

Dal 1962, Cuba e la sua popolazione civile entrano nel mirino di Washington. Negli archivi segreti americani si legge:

 

Documento di Stato:

"Top secret. I Capi di Stato Maggiore dell'esercito:

 

Potremmo fare esplodere una nave americana a Guantanamo e incolpare Cuba. Si potrebbe organizzare una falsa campagna terroristica comunista a Miami o persino a Washington, che deve colpire i rifugiati cubani . Potremmo affondare una barca piena di rifugiati cubani, oppure incoraggiare i tentativi di omicidio contro i rifugiati cubani negli Stati Uniti."

 

Documento di Stato:

"Operazione Mongoose... abbiamo discusso se minare le acque cubane.... E' stato detto che sono disponibili mine americane non riconoscibili.... potremmo farle piazzare da Cubani.

 

Documento di Stato:

"Operazione Break up: causare incidenti a navi, aerei o veicoli cubani usando sostanze corrosive."

 

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La contro-insurrezione divenne la parola d'ordine sia per l'America che per le dittature da lei appoggiate, o meglio, divenne un passpartout che giustificava qualsiasi efferatezza. Dal Guatemala, all'Honduras, dal Cile al Paraguay il terrorismo di stato non ebbe limiti. E dal Guatemala arriva un documento di straordinario valore storico: è il disperato appello che il diplomatico americano Viron Vaky spedisce ai suoi superiori nel marzo del 1968, un atto di accusa contro la complicità del suo paese col terrorismo di quegli anni.

 

Documento di Stato:

"La gente viene uccisa o scompare sulle basi di semplici accuse.... gli interrogatori sono brutali, usano la tortura e mutilano i corpi.... Noi abbiamo tollerato la contro insurrezione, l'abbiamo incoraggiata e benedetta.... Siamo talmente ossessionati dalla paura delle insurrezioni che ci siamo sbarazzati di ogni remora.... E così l'omicidio, la tortura e le mutilazioni sono giusti se sono i nostri alleati a farlo e se le vittime sono comunisti....Ma è possibile che una nazione così fedele alla legalità possa così facilmente acconsentire a queste tattiche terroriste?"

 

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Nel nome della contro-insurrezione Washington impiegò i seguenti strumenti: passarono alla giunta militare del Guatemala una lista di persone da assassinare , dove si legge:

 

Documento di Stato:

"Selezione di individui per l'eliminazione da parte della Giunta militare"

"Categoria 1 - Persone da eliminare attraverso azione esecutiva."

 

AUTORE

Queste pagine, oggi cancellate dai servizi americani, contenevano i nomi dei condannati.

Pubblicarono un manuale per assassini, che dichiara:

 

Documento di Stato:

"E' raro che si possa mantenere una coscienza pulita nell'assassinare qualcuno. Chi è deboluccio di coscienza è meglio che neppure ci provi."

"Fra le tecniche: un incendio può causare la morte del soggetto, se lo si droga e lo si lascia a bruciare nella casa. Ma non è un metodo affidabile, a meno che la casa non sia isolata e altamente infiammabile."

 

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E il manuale per interrogatori Kubark, che sarà usato per decenni, e dove gli Stati Uniti insegnano apertamente la tortura:

 

Documento di Stato:

"Per gli interrogatori coercitivi, va richiesta approvazione da parte del Quartiere Generale nelle seguenti circostanze: 1) Se si deve infliggere dolore fisico; 2) se strumenti medici, chimici o elettrici devono essere usati per indurre obbedienza."

"Le principali tecniche coercitive sono: l'arresto, la detenzione, la deprivazione sensoriale, le minacce, la paura, la debilitazione, il dolore, la suggestione, l'ipnosi e le droghe."

 

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Il Salvador ha vissuto episodi di terrorismo di stato di una crudeltà particolare, e anche qui si parlò molto dell'America.

 

SUOR TERESA ALEXANDER - Ordine Sorelle Maryknoll, San Salvador

Qui è dove trovammo i corpi delle quattro sorelle, presente era anche l'ambasciatore americano White. Allora c'erano solo dei cespugli e del filo spinato aggrovigliati, e loro erano state scaricate lì.

 

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Due Dicembre 1980, quattro suore americane missionarie in Salvador vengono rapite dall'esercito della giunta militare e trucidate. Suor Teresa Alexander era con loro quel giorno, si salvò solo perché arrivò in ritardo all'appuntamento con le altre. Il ritrovamento dei corpi malcelati fece scalpore e ci si chiese il perché di tale atrocità. Suor Teresa mi porta oggi sul luogo del delitto e risponde a quella domanda.

 

SUOR TERESA ALEXANDER - Ordine Sorelle Maryknoll, San Salvador

Noi portavamo un messaggio di libertà, ma soprattutto eravamo le uniche a portare negli Stati Uniti le notizie di quello che veramente stava accadendo in Salvador. La verità non veniva raccontata agli americani, noi denunciavamo in particolare le sparizioni, i massacri di preti, di uomini e di donne.

 

AUTORE

All'arrivo della notizia, l'amministrazione Reagan finge di indignarsi, e sospende gli aiuti al Salvador. Ma questo documento del Congresso dimostra al contrario che gli aiuti economici ai terroristi di stato salvadoregni, agli assassini delle quattro suore, verranno ristabiliti dopo 12 giorni, quelli militari dopo appena un mese.

 

SUOR TERESA ALEXANDER - Ordine Sorelle Maryknoll, San Salvador

Una delle sorelle massacrate mi disse che suo padre negli Stati Uniti fabbricava gli elicotteri militari che poi lei stessa vedeva volare qui. Andò persino dall'Ambasciatore Wright a denunciare questa cosa, ma lui stentava a crederle.

 

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Undici dicembre 1981, villaggio di El Mozote, provincia di Morazàn, El Salvador. Un corpo d'elite dell'esercito salvadoregno, il battaglione Atlacatl, circonda le abitazioni. Gli abitanti sono separati in gruppi, uomini, donne e bambini. Lo sterminio inizia dagli uomini, poi le donne e poi i bambini, questi ultimi uccisi dentro la chiesa a fucilate e coltellate come agnelli in gabbia. Alla fine la strage conterà quasi 1.200 morti, tutti civili inermi. Il battaglione Atlacatl lascerà la sua firma.

 

CARTELLO LASCIATO SU UN MURO DAL BATTAGLIONE ATLACATL:

"Qui è stato il battaglione Atlacatl, il padre dei sovversivi, seconda compagnia. Avete fatto una cagata, figli di puttana. Se avete bisogno di palle chiedetele per corrispondenza al battaglione Atlacatl.”

 

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Santiago Consalvi, giornalista dell'allora clandestina radio Venceremos, ha memoria di come la scena si presentò ai primi testimoni alcune settimane dopo.

 

SANTIAGO CONSALVI – Giornalista San Salvador

Fui uno di primi ad arrivare a El Mozote pochi giorni dopo l'eccidio, quando se ne rumoreggiava ma si stentava a crederci. Quello che vidi fu una scena dantesca. Contammo i corpi di 400 bambini massacrati, cadaveri ovunque, braccia mozzate, un odore rivoltante. Alcuni resti umani erano anche bruciati, perché l'esercito diede fuoco alle case prima di lasciare il posto.

 

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La gente che vive qui oggi a El Mozote ovviamente non ha ricordi del massacro, perché ha ripopolato il villaggio solo molti anni dopo, nel 1993, eccetto una persona, che ricorda tutto perché vide tutto.

Si chiama Rufina Amaya, è l'unico essere umano sopravvissuto all'eccidio, e oggi vive a pochi chilometri da El Mozote. Rufina perse tre figli nel massacro, di cui il più piccolo ancora lattante. Ci riporta a El Mozote, ma non senza difficoltà, perché di mezzo ci si mette una frana e pure un acquazzone tropicale. Ma alla fine ci arriviamo.

 

RUFINA AMAYA – Sopravvissuta a El Mozote

I militari arrivarono alle 6 del pomeriggio. Le donne furono subito portate in due case diverse, quella di Alfredo Marques e quella di Benita Dias, mentre gli uomini furono portati in chiesa. Poi la mattina seguente arrivò un elicottero e iniziarono a torturare gli uomini. A mezzogiorno cominciarono con le donne e lì iniziò la strage.

Le donne venivano uccise a gruppi. Io avevo i miei tre figli intorno, tra cui una bimba che ancora allattavo, mi strapparono i figli, e così alle altre. Nella confusione mi nascosi fra i cespugli, ma sentivo i bambini urlare e anche i miei bambini mi chiamavano.... i bambini chiamavano le madri...i miei figli mi urlavano "mammina difendici…ci uccidono con dei coltelli e con le pallottole", ma non potevo fare nulla. Mi inginocchiai e chiesi aiuto a Dio, che mi perdonasse o mi salvasse.

Non resistetti alle urla dei bambini e all'una di notte uscii, mentre nel frattempo i soldati avevano dato fuoco alle case. Mi trovai fra il bestiame e i cani che si erano rifugiati di fianco a un fuoco, e mi nascosi fra di loro a gattoni, mentre continuavo a sentire gli urli dei bambini.

Io pregavo continuamente proprio per non piangere perché mi avrebbero sentita e allora feci un buco nella terra.... ci ficcai la testa e scoppiai a piangere.

 

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I terroristi del battaglione Atlacatl, gli uomini capaci di fare questo a 400 bambini e a 800 civili inermi, ebbero un sostegno diretto, ripetuto e consapevole proprio dalla nazione che oggi si è posta alla guida della guerra al terrorismo. Le prove nei documenti di stato americani. L'eccidio, lo ricordiamo, avveniva nel dicembre del 1981.

 

Documento di Stato:

"Dal Sotto Segretario alla Difesa, all'Onorevole John Joseph Moakley"

"Il battaglione Atlacatl fu in effetti addestrato dai militari degli Stati Uniti nel 1981. Furono addestrati un totale di 1383 soldati. L'addestramento fu condotto nel Salvador."

 

AUTORE

La strage di El Mozote divenne di dominio pubblico nel giro di pochi mesi, ma nonostante ciò l'appoggio americano ai terroristi dell'Atlacatl non cesserà e durerà per altri 8 anni, fino al 1989 quando l'Atlacatl firmerà un'altra strage.