RIFUGIO PORTA

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Economia e lavoro

L’assetto della regione è condizionato, sul piano economico, da una presenza come quella lecchese che evidentemente estende a sua influenza nel circondano al punto da trasformarlo nella propria periferia. Una periferia anomala, ben inteso, limitata dalla morfologia e dalla povertà della rete stradale, e nello stesso tempo rinvigorita e vivacizzata dalle sue buone potenzialità turistiche. L’attività prevalente è quella tradizionale metallurgica, di produzione e prima trasformazione dei metalli, che copre quasi un terzo dei posti di lavoro della zona. Il suo ridotto in termini di attività metalmeccanica fine è pure importante. La zona industriale è collocata nella parte interna della conca, a monte dell’asse ferroviario. Non sono però rare piccole e medie aziende lungo gli assi di penetrazione valiva e ad Abbadia.

L’attività tessile, in particolare il setificio, antico vanto e fonte di ricchezza fino all’inizio del secolo, è quasi totalmente scomparsa. La stessa sorte è toccata all’attività estrattiva, ridotta a qualche cava. Con cadenza periodica compare in circolazione la voce di un recupero di interesse per le miniere piombo ­ zincifere di Laorca, ma non sembra per il momento che sussistano condizioni economiche favorevoli per simili iniziative.

La dimensione del terziario è buona (circa 50% dei posti di lavoro) ma è decisamente inferiore alla media, per una città di questa dimensione. Particolarmente debole è la presenza della Pubblica Ammnistrazione e dei servizi sociali e culturalo.

L'agricoltura ha ormai una incidenza scarsa sul piano economico ed occupazionale, tuttavia sembra aver superato la crisi d; insenilimento degli anni ‘50 ed è ritornata ad essere competitiva con gli altri settori di attività; almeno sul piano redditoriale. Il pendolarismo è una componente notevole della realtà economica della regione. D'altra parte  non riuscirebbe ad autoapprovvigianarsi di mano d'opera, ed è debitrice dal circondario di almeno un quarto dei suoi lavoratori.

La disoccupazione è scarsa (8 6% sul totale della popolazione) e di poco inferiore percentualmente a quella provinciale. Più dei doppio, ma ad identici livelli comparativi è il numero di coloro che sono in cerca di prima occupazione.

L’attività turistica è molto sviluppata, ma non per settore alberghiero, le cui strutture hanno prevalentemente una funzione urbana, Sui versanti e lungo la costa molto numerose sono le "seconde" case. Nel Comune di Ballabio le abitazioni dichiarate "Utilizzabili per vacanza" raggiungono quasi la metà della dotazione edilizia complessiva. Si tratta in generale di costruzioni recenti, frutto del "boom" della seconda casa degli anni Settanta. Non episodici sono stati i tentativi di recupero a fini turistici delle vecchie cascine rurali, sparse per i versanti. Loro caratteristica comune è la modesta dimensione (2-3 locali), segno di un non particolare valore promozionale e di "rappresentanza" loro assegnato. Intorno a Ballabio e ai Piani Resinelli compaiono però anche grosse ville signorili. Basterà indicare la Villa Gerosa, sede del futuro Museo della Grigna col suo ampio e già citato Parco Valentino, la Villa Guzzi, la Villa Parodi ecc.

Discorso a parte meritano poi i rifugi, molti dei quali oggi veri e propri alberghetti, ma costruiti, specie quelli della fine dell’Ottocento, proprio come ricoveri in montagna, lontani dalle strade e dai centri abitati. Ricordiamo, fra tutti, i rifugi Carlo Porta, SEM - Cavalletti e SEL - Rocca - Locatelli ai Piani Resinelli, Brioschi, Rosalba, Bietti, Bogani, ecc. sulle Griigne. Interessante è pure la presenza di strutture ricettive non alberghiere come ristoranti, pizzone, trattorie ecc. che compaiono numerose anche al di fuori dell’abitato urbano. La loro funzione è però solo parzialmente turistica, in quanto in buona parte operano come ristoranti "fuori porta" per la clientela cittadina.

 

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