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Morfologia

 

Con una storia geologica così tormentata non possiamo certo aspettarci una morfologia che lo sia meno. Dovremo quindi accontentarci anche in questo caso di individuare a grandi linee l’azione dei principali agenti morfogenetici, rinviando ai capitali zonali altre più specifiche indicazioni.

I condizionamenti litologici sono quelli che danno alle montagne della regione la loro caratteristica forma asimmetrica, con i versanti settentrionali dolci e pianeggianti e quelli meridionali ripidi e scoscesi. I motivi che hanno portato al sollevamento delle nostre montagne, producendo sovrascorrimenti in direzione sud e coricamento delle anticlinali nella stessa direzione, sono infatti responsabili dell’inclinazione degli strati che originariamente era orizzontale. Gli strati cioè, scivolando nelle formazioni sottostanti o coricandosi su quelle esterne si sono sollevati verso valle, producendo quella che tecnicamente prende il nome di immersione a nord. Di conseguenza, a sud presentano non già le facce ma le testate e questo spiega l’asimmetria. Per la verità anche i versanti laterali presentano scarpate, ma queste sono probabilmente di origine glaciale (e lo vedremo tra poco).

La fratturazione delle rocce è un altro degli elementi morfologici importanti. Un passato così tormentato come quello appena visto ha lasciato tracce vistose nella fratturazione, disposta all’incirca in senso normale rispetto ai piani di stratificazione, sicché gli strati in realtà sono una successione di grossi blocchi prismatici. Di conseguenza, via via che i processi erosivi scalzarono alla base le formazioni, si ebbe il crollo di questi prismi, con arretramento, ma conservazione della scarpata, ai cui piedi si accumulano grossi depositi detritici. È questo uno dei motivi per cui le nostre montagne presentano forme così dirupate.

Il carsismo è una diretta conseguenza della fratturazione e della composizione prevalentemente calcarea delle rocce. Infatti il calcare reagisce all’attacco delle acque dotate di un certo grado di acidità, trasformandosi in bicarbonato di calcio, solubile in acqua e quindi asportabile. Tuttavia, essendo il calcare poco permeabile, senza la frattura l’attacco carsico si imiterebbe a ben poco. Nella nostra zona, comunque, pur non essendo assenti i fenomeni carsici più tipici: doline, grotte, pozzi ecc., sono meno comuni che in altre aree prealpine lombarde.

Della tendenza allo svilupparsi di movimenti improvvisi delle rocce si è già detto, si tratta di frane classificate nel tipo di crollo. Sui versanti settentrionali non sono infrequenti anche frane di scivolamento. Si ricordano parecchie frane in epoca storica, specialmente sui versanti lacuali, ma ancor più se ne segnalano in epoca preistorica, quando il venire meno della pressione dei grandi ghiacciai quaternari e l’intensificarsi dell’azione del gelo e del disgelo hanno abbandonato i versanti alle sole leggi dell’equilibrio.

Non va comunque dimenticato l’azione dei terremoti nell’accelerazione di questi eventi franosi. Nella nostra zona l’intensità dei sismi non sembra superare abitualmente il grado della scala Mercalli e la frequenza, di una scossa o poco più per millennio. Nel mezzo millennio che stiamo vivendo la scossa si è già verificata. Se le statistiche sono affidabili, possiamo forse stare tranquilli.

La morfologia quaternaria è rappresentata soprattutto dagli antiteatri morenici che, come detto, presentano la concavità rivolta verso valle. Nelle quote più elevate troviamo anche piccoli apparati con concavità rivolte regolarmente verso monte. Sono il prodotto di piccoli ghiacciai che nelle epoche più fredde si erano formati nei circhi sommitali. Non sono però facilmente riconoscibili perché spesso obliterati da materiale di frana.

Altri elementi morfologici sono costituiti dall’arrotondamento e spianamento dei dossi e dei costoloni, che dalle montagne scendono verso valle, e dalla deposizione di grosse coltri moreniche sui fondivalle, che così assumono la caratteristica forma ad U. Tali depositi sono stati poi incisi dai torrenti postglaciali, sicché i residui di queste antiche morene di fondo hanno dato vita a quella successione di terrazzi che caratterizzano i versanti vallivi e di cui abbiamo già detto.

 

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