Il testamento del capitano


 

Il capitan de la compagnia

e l'č ferito, sta per morir,

e manda a dire ai suoi Alpini

perchč lo vengano a ritrovar.

 

I suoi Alpini ghe manda a dire

che non han scarpe per camminar.

"O con le scarpe o senza scarpe

i miei Alpini li voglio qua".

 

E co' fu stato a la mattina

i suoi Alpini sono arrivā.

"Cosa comandelo Sior Capitano

che noi adesso siamo arrivā".

 

Ed io comando che il mio corpo

in cinque pezzi sia tagliā:

Il primo pezzo al Re d'Italia

che si ricordi del suo Alpin.

 

Secondo pezzo al Battaglione

che si ricordi del suo Capitan,

il terzo pezzo alla mia mamma

che si ricordi del suo figliol.

 

Il quarto pezzo alla mia bella

che si ricordi del suo primo amor,

l'ultimo pezzo alle montagne

che lo fioriscano di rose e fior.

 

Nei "canti popolari del piemonte" di Costantino Nigra, pubblicati nel 1888 da Ermanno Loetscher - Torino, appare la prima versione conosciuta del "testamento del marchese di Saluzzo".

La canzone č nata per la morte del marchese Michele Antonio di Saluzzo, avvenuta in Napoli nel 1528.

Con soventi successive varianti, il "Tesamento" si tramandō fino ai nostri giorni. Interessante č che il colonnello garibaldino Nepomuceno Bolognini, giā nel 1886, comprese una versione grottesca di questa canzone fra quelle da lui considerate originarie del Trentino o che possono essere ritenute come tali, e da lui raccolte per le sue note "Usi e costumi del Trentino" che pubblicava nell'annuario della soc. Alpinisti Tridentini.

Gli Alpini della guerra 1915-18 lo resero popolarissimo nella versione in italiano, nell'antico dialetto piemontese.

Infine, gli Alpini dell'ultima guerra, apportarono qualche variante al testo. Confrontando le versioni primitive con quelle che seguirono, il corpo o il cuore, del Capitano o del Maresciallo, viene diviso in quattro, in cinque, in sei e in sette pezzi.

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