I Fogliani

La Contrada

"Costoro furon fra i primi,

la loro tragedia non fu dimenticata.

La nostra storia ogni anno lo ricorda,

di quell'ingiustizia,

e di come fu celebrata... "

La più illustre famiglia storica della Contrada.


Una artistica formella posta verso l'angolo destro del palazzo che appartenne ai Fogliani, patrizi di Fermo, di fronte alla chiesa di S. Zenone, indica lo stemma araldico in sei rosette di cinque foglie con evidente riferimento al nome della famiglia.

Altri loro stemmi gentilizi sono scolpiti nella cornice della porta d'ingresso all'edificio. Secondo quanto scrissero il Conte Eufemio Vinci e il Can. Giuseppe Porti, un Ugolino Fogliani fu ambasciatore dei papi Calisto III e Pio II. Ma il più conosciuto della Casata fu Giovanni Fagliani: quando dal matrimonio di una sua sorella, di cui si ignora il nome, con Giovanni Eufreducci, nacque il futuro Oliverotto da Fermo, egli, ne divenne lo zio per parte materna. al dire degli storici, Machiavelli e Guicciardini compresi, fu uno zio affettuoso, se allevò come figlio il piccolo facendolo, poi, da giovane, educare nelle arti marziali dal capitano Paolo Vitelli. Il Conte Edgardo Mancini nella sua "Genealogia della famiglia Mancini", nel riferire notizie sui Fogliani afferma che di essi resta soltanto la massima notorietà per il tragico eccidio con cui fu spenta ad opera di Oliverotto Eufreducci.

Di Giovanni Fogliani si sa che fu cavaliere del Toson d'Oro e che, nel 1499 fu mandato ambasciatore presso il re Ferdinando d'Aragona in occasione del suo ingresso nel Regno di Napoli. Sposò Montanina degli Ottoni, signori di Matelica. Grave colpo fu per Oliverotto sapere lo zio tra i più responsabili e preminenti cittadini nel governo di Fermo. Lo stesso Giovanni Fogliani aveva imposto al nipote Oliverotto la retituzione del bottino fatto durante il saccheggio di Casavecchia, castello di Camerino, benché fosse stato autorizzato da Cesare Borgia. Giovanni Fogliani, inoltre, si era imparentato con la famiglia dei Della Rovere, nemica giurata dei Borgia, avendo sua figlia Nicolosa sposato Raffaele Della Rovere, figlio del Card. Giuliano (poi Papa Giulio II). Sentimentalismi, se ve ne erano, e vincoli familiari a parte, bisognava togliere di mezzo tutti gli ostacoli che si opponevano alle ambizioni di Oliverotto che, già priore della Contrada Fiorenza, tramava, con ogni mezzo di farsi signore di Fermo.

È questo il solo motivo che spinge Oliverotto arrivato a Fermo, ai primi di Gennaio del 1502 con «ombra e gente del Valentino» a dare la dimostrazione della sua crudele insensibilità di fronte agli uomini del Duca, potente alleato del momento e nella cui stima egli deve maggiormente fare affidamento per le sue mire. Pertanto, l'uccisione preparata da Oliverotto, e messa in opera durante un convitto nel suo palazzo (oggi Ginnasio Liceo) dello zio Giovanni Fogliani, del cugino Gennaro Fogliani, del genero Raffaele Della Rovere e dei due suoi figlioletti non può trovare alcuna giustificazione se non quella di assicurarsi sempre di più la gratitudine e l'amicizia di Cesare Borgia spingendolo così a favorire le trame dell' Eufreducci. Simili episodi, del resto, faranno anche parte della nostra storia recente.