I Monumenti

La Contrada

"Queste mura

sì maestose

n'han già viste,

d'ere tempestose..."


Palazzo Fogliani.

Il quattrocentesco palazzo Fogliani, che ha un portale rinascimentale, e tre elegantissime finestre ricostruite nel loro originario stile gotico-veneziano, con ricche decorazioni in cotto, apparteneva ad una antica e nobile famiglia fermana del secolo XIII. Ad esso è legata la storia di Giovanni Fogliani, un uomo molto dotto, educatore del nipote Oliverotto Eufreducci, il quale per brama di potere, lo uccide l'8 Gennaio 1502 insieme alla famiglia ed altri nobili fermani. Sul portone del palazzo vennero appese le cervella di Raffaele Della Rovere e di Gennaro Fogliani, due adolescenti.

 

Chiesa di S. Zenone.

Si trova di faccia a palazzo Fogliani ed è forse la chiesa più antica di Fermo. All'esterno chiarisce le sue pure origini romaniche: fu edificata infatti, nel 1171 e consacrata nel 1186. Presenta una nuda facciata, in pietra nella parte inferiore, ed in cotto in quella superiore. Sul lato destro si trova un robusto campanile del 1222, privo di cuspide che un fulmine distrusse nel 1893 e demolito totalmente nel 1895. Sopra il portale del 1186, che si sviluppa su colonnine che conservano fregi romani, c'è un grande rosone del 1222. Interessante è l'abside conservata intatta, ma non visibile dalla strada perché incassata nel giardino di un attiguo palazzo, con archetti pensili. Inoltre, nella casa parrocchiale si può notare un grande arco gotico. Nell'interno della chiesa ristrutturata dall'architetto Pietro Augustoni, si conserva dell'antica chiesa solo un capitello romanico nel primo pilastro a destra; decorata nel 1947 dal veneto Arturo Favaro, con motivi liturgici e scene del nuovo testamento.

 

Tempio di S. Agostino.

Si trova al centro del rione Campolege, in piazza XXI Settembre. Esisteva già nel 1247 e la primitiva chiesa si internava per circa tre metri al di sotto del pavimento attuale. Di fondazione romanico-gotica, verso il 1360 fu sopraelevata e ingrandita, fu aggiunto anche il campanile, e subì modifiche nel 1716 e successivamente nel 1738 da parte di Frà Giovanni da Fermo che modificò le strutture gotiche. Nel 1808, durante il regno italico, il tempio rimase chiuso al culto per ospitare le milizie, finché nel 1860, con la venuta dei piemontesi, passò al Demanio e quindi al comune. Solo nel 1932, per volontà del popolo, venne restaurato al culto. La facciata semplice e maestosa, prospiciente l'Istituto Industriale Montani, fu privato nel 1892 di una superba scalinata a ventaglio, sostituita poi da quella attuale a due rampe. Attualmente l'ingresso è dalla parte della fiancata che da nel Largo XXI Settembre. Fregi ed archetti pensili trilobati in terracotta, ne scandiscono la parte superiore. In un contrafforte della torre si può notare una iscrizione che ricorda come le due pietre orizzontali sovrastanti, furono riportate, come segno di trionfo, dai fermani guidati da Gentile da Mogliano, dopo aver distrutto, il 29 Aprile 1348, la rocca eretta prepotentemente dagli ascolani a Porto d'Ascoli in segno di disfida a Fermo. I fermani la cinsero d'assedio e la fortezza cadde dopo quaranta giorni. Tredici dei quaranta difensori vennero impiccati ai merli della rocca e furono portate a Fermo, come trofeo di guerra, due pietre tolte dalla fortezza, e su cui venne inciso: "SUB MCCCXLVIII TEMPORE GENTILIS DE MOLEANO ESCULEI PORTUS LAPIS HIC IN FABRICA TEMPLI MANET FIRMATUS PLUS QUIDEM HONORE DOTATUS", cioè "Nel 1348 al tempo di Gentile da Mogliano questa pietra del porto di Ascoli rimane saldamente collocata nelle mura del tempio con molto onore". Ma un'importanza particolare ha avuto ed ha ancora oggi la chiesa perché conserva la Reliquia della Sacra Spina donata nel 1274 da Filippo III l'ardito (figlio di Luigi IX di Francia) al beato Clemente Briotti da S. Elpidio, un insigne predicatore che la donò alla sua città. Trafugata e trasferita a Fermo la notte dell'8 Settembre del 1377 durante l'irruzione ed il saccheggio di S. Elpidio ad opera di Rinaldo da MonteVerde, i fermani la deposero sull'altare maggiore. Autenticata nel 1600 con la prova del fuoco, la possiamo vedere racchiusa dentro il tubo, su una piccola base di smalto verde conservata in un reliquiario di stile gotico in argento dorato cesellato nel 1405.

 

Oratorio di S. Monica.

Attigua al tempio di S. Agostino vi era una chiesa dedicata a Giovanni Battista costruita nel 1425, poi ceduta agli eremitani nel 1439, e da questi concessa, nel 1623, alla confraternita di S. Monica, che, nel 1825, ne divenne proprietaria. Questa chiesa, oggi oratorio di S. Monica, fu ripristinata e restaurata nel 1935. La piccola facciata a capanna ha, ai lati del portale, due manofore gotiche, e in alto un pesante fregio di archetti pensili con resti di statuine e scodelle in maiolica. L'interno, cui si accede anche dalla cappella a destra del presbiterio di S. Agostino, presenta una volta a crociera divisa a costoloni, con allegorie della giustizia, prudenza, temperanza, fortezza, speranza e carità. Sull'altare troviamo un Crocifisso ligneo del 1400. Alle pareti affreschi relativi a S. Giovanni Battista e a S. Giovanni Evangelista risalenti alla prima metà del XV sec. in stile gotico. Alla parete d'ingresso, in basso, frammenti di affreschi raffiguranti la "Resurrezione di Drusiana effettuata da S. Giovanni Battista", la "Natività del Battista", la "Vergine con Bambino" in un arco a tutto sesto. Nella parte in alto un affresco raffigurante la "Benedizione del Precursore S. Giovanni rinchiuso in carcere". A sinistra troviamo S. Nicola da Tolentino e S. Biagio dipinti su lesene e scene della Predicazione del Battista; in basso a sinistra l'"Ispirazione del Vangelo Giovanneo", la "Fede", e la "Madonna col Bambino" (1474); nella parte superiore, infine il  "Battesimo di Gesù" con paesaggio rupestre.

 

Porta S. Giuliano.

È stata la porta più importante della città perché era attraversata da tutti coloro che provenivano dall'interno, immette nel cuore della contrada Campolege. Aperta da un arco ogivale, con merli guelfi e difese piombanti, appartenne alla cinta muraria dei secoli XII e XV di cui ancora oggi si conserva qualche tratto. Ad essa sono legate le diverse storie di due personaggi illustri dell'epoca: la prima, quella tragica del tiranno Rinaldo da Monteverde, che il 2 Giugno del 1380 con tutta la sua famiglia venne condotto a Fermo attraverso questa porta, ciascuno a cavallo di un mulo, con la testa volta alla coda e, per scherno, coronato da spine. Tutto il popolo fermano accorse a vedere lo spettacolo e i giovani erano vestiti a festa con gli abiti caratteristici delle varie contrade. Tra il tripudio generale fu decapitato insieme ai suoi figli fra gli insulti e gli scherni in piazza S. Martino, dove fino al 1418, un cippo raffigurante il tiranno e i suoi figli, ricordava il fatto. La seconda storia è quella di Bianca Maria Visconti che il 22 Giugno 1442 passò attraverso Porta S. Giuliano per raggiungere il Girfalco, dove sarebbe andata sposa a Francesco Sforza. Tutta la cittadinanza fermana fu coinvolta nei preparativi per l'accoglienza: fu allestito un fastoso corteo e tutte le massime autorità della città insieme ad ogni ordine di persone l'accolsero con grande gioia.

 

Chiesa dei padri Cappuccini.

Appartiene alla contrada Campolege anche la chiesa dei padri Cappuccini con annesso anche il convento dedicato a San Lorenzo, recentemente restaurata. Fu eretta su una piccola collina, insieme al convento, nel 1854 su disegno di Frà Borromeo da Ripatransone, anche se la prima pietra fu posta il 14 Settembre 1851 dal cardinale De Angelis accompagnato da tutte le autorità civili e religiose della città e presenti tutte le altre Confraternite, con una cerimonia alla quale partecipò tutto il popolo. E lo stesso cardinale, il 10 Luglio 1854, diede in forma pubblica e solenne il possesso canonico della chiesa e del convento ai frati Cappuccini (che erano riusciti a portare a termine la costruzione con il denaro ricevuto in offerte), benedì una cappella provvisoria per la celebrazione della messa e la campana (attuale) da lui fatta fondere appositamente per darla loro in dono. La facciata della chiesa reca un modesto porticato con cinque archi a tutto sesto sostenuti da pilastri. L'interno è composto da tre navate con cappelle laterali, nell'altare maggiore troviamo: il "Martirio di S. Lorenzo", la tela di Federico Zuccari di S. Angelo in Vado, in cui S. Lorenzo è raffigurato steso sulla graticola; vicino il giudice seduto in cattedra col braccio teso, in atto di ordinare l'esecuzione; sullo sfondo di un rosso tramonto, in alto, tra scenari architettonici, appare la Vergine. Nel primo altare a destra la tela "Felice di Cantalice" (1709) di Ubaldo Ricci di Fermo, nel secondo, la "Divina Pastora" di Luigi Fontana da Monte S. Pietrangeli. In questo convento dimorò Frà Marcellino da Capradosso, sepolto nel Cimitero della Città, del quale è in corso il processo di beatificazione.

 

Istituto Tecnico Industriale Montani.

Ex convento degli agostiniani, sorto nel 1772, modificato e ristrutturato più volte. È il primo istituto tecnico fondato in Italia ed è anche oggi uno dei più prestigiosi e frequentati. Sorse attraverso varie trasformazioni: Opera Pia Montani (1854), eretta con lasciti dei conti Girolamo e Margherita Montani, dietro suggerimento del Cardinale De Angelis; Istituto Fermano Tecnico-Artistico (1861); Istituto di Arti e Mestieri (1863); Scuola Industriale per le Marche (1884); Istituto Industriale per le Marche (1900); Regio Istituto Industriale Nazionale (1907); Istituto Tecnico Industriale Statale (1946). Un monumento avanti all'edificio eretto nel 1914, opera di Cesare del Beato, ricorda l'ingegner Ippolito Langlois che conferì alla scuola carattere di razionalità e modernità e la diresse dal 1863 al 1895. Al lato, di fronte alle officine, busto della medaglia d'oro Filippo Corridoni (1915) che vi fu alunno. Qui si sono formati giovani divenuti poi famosi in varie attività artistiche, industriali, professionali. Ad esempio Giuseppe Sacconi,  cui si deve l'altare della