La Citta

Cenni storici

"Ove fummo e siam da secoli,

bastione inconquistabile e fiero,

niuno vi entrò con la forza,

perché Firmum è ardita davvero!"


Note storiche e geografiche sulla città...

Fermo con i suoi 38000 abitanti domina, dalla collina "del Girfalco” ( 319 m s. l. m.), tutte le valli del circondario sino al mare. Le coordinate geografiche (43°9’39” lat. Nord e 13°43’ long. Est) le attribuiscono un'importanza strategica sia dal punto di vista militare che logistico, potendo da essa raggiungere mare e monti in poco tempo. Inoltre, a favorirne lo sviluppo, contribuì, senza alcun dubbio, la ricchezza di materiali edilizi presenti lungo tutta l'estensione del suo territorio. Non abbiamo certezze sulla data di fondazione della città, né su chi fossero i colonizzatori: forse i Liberni, o magari i Siculi. Tuttavia, l'ipotesi più accreditata, è che per voto della Primavera Sacra, un gruppo di giovani Sabini, seguendo un uccello guida (il picchio, dal quale i Piceni), si stabilirono sul Girfalco, scavando grotte e  prelevando tufo dalla collina stessa. Il fiero popolo si espanse rapidamente occupando gran parte delle valli confinanti: le stime parlano di una forte crescita demografica ed economica (come testimoniano i reperti delle tre necropoli piceno-villanoviane rinvenute), seconda solo alla Magna Grecia e all'Etruria. L'area, in seguito definita Agro Palmense, fu presa di mira dall'egemonia romana, e Fermo (Firmum), divenne prima prefettura (269 a.C.), poi colonia latina in territorio Piceno (264 a.C.): ai romani non era sfuggita l'enorme importanza strategica della città, ben presto definita "la Porta di Roma sull'Adriatico". Abili condottieri fermani presero parte a molte battaglie: nella I e nella II guerra punica, dove fu una delle 18 colonie che non tradirono il patto di fedeltà a Roma, oppure nella III guerra in Macedonia, dove un'intera coorte di fermani si coprì di gloria nella battaglia di Pidna (170 a.C.). Nel 90 a.C., avendone ottenuto la cittadinanza, Pompeo Strabone, console di Roma, si rifugiò a Fermo perché sconfitto nella guerra sociale. La città fu messa sotto assedio da Afranio e Ventidio, ma riuscì a resistere ed attendere i rinforzi: i due rivoltosi furono costretti a ritirarsi in Ascoli, che fu rasa al suolo il 25 dicembre dell'89 a.C.. E molte altre furono le gesta dei fermani, tanto ardite da meritarsi, da Cicerone stesso, in un suo discorso al Senato, il titolo di "Fratelli di Roma".

Ai veterani di Augusto furono assegnati terreni fuori dalle mura, ed ancor oggi, il quartiere ha nel suo toponimo il ricordo di quell'evento: Campolege, ovvero campus legionis, il nome della nostra turbolenta contrada.

I più grandi monumenti, che resistono ancor oggi, furono costruiti da Antonino Pio in onore del "figlio" Marco Aurelio, e sono le cisterne romane ed il teatro, in cui è stato rinvenuto il basamento di una statua, forse equestre. Nel III secolo d.C. Fermo era già sede vescovile conquistata nel 410 dai Visigoti di Alarico, nel 413 da quelli di Atulfo e nel 452 dagli Unni di Attila.

Dopo la caduta dell'impero romano d'occidente (476 d.C.) Fermo fa parte del Regno Italico di Odoacre.

Nel 526 Amalusunta risiede a lungo a Fermo e nel 535 Belisario ed altri comandanti tengono qui un consiglio di guerra.

Sotto il regno longobardo (740-763) Fermo viene assorbito dal Ducato di Spoleto. Divenuto ducato nel 770 con Desiderio, nel 774 giura fedeltà al pontefice. Nel 776 ritorna ad essere ducato fino all’825 ed è un continuo cambiare dei confini. Nei Diplomi dell’imperatore Ottone II del novembre del 923 si cita la Marca Fermana per questo doveva essere piuttosto rinomata. Nel 1189 Fermo si costituisce libero comune con leggi e statuti propri e nomina suo podestà Baldo di Nicola. Nel 1176 Fermo viene data alle fiamme dal luogotenente di Federico Barbarossa essendosi schierata con il Papa, molti furono gli edifici bruciati e notevoli le perdite di documenti cartacei dell’epoca. Nel 1199 ritorna ad essere libero comune con 80 castelli al seguito. Sanguinosa ma vincente è la guerra che nel 1202 vede contrapposte la Marca Fermana con quella anconetana. Nel 1211 Ottone IV concede a Fermo alcuni privilegi tra cui quello di coniare moneta. Nel 1236 si costruisce la rocca che dominava Fermo. Nelle lotte tra guelfi e ghibellini Fermo cerca di restare neutrale, ma è sempre appoggiata dal papato, si sottomette a Federico II nel 1242 ma ritorna ad essere guelfa alla sua deposizione avvenuta nel Concilio di Pisa. Si intensificano le lotte interne tra guelfi e ghibellini, questi ultimi appoggiati da Ascoli, sempre sconfitti. Solo le disposizioni di Onorio IV pongono fine alle continue lotte tra Fermo e Ascoli. Nel 1275 iniziano i rapporti diplomatici tra Fermo e Venezia in funzione anti–anconetana. Nel 1355 il cardinale Egidio Albornoz, mandato dal papa per recuperare lo stato della chiesa, pone a Fermo il suo quartier generale e ordina ai castelli della città di giurare ad essa fedeltà. Nel 1372 Gregorio XI conferma la Curia generale della Marca a Fermo. I Fermani nel 1375 si ribellano al papa guidati da Rinaldo da Monteverde e l’anno successivo assalgono il castello di Sant’Elpidio. Il papa invita gli anconetani a muovere contro Fermo, ma Venezia, nemica di Ancona, scende a dar man forte ai Fermani. Le lotte tra signorotti del luogo e rettori del papa si intensificano causando guerre civili. Per di più tra  il 1348 e il 1399 scoppiano epidemie e pestilenze, i cittadini preoccupati fanno un voto di devozione, che si esaudirà con la costruzione della chiesa di Santa Maria della Misericordia. Nel 1405 Fermo accorre in aiuto dei fiorentini contro Pisa tornando vittoriosa. Nel 1433 diventa signore di Fermo Francesco Sforza Duca di Milano, sua moglie Bianca Maria da alla luce, nella rocca di Fermo, Galeazzo, che poi diverrà V Duca di Milano. Grazie all’aiuto dei fermani e poi di veneziani e fiorentini riescono a sconfiggere le truppe molto numerose degli Aragona corsi in aiuto dello Stato della Chiesa. Nel 1446, però, i fermani si ribellano agli Sforza, distruggendo il segno del loro potere, la rocca di cui non rimane nessuna traccia, tornando così sotto la protezione della S. Sede. Fermo dà il suo contributo di uomini, denaro e vettovaglie contro la forza Turca nell’Adriatico. Le lotte tra Fermo e Ascoli si intensificano prima per il possesso di Monsampietrangeli e poi per quello di Offida. Come se ciò non bastasse ritorna la peste a decimare la popolazione uccidendo nel 1496 circa 11000 persone. Nel 1502 il Priore della città Oliverotto Eufreduccci da Fermo per sete di potere uccide molti dei parenti e dei pretendenti al titolo di Signore di Fermo, appendendo le loro budella fuori del balcone del suo palazzo. La città così terrorizzata “accettò” l’autoproclamazione di Oliverotto a signore di Fermo. Aiutò nelle sua angherie il Duca Valentino (nipote, o meglio figlio, del Papa) espugnando Camerino. Invitò a cena due dei più ricchi cittadini fermani Girolamo Azzolino e Paolo Labor, che uccise avvelenandoli e si impadronì delle loro ricchezze. Aderì ad una congiura della città di Magione ma Valentino se ne accorse, arrestò i rivoltosi e li fece strangolare. Fermo esultò per la morte del tiranno ma nominò governatore della città Valentino temendo la sua potenza. Il nuovo Papa Giulio II ordina a Valentino di restituire terre e castelli, ma morirà nel 1507 nell’assedio di Pamplona. Le lotte per il possesso di Monsampietrangeli si riaccende e si colora di omicidi e di conflitti d’interesse dei vari cardinali che controllano la zona. Tra il 1550 e il 1675 si succedono a Fermo governatori nipoti del Papa unica città nello Stato pontificio. Con il papato di Sisto V l’università di fermo si amplia, nel 1587 il veronese Astolfo De Grandis introduce a Fermo l’arte della stampa. Dopo il passaggio delle truppe spagnole nel 1744 e delle truppe austriache, cominciano a farsi strada i primi fermenti di libertà. Dopo il Trattato di Tolentino del 19/2/1797 Fermo è occupata dalle truppe francesi. Il 28/11/1798 le truppe francesi sconfiggono quelle napoletane sotto Torre di Palme, i contadini marchigiani si ribellano al dominio francese, e nel 1808 le Marche fanno parte del Regno Italico, divise in tre distretti, uno dei quali definito Distretto del Tronto ha come capoluogo Fermo. L’Università chiude nel 1846. Nel 1857 è grande tripudio per la popolazione la visita di Pio IX. Fermo è privata della sua provincia con il Regio Decreto del 22/12/1860. I comuni del fermano si ribellano per la soppressione del loro capoluogo storico e geografico, anche il consiglio Provinciale di Ascoli in data 8/12/1875 chiede il ripristino della provincia di Fermo senza ottenere risultati. Sono ospiti di Fermo, nel 1863 il principe ereditario Umberto (poi Umberto I), e nel 1876 il presidente del consiglio dei Ministri Agostino de Pretis.

Partecipa con i suoi migliori figli alle due guerre mondiali.

Nel 1955 Giovanni Gronchi Presidente ella Repubblica venne a Fermo per il centenario dell’Istituto Tecnico Industriale "G. e M. Montani"(il primo in Italia). Il 16/1/1982 è visitata da Giovanni Spadolini Presidente del Consiglio dei Ministri.