In questa sezione verranno trattati i seguenti personaggi :
PADRE MARIANO PICHELLI | |
CESARE MACCHIATI | |
BOFFO DA MASSA | |
BENEDETTO SALINI |
Nato a Carassai nel 1775 apparteneva ad
una famiglia illustre famiglia : suo padre era un nobile possidente carassanese
, discendente dei Pichelli , che annoveravano nel loro albero genealogico
avocati e medici eccellenti .
Sembra che gli appartenenti a questa famiglia potessero vantare del titolo di
sudditi dell ' Impero .
Padre Mariano nell ' arco della sua vita cambio molte volte luogo di residenza e
conobbe moltissimi personaggi importanti del momento .
La sua infanzia fu veramente difficile : a 12 anni morì la madre e a 16 il
padre .
Mariano fu quindi mandato giovanissimo in un seminario dove si occupò della sua
educazione Don Giuseppe Lauratoni .
All ' età di 20 anni Mariano ( che per la verità assunse questo nome quando fu
ordinato sacerdote ) decise di dare una svolta alla sua vita entrando a far
parte degli eremiti camaldolesi di Monte Corona .
Venne fatto prete tre anni più tardi in tempi in cui lo spirito republicano impregnava
ogni atto pubblico .
Padre Mariano si mise in luce ben presto per le sue doti umane , i superiori
infatti apprezzavano la volontà nell ' eseguire le consegne che gli venivano
date e la costante applicazione nella preghiera .
Nel 1803 il padre Maggiore della congregazione lo nominò cellerario dell '
eremo ( dimora isolata ) di Monte Giove .
All ' età di 34 anni padre Mariano veniva eletto Maggiore ( per la prima
volta ; sotto l ' immaginedi padre Mariano Maggiore fatta dopo la sua morte ,
sotto la foto è riportato : " Effigie del Servo di Dio" ) .
Padre Mariano era priore quando fu emanato da Napoleone il decreto che intimava
l ' eliminazione degli organi monastici .
Si trasferì quindi in una casetta , vicino a una piccola chiesa , che gli era
stata messa a disposizione dalla nobile famiglia dei conti Oddi di Perugia
.
Nel 1814 papa Pio VII , dopo 5 anni di esilio , rientrava in Roma e i monaci
fecero ritorno nella loro Casa Madre .
Riportiamo di seguito una lettera di padre Mariano indirizza a sua cugina dove
ricorda in modo entusiastico l ' evento
.
Memorie della promessa fatta , che in altra mia le avrei dato buone nuove
, eccole consolantissime riguardo a noi .
Nel giorno ottavo del corrente ci vestimmo del sacro abito con grande solennità
e festa e nel giorno 16 si riprese possesso di tutti i beni .
Ecco che il signore ci ha finalmente consolati : eccoci ridonata la smarrita
gioia dei più felici anni della nostra Religione ! ......
Dal 1816 al 1820 padre Mariano risedette a Monte Giove presso Fano , in un
periodo di scarsità di raccolti e di gravi epidemie dimostrò molto buon senso
e grande generosità e , nonostante aveva a disposizione ben poche risorse
, fece rivivere al monastero l ' antico splendore .
Negli anni seguenti , in qualità di priore nell ' eremo di Monte Cucco
continuò la sua opera di riorganizzazione degli istituti religiosi .
Nel 1837 vi fu a Perugia e nei paesi vicini una tremenda epidemia di colera e
negli anni successivi una tremenda carestia rese le condizioni igienico
sanitarie della popolazione ancora più precarie .
Padre Mariano li accoglieva tutti e li sfamava talvolta anche all ' insaputa dei
suoi confratelli .
L ' indole di padre Mariano era estremamente riservata e il suo modo di vivere
quello di un monaco schivo e incline a correre in aiuto dei poveri
ma la sua saggezza e gli alti incarichi ricoperti all ' interno della sua
congregazione lo portarono a stabilire amicizie con molti personaggi illustri
del momento .
Furono sinceri estimatori di Mariano il cardinale Lambruschini segretario di
stato di Gregorio XVI , il cardinale Patrizi vicario di Pio IX , monsignore
Gabriele Ferretti arcivescovo di Fermo , ecc....
Ferdinando II , re delle due Sicilie , chiese al frate di benedire la sua
famiglia .
Padre Mariano aveva 79 anni quando fu nominato per la quarta ( e ultima ) volta
Maggiore della Congregazione .
Tale gravoso impegno non durò a lungo : in quello stesso anno fu colto da una
febbre improvvisa e cesso di vivere stando in preghiera .
Molti di quelli che lo conobbero lo ritennero un uomo esemplare che aveva
trascorso la sua vita nella povertà , nella preghiera e nella carità
La sua santa vita fece molto presa e molti nel momento del bisogno chiedevano la
sua intercessione e ci sono alcuni che raccontano di averla ottenuta .
Un prete di Ripatransone , l ' ottantenne Antonio Benvignati , sofferente per
una grave forma di nefrite dopo inutili terapie mediche chiese l ' aiuto di
padre Mariano e il suo stato di salute migliorò improvvisamente .
Cesare Macchiati è nato a Carassai nel
1597 .
Il padre Propezio Macciati e la madre Maria Felice Andreani appartenevano a
delle famiglie antiche e illustri del paese .
La loro unione porto alla nascita di 5 figli tra cui Cesare che fu chiamato
così in ricordo del nonno paterno .
Cesare si laureo all ' università di Fermo in medicina .
Anche se nato in questo piccolo paese del fermano il destino volle che Cesare
assumesse importantissimi incarichi a Roma dove fu il medico personale della
regina Cristina di Svezia .
A presentare Cesare alla regina Cristina fu il cardinale Decio Azzolino
(amministratore dei beni e amico della regina ) .
Dopo la laurea è probabile che Cesare esercitò la sua professione di medico
nel fermano per poi trasferirsi a Roma su invito del Cardinale .
A Roma fu lettore di filosofia per 6 anni ( 1664 - 1670 ) all ' università LA
SAPIENZA , poi ebbe l ' incarico di lettore di Medicina Pratica ( percepiva
ora 200 scudi d ' oro ) .
Nei viaggi a seguito della regina Cristina , Cesare teneva sempre informato il
cardinale Azzolino , suo amico , con delle lettere dove lo informava sulla
salute della regina .
Nel 1669 - 1670 Cesare è a Roma con l' incarico molto importante di
medico del conclave e nel 1674 fu chiamato alla carica di protomedico per gli
stati eclesiastici .
Cesare Macchiati morì il 3 Giugno del 1675 all ' età di 78 anni , il suo corpo
venne sepolto nella chiesa di San Salvatore in Onda a Roma .
La pietra del sepolto oggi non è più visibile a causa di lavori per il rialzamento
della chiesa fatti negli anni seguenti .
La morte di Cesare Macchiati fece la fortuna del dottor Romolo Spezioli che lo
sostitui alla corte della regina Cristina .
Nel 1706 , per interessamento del cardinale Pietro Ottoboni , furono dati alle
stampe i sonetti recitati in onore di Cesare il giorno del conseguimento della
laurea ( 1620 ) .
BOFFO
DA MASSA
Boffo da Massa fu un tiranno di Carassai , Castignano e Cossignano .
Boffo , originario di massa Fermana , aveva il controllo e il dominio di molti
territori del fermano e viene ricordato per la sua vita avventurosa e
spregiudicata .
Doveva essere un personaggio molto importante tra i signorotti del luogo infatti
il suo nome compare nell ' elenco degli invitati di riguardo a una cena tenuta
in casa del tiranno Gentile da Mogliano .
In quella circostanza Boffo convinse Gentile a impadronirsi di Fermo e si
mostrò in tutta la sua esuberanza , era un uomo di azione dotato di spavaldo
coraggio .
Nel 1370 Boffo occupa Castignano e vi instaura una crudele tirannia , trecento
persone che si erano rifiutate di stare ai suoi ordini vengono
esiliate.
Dopo essersi impadronito di Castignano intervenne in difesa di Ascoli impegnata
in una guerra contro le truppe pontificie .
Per i meriti acquisiti sul campo sotto la bandiera ghibellina fu accolto nella
Lega della Repubblica di Firenze che si era costituita per combattere l'
esercito pontificio .
Boffo non era un personaggio che si faceva voler bene ne un uomo di pace e si
fece molti nemici e spesso gli capitava anche di litigare con gli alleati :
litigo con Rinaldo da Monteverde contro il quale cercava di mettere contro i
contadini e alcuni nobili fermani .
Nonostante Boffo avesse questo carattere e odiava l ' autorità pontificia
papa Urbano VI nel suo Breve del 25 , forse per conquistare
la sua simpatia , lo chiama figlio diletto .
Nel 1380 Antonio di Acquaviva della famiglia dei duchi di Atri , fece
prigioniero il figlio di Boffo e lo rinchiuse nel carcere di Santa Vittoria .
Lo tenne in ostaggio a lungo e minaccio di ucciderlo se il padre non gli avesse
consegnato i castelli di Porchia e Cossignano .
I fermani dichiararono guerra a Boffo che era arroccato nel castello di
Castignano e gli inflissero una pesante sconfitta .
Alle spese per la guerra contro il tiranno contribuirono molti
castelli
( Ripatransone diede trecento fiorini d' oro ) .
Il cardinale Andrea Buontempo dichiarava Boffo ribelle della Santa Sede e
presuntuoso usurpatore delle Terre del Presidiato Farfense .
Egli non si era limitato a occupare solo Castignano ma anche Cossignano e
Porchia , inoltre teneva sotto controllo Carassai che era un territorio al
confine con il Presidiato .
Nonostante la sconfitta Boffo da Massa non si diede per vinto e si unì ad un
esercito di Bretoni per riconquistare Castignano , questa impresa però non
riuscì .
Boffo era ancora però molto potente e scese a patti con la Santa Sede , il
patto gli concedeva di rimanere padrone dei territori di Cossignano e Porchia in
cambio della sua completa sottomissione alla Chiesa e ai Fermani .
Boffo , nel periodo in cui fu signore di Carassai , strinse amicizia con
Lionello Armelj che allora era padrone di Rocca Monte Varmine .
La credenza popolare ha associato in passato la maestosità di questo castello
con Boffo , ma non ci sono documenti che lo provano .
Non sappiamo quindi con certezza se soggiornasse stabilmente a Carassai ma
possiamo affermare che qui venne colpito mortalmente al capo con un ' accetta
nel 1387 . ( a fianco la croce
in ricordo della chiesa di Sant ' Eusebio dove fu sepolto Boffo ).
Questa di seguito è la descrizione che Cesare
Trevisani fa di Boffo da Massa nel suo " Mercenario da Monteverde " .
Esso era di statura forse inferiore alla media , ma suppliva questo difetto
con due spalle larghe , che sarebbero state bene sul busto di un gigante , le
sue braccia forse più lunghe del dovere , ma nerborute , davano indizio della
forza di chi le possedeva mentre le sue corte gambe , sensibilmente in fuori
respinte nel mezzo , facevano conoscere l' abitudine continua che aveva il
nostro personaggio di stare continuamente a cavallo .
Davano una mirabile espressione ai lineamenti del suo volto i suoi occhi piccoli
forse , ma di un nero scintillante e sormontati da due grandi sopracciglia nere
equalmente .
La sua testa si affacciava su quel petto erculeo vestita di capelli neri e ricci
.
Egli andava vestito da viaggio in grandi stivaloni , che gli venivano fino in
mezzo alla coscia con giustacuori ben assestato alla vita e con calze panno nero
con qualche ricamo in oro o in seta .
Aveva un capello con ali grandi e alla destra tempia ripiegato all' insù da cui
sorgendo scendea alla sinistra per lo più innanzi una piuma nera .
Senza difetto di pulitezza vestiva i modo molto sprezzante .
In quello in cui differiva dal suo compagno Lionello Armellj signore di Monte
Varmine , era un enorme spadone , che egli avendo appiccato al lato sinistro gli
scusava quello stocco che solevano a quei tempi portare i cavalieri quando erano
per viaggio .
Il pugnale che anch ' esso raccomandato alla cintura aveva l ' impugnatura d'
avorio intarsiata a fioroni d ' oro .
Questo ritratto di Boffo è romanzato ma le sue gesta lo hanno fatto diventare
una figura ibrida , per metà brigante e per metà cavaliere .
Benedetto è nato a
Carassai nel 1498 da Sante Salini e apparteneva a nobile famiglia carassanese .
La sua famiglia faceva parte della pieve di Sant ' Eusebio e nel 1536 ne
diventò rettore , oltre a essere avvantaggiato dai benefici di questa carica
godeva anche di quelli relativi all ' altare di Santa Lucia , all ' ospedale di
Carassai , ai luoghi di culto di San Pietro a Comunanza e San Giovanni a Illice.
In questo periodo la Pieve di Carassai assume un ruolo secondario e le funzioni
religiose vengono svolte nella chiesa di San Lorenzo .
Ma anche se la Pieve aveva perso di importanza il titolo di pievano
rappresentava la massima autorità religiosa locale .
Negli anni in cui fu rettore della chiesa di Sant ' Eusebio si adoperò
affinchè venisse adibito a ospedale un locale più confortevole di quello
esistente ( con il nome di ospedale si indicava allora un ospizio per pellegrini
) .
Salini fu tenuto in considerazione anche dal pontefice Pio IV che lo nominò
vescovo di Veroli , cittadina laziale .
Benadetto anche se non risiedeva più a Carassai continuò a trarre profitto dai
beni della pievania .
Dopo la morte del nipote Giulio torno a Carassai per interessarsi personalmente
delle pronipoti .
Morì nel 1567 .
Nell ' " Enciclopedia ecclesiastica " il vescovo di origini
carassanesi viene così descritto : ........ Benedetto Salini di Fermo
........ era un prelato pio e dotto , assistente al concilio di Trento ,
tenne il suo sinodo ( concilio eclesiastico ) nel quale fece bellissimi
regolamenti per il governo della sua chiesa e morì nel 1567 .
Il comune di Carassai intitolò all ' illustre cittadino la via che
attualmente è dedicata a Giuseppe Garibaldi .