INTERVISTA AL COMMISSARIO TECNICO DELLA NAZIONALE JUNIORES DI PATTINAGGIO CORSA: GIOVANNI MARTIGNON

 

 

1.    E’  la prima volta che viene organizzato un raduno per la categoria juniores in Sardegna; crede sia solo un caso o possiamo considerarlo finalmente  l’inizio di una nuova collaborazione con le società sarde che  aiuterà non poco questo sport?

 

No, non è un caso. Questa collaborazione, con scambi di vedute e di idee riguardo gli atleti, l’abbiamo sempre avuta. Ci tenevo a venire qui, in questa bella città d’arte e di cultura e credo che sia stato un raduno positivo perché per la prima volta molti dei nostri atleti hanno visitato la Sardegna.

 

2.    La Sardegna ha dato diversi campioni al pattinaggio nazionale: crede siano stati esempi unici o vede in qualcuno un possibile erede come portacolori della Sardegna in ambito nazionale?

 

La Sardegna ha dato molti campioni al pattinaggio e non credo siano gli unici. Ci sono sicuramente molti giovani che stanno crescendo bene. Mi auguro che continuino ad allenarsi e prepararsi e, sicuramente, fra qualche anno, la Sardegna avrà degli ottimi atleti.

 

3.    Secondo lei cosa manca ai nostri atleti per  entrare a far parte della rosa degli azzurri che parteciperanno ai prossimi mondiali in Cina?

 

Manca l’età perché alcuni dei vostri atleti non sono ancora senior. Sicuramente, fra i più giovani, ce n’è qualcuno che potrebbe far parte della nazionale; dipende molto da loro, se si preparano. A me piace questo sport e mi piace stare in mezzo ai giovani ma ho un compito ingrato: fare delle scelte. Non è facile escludere dei ragazzi da competizioni importanti quali i mondiali e gli europei ma purtroppo abbiamo dei numeri e dobbiamo rispettarli. Porterò quelli che lo meritano. Mi auguro comunque che, fra qualche anno, qualche atleta della Sardegna possa partecipare alle grosse competizioni internazionali.

 

4.    Una volta c’erano gli americani e gli italiani, gli italiani e gli americani, ora ci sono i colombiani, le coreane, i francesi; questo può essere un bene per lo spettacolo ma vuol dire che potevamo fare qualcosa di più? I nostri allenatori hanno sbagliato o sottovalutato qualcosa?

 

No, non abbiamo sbagliato. Sono andato due volte in Colombia nel giro di un mese, ad un convegno internazionale per allenatori ed era presente tutto il Sud-America: loro ci considerano ancora la Nazione leader nel mondo. La Federazione ha mandato molti tecnici italiani a portare la nostra esperienza e loro ci ascoltano molto; sicuramente si stanno preparando bene, in modo particolare la Colombia. Nel ’97 abbiamo visto la Cina, ora la Corea: io credo che questo sia un bene per il pattinaggio perché se ci siamo solo noi e gli americani non si cresce. E’ un bene essere in tanti a praticare questo sport, così come per tutti gli sport. Io credo che se, negli anni passati, qualche altro paese si fosse dedicato al pattinaggio, forse avremmo potuto essere presenti alle Olimpiadi, almeno come sport dimostrativo. Mi auguro che nel futuro ci sia la possibilità di partecipare alle Olimpiadi perché il pattinaggio è uno sport bellissimo e lo merita.

 

5.    Cosa si sente di dire agli atleti della Sardegna che vedono la nazionale  un po’ come un mito, il grande passo da fare?

 

No, non la vedono come un  mito. Gli atleti sardi sono bravi, purtroppo sono svantaggiati: non gareggiano molto. Gli atleti della penisola gareggiano quasi ogni domenica ed hanno maggiori possibilità di confronto. I sardi avrebbero bisogno di confrontarsi di più con gli avversari. Devo dire brave alle società che si impegnano molto e li portano almeno ai trofei più importanti che si tengono nella penisola.

 

6.    I mondiali di quest’anno si svolgeranno in un paese che sta crescendo tanto nel pattinaggio corsa. Quali sono le sue  aspettative verso i suoi avversari?

 

Io sono stato fuori e ho visto che molti avversari si stanno preparando bene, soprattutto i sudamericani. Noi cerchiamo di fare il possibile, grazie anche a Società come la Studium Sassari, al Comune di Sassari ed alla Provincia, che ci hanno ospitato per questo raduno. Come sapete, il CONI non ha molti soldi, specialmente per gli sport minori e la Federazione risente di questo. I maggiori risultati li abbiamo ottenuti quando siamo riusciti a seguire gli atleti da vicino, facendo raduni ogni trenta, quaranta giorni. Ora, grazie anche a raduni come questo, speriamo di riuscire a preparare bene gli atleti e a seguirli in vista dei mondiali. Comunque andremo lì e diremo la nostra.

 

7.    Come vede la nostra nazionale quest’anno. Secondo lei stiamo crescendo oppure dobbiamo crescere ancora per ben figurare in Cina?

 

Dobbiamo crescere ancora, soprattutto tecnicamente. Con l’utilizzo di questo nuovo pattino, dal ’92, ci sono stati molti cambiamenti. Soprattutto per gli atleti più grandi che, dopo il pattino tradizionale, hanno dovuto adattarsi a questo nuovo mezzo, c’è voluto del tempo e non hanno finito di imparare. In questo raduno abbiamo fatto dei test, delle prove: abbiamo filmato gli atleti e abbiamo mostrato loro dove possono migliorare. Tecnicamente c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare perché il mezzo meccanico si evolve in continuazione. Gli atleti hanno spesso problemi con le scarpe perché la scarpa è fatta in modo particolare. Anche durante questo raduno, in cui ci siamo allenati tre ore la mattina e tre ore la sera, ci sono stati dei problemi riguardo le scarpe.

 

8.    In Sardegna stiamo notando un decremento nel numero degli atleti agonisti. Può dare qualche consiglio alle nostre società ribaltare questo fenomeno? Forse oggi è più difficile trovare giovani che si vogliono sacrificare per uno sport?

 

Non solo in Sardegna ma in tutta Italia ci sono questi problemi nel pattinaggio. C’è un decremento nello sport in genere. Il consiglio è sicuramente rivolto ai genitori che, nonostante oggi ci siano altre esigenze e altri obiettivi, dovrebbero spingere i figli a praticare uno sport. Nel tempo libero, nel fine settimana, ci si dovrebbe dedicare ad uno sport, senza trascurare il divertimento. In questo modo evitiamo anche ai ragazzi di prendere strade sbagliate.

 

9.    Cosa manca a questo sport per diventare finalmente professionistico?

 

Dovremmo entrare alle Olimpiadi. Non hanno sbagliato gli atleti e neanche noi. Io credo che i massimi dirigenti avrebbero dovuto divulgare maggiormente questo sport, in particolare nei paesi dell’est. Ora si sta muovendo qualcosa, con le maratone che si stanno organizzando in tutto il mondo. Sicuramente, continuando così, riusciremo ad andare alle Olimpiadi e il pattinaggio potrà diventare uno sport professionistico. E’ un peccato che non sia così perché ci sono molti atleti validi che non vengono pagati nonostante i sacrifici e i buoni risultati. Avrebbero tutti il diritto di guadagnare quanto gli atleti del calcio e dell’atletica.

 

 

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