San Francesco di Paola


La vita I miracoli
Il Santuario di Paola Il Santuario di Corigliano
Il Santuario di Paterno Il Romitorio di Corigliano
   
La costruzione del Santuario di Corigliano Calabro.

Il Santuario di Corigliano Calabro
La chiesa di San Francesco di Paola e il convento limitrofo furono costruiti dallo stesso Santo durante gli anni della sua permanenza a Corigliano (1475—1477).
Quando il Santo iniziò la costruzione del Santuario, la zona risultava lontana dal centro abitato, su una collina ricca di boschi, nello stesso luogo dove egli aveva scelto la sua dimora, costruendovi un’umile capanna (l’attuale Romitorio detto “San Francischiello”).
Molti cittadini, poveri e ricchi, uomini e donne, aiutarono San Francesco nella costruzione del Santuario che subì numerosi interventi di restauro nei secoli successivi.
Alcuni elementi fanno pensare che la chiesa originariamente si presentava diversa da quella attuale; ad esempio, i due archi affrescati rinvenuti con l’ultimo restauro, che si possono notare da Piazza Vittorio Emanuele sulla parete laterale esterna  e il piccolo arco che si trova all’interno della chiesa sulla parete destra, sotto il pulpito, del quale per anni se ne ignorò l’esistenza perché nascosto da un confessionale, oggi rimosso.
Gli interventi di restauro nel corso dei secoli sono stati numerosissimi: si ricordano i primi del 1496, del 1553; tra i più recenti si ricordano quelli del 1953, degli anni ‘70 e del 1985.
L’ultimo restauro è stato effettuato nel 1991, per interessamento dell’attuale parroco Padre Antonio Arena.
All’interno, la chiesa si presenta ad un'unica navata; sulle due pareti laterali vi sono una serie di pilastri che formano degli ampi archi leggermente incavati che contengono delle pale incorniciate da stucchi; anticamente sotto le tele erano collocati altari successivamente rimossi. 
Nel corso degli ultimi restauri effettuati negli anni settanta le pareti furono rivestite da marmi.
La pavimentazione fu rifatta più volte: nel seicento si presentava di malta battuta, nel 1839 vi erano delle mattonelle in pietra di lavagna, nel 1884 era rivestita con maioliche vietresi colorate; dal 1970  il pavimento è stato ricoperto con graniglie e marmi.
In seguito a tutti questi rifacimenti, il livello della chiesa si è innalzato sensibilmente tanto che oggi per accedervi bisogna salire quattro gradini che, nel 1991 furono rivestiti di granito.
Il soffitto, dal settecento, si presenta rivestito in legno a cassettoni che presentano al centro dei rosoni scolpiti e dipinti; l’ultimo restauro è avvenuto nel 1985. 

L’interno della chiesa, visto dall’altare principale.
Sui pilastri laterali si possono notare i quattordici pannelli delle Stazioni della Via Crucis eseguiti in bronzo dall’artista locale C. Cianci nel 1994.
In fondo, sulla porta d’ingresso, vi è la cantoria.

La cantoria presenta sulla parete tre riquadri, oggi affrescati, che dovevano originariamente essere finestroni corrispondenti ad altrettanti aperture esterne sulla parete frontale della chiesa.
Nel riquadro centrale, la tela ad olio rappresenta “San Francesco che accoglie il cervo inseguito dai cacciatori”, eseguita dalla pittrice locale R. M. De Rosis; le altre tele, eseguite dalla stessa nel 1990, evocano altri momenti della vita del Santo paolano.
Sulla parete di destra, tra le grandi tele collocate sotto gli arconi, vi sono altre quattro tele,  due sulla destra e due sulla parete di sinistra, incorniciate da stucchi. 
La tela che si intravede nella foto raffigura San Gioacchino e, come le altre, è di autore ignoto.
La prima pala di destra risale al settecento e  raffigura la “SS. Trinità con due Beati dell’Ordine dei Minimi”; i beati sono, probabilmente, Gaspare del Bono e Nicola Saggio di Longobardi.
Il pittore, Pietro Costantini, firmò altre tele in altre chiese di Corigliano.
Il pulpito ligneo fu collocato nel settecento; è  finemente intagliato, sormontato da un baldacchino molto ampio. 

L’affresco della “Madonna della Melagrana”  (così chiamata perché tiene in mano una melagrana, simbolo della sua Castità) è incorniciato da un piccolo arco situato sotto il pulpito; sono venuti alla luce in seguito alla rimozione di un confessionale, che fino agli anni ottanta ne aveva fatto ignorate l’esistenza.
 

Inizialmente doveva essere solo una Madonna  con Bambino e trasformata successivamente in Madonna del latte, come fa pensare il seno collocato stranamente sotto il collo.
Il ritratto più venerato è sicuramente quello di San Francesco di Paola, che si trova a destra dell’altare maggiore ed è l’unica pala con altare sottostante. La bella tela raffigura il Santo secondo il ritratto originale e ufficiale che si conserva a Montalto Uffugo.
Sulla parete destra, sotto il secondo arco, troviamo una nicchia con un Crocifisso ligneo. Dopo il pulpito, segue una pala raffigurante San Michele Arcangelo.
Il presbiterio è sollevato di un gradino; fino agli anni settanta era chiuso da una balaustra in marmo bianco. L’altare maggiore, fatto di marmi policromi,  è in stile barocco e risale al settecento.
Dietro l’altare principale vi è il coro. Sulla parete centrale vi sono due tele interessanti: la tela della “SS. Trinità” , attribuita a Pietro Negroni, pittore cosentino di fama nel cinquecento, e la grande tela del “Trionfo del Nome di Gesù”, nota anche come “Circoncisione”, attribuita a Felice Vitale di Maratea.

Il  coro ligneo  risale al 1782, come informa una iscrizione posta sulla porta che da accesso alla sacrestia.
Fu eseguito dall’ebanista di Rossano, Pasquale Pelusio, in stile leggermente barocco.
Lungo le tre pareti sono sistemati quattordici stalli a doppio ordine di panche con una sedia presbiterale centrale.

Sulla parete di sinistra, vicino alla porta d’ingresso, la prima pala è quella della “Madonna del Carmine”, del settecento, dipinta a mezzo busto. La parte inferiore della tela, esssendosi lacerata, fu sostituita nel 1964 da una nuova tela eseguita dalla pittrice coriglianese I. De Novellis.
La  tela più piccola, incorniciata da stucchi, raffigura Sant’Anna. Insieme a questa, le altre tre, simili tra loro, sono attribuiti al pittore settecentesco Saverio Ricci.
Sempre sulla parete sinistra della chiesa, si trova la pala della “Madonna di Pompei”, datata 1958 e firmata F.M.M. di Roma.
Probabilmente, lo stesso posto doveva essere occupato da un’altra tela di cui non si sa notizia.
Segue una nicchia che conserva la statua dell’ Immacolata Concezione; sotto si intravede il confessionale in legno.
 
La terza pala di sinistra è quella della “Sacra famiglia”. La tela è stata eseguita nel settecento da un anonimo pittore meridionale.

L’ultima pala della parete di sinistra si trova sul presbiterio, a fianco dell’altare maggiore. Si tratta della tela settecentesca che raffigura  “L’educazione di Maria Bambina”.; è datata 1780 e firmata da Giuseppe Pascali, di scuola napoletana. 
Maria Bambina è raffigurata tra i genitori, Sant’Anna e San Gioacchino.

Alzando lo sguardo, sul cornicione, vi è una serie di vetrate istoriate. 
Quelle qui riportate sono solo tre delle tante, poste sul cornicione di entrambi i lati della chiesa; tutte raffigurano i più noti miracoli compiuti da San Francesco.
Entrando nella sacrestia si notano una serie di affreschi nella fascia superiore delle pareti,  che raffigurano i “Miracoli di San Francesco”.
Ogni affresco è racchiuso in una cornice di motivi floreali.
A sinistra è raffigurato il miracolo di Martinello; a destra la guarigione di un indemoniato.
Ancora un altro affresco su una  parete della sacrestia,  raffigurante i “Miracoli di San Francesco”: raffigura la guarigione di un lebbroso.
Chiunque si rechi nella chiesa di San Francesco di Paola non può non recarsi nella sacrestia dove è conservato il busto ligneo policromo, restaurato nel 1998, per interessamento del parroco padre Antonio Arena, dall’artista C. Cianci.
La statua, che risale alla metà dell’800,  è fortemente venerata da tutta la cittadinanza coriglianese
L’attuale scultura lignea del Santo sostituì un busto in argento che la chiesa possedette fino al 1806, data in cui il paese subì un violento saccheggio da parte dei francesi.
Alla scultura appartengono due particolari importanti : il reliquiario d’argento inserito sul petto del Santo, dove si conserva un pezzo del Suo costato, e il bastone d’argento che San Francesco tiene nella mano destra, in cui è conservato un pezzo di canna con il quale, nel 1538, furono miracolosamente preservati la chiesa e il convento dall’incursione degli ottomani.
Questo scorcio, che appartiene al centro storico di Corigliano, è legato al Santo paolano. 
Si tratta del Ponte Canale o Arco, costruito dal Santo con l’aiuto di circa trecento operai; si tratta di un grandioso acquedotto romanico ad arcate, che servì per portare l’acqua potabile alla collina del Castello ducale. Per sopperire alle necessità di acqua , fu lo stesso San Francesco a portare miracolosamente l’acqua dalla montagna al convento.