Rich
Hopkins, chitarrista-songwriter culto nell'area
di Tucson, Arizona, sia da solista che con diversi gruppi paralleli (su
tutti i Sidewinders), percorre da anni una strada periferica e
marginale, fatta di country rock lisergico e psichedelico, in una totale
devozione al sound di Neil Young e dei suoi Crazy Horse,
nonchè alla mai dimenticata stagione del Paisley Underground.
Dopo avere pubblicato l'interessante Devolver con il supporto dei
Luminarios, torna nuovamente all'attacco con un progetto scritto
a quattro mani, servendosi della voce e del songwriting di Billy Sedlmayr,
anch'egli musicista apprezzato nella scena locale. Evidentemente il successo
di pubblico e critica raccolto dal lavoro precedente (è stato di
gran lunga il "best seller" dell'anno in casa Blue Rose), ha
spinto il buon Rich a riproporsi con un disco che segue il solco tracciato
nella sua precedente carriera solista. Le chitarre parlano il linguaggio
del migliore rock americano dei primi anni ottanta, una ideale resurrezione
dei suoni che hanno reso indimenticabili bands come i Dream Syndacate
o i Green On Red: roots rock tirato e chitarristico, con punte
di psichedelia ed acidi assoli connessi, e ballate country oriented dai
sapori dichiaratamente younghiani, sulle quali si innesta alla perfezione
la malinconica voce di Sedlmayr. Fanno al caso nostro le due ballate piazzate
in apertura: The fifty percenter e Amelia hanno i colori
della migliore tradizione country rock dei seventies, atmosfere da grandi
spazi come effettivamente possono esserci in Arizona e chitarre che si
stagliano limpide sullo sfondo. En passant torna tra la polvere
del Paisley, mentre Grace by which you fall e Nacodoces
hanno un andamento tra l'acustico e l'elettrico che ricorda non poco alcune
cose di Chris Cacavas da solista. Ma il piatto forte del
disco resta comunque quella serie di sfuriate rock, epiche e melodiche
al tempo stesso, tanto care a personaggi come Steve Wynn, qui perfettamente
rappresentate in episodi quali Careless, Cherry betrayal
e nel finale incadescente di Apology, sette minuti e mezzo di trascinante
american rock'n'roll. Un po' nostalgico forse, ma suonato con una perizia
in materia che ha pochi rivali.
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