Fedele
alla sua intelligente politica del recupero, l'olandese Munich pubblica
il nuovo capitolo della saga Gourds, che proprio nuovo non è,
visto che si tratta della riproposizione di un ep, uscito originariamente
su Watermelon nel '98 a ridosso del secondo lavoro (Stadium Blitzer)
e per l'occasione ampliato (da 8 a 12 brani) nei contenuti e mutato persino
nel titolo (dall'improponibile Gogitchhyershinebox ad un più
stringato Shinebox). Non cambia tuttavia la sostanza ed il senso
primario del disco, una strampalata raccolta di covers e traditionals,
alcuni in studio, altri dal vivo, stravolti dal trattamento personalissimo
della band, indubbiamente una delle formazioni più eclettiche e
funanboliche del panorama texano, loro che hanno pianta stabile in quel
di Austin. Come giudicare altrimenti una combricola di egregi musicisti
(sono in cinque, tra i quali spicca il nome di Max Johnston, in
passato con Uncle Tupelo e Wilco) dediti ad una sgangherata performance,
prettamente acustica, tra country-rock, hillibilly ed un folk d'assalto
alla Pogues con influssi messicani. Il repertorio non lascia dubbi sull'eterogeneità
dei loro gusti, passando con irriverenza da Gin & Juice (riproposizione
in chiave alternative-country di un classico del gansta-rap, a firma Snoopy
Doggy Dogg) e Ziggy Stardust (si, proprio quella di David Bowie)
a Omaha di Billy Joe Shaver e Two Gilrs di Townes Van Zandt,
mischiando sacro e profano, con l'alternarsi al canto dei due leader originari
del gruppo, Jimmy Smith e Kevin Russell. Registrato in parte in due studios
di Austin ed in parte catturato dal vivo ad Amsterdam, Shinebox non da
l'impressione di far parte dei loro dischi più significativi (rivolgersi
per esempio all'ultimo Bolsa de Agua): per cui, nonostante un apprezzabile
atteggiamento informale di fondo, risulta un prodotto "only for fans",
e non so quanti ce ne siano dale nostre parti...
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