Scorgendo
superficialmente la copertina, a dire il vero un po' anonima (è
proprio vero che a volte siamo spinti ad indagare sul contenuto di un
cd solamente da un'immagine), ed il look "rasato", di Brian
Jay Cline si sarebbe portati a pensare che sia un rocker duro e crudo,
poco sensibile al fascino del rock'n'roll delle radici. Niente di più
sbagliato ovviamente, tanto è vero che Twisty Town si presenta
come un pregevole debutto solista per questo giovane chitarrista di Las
Vegas, già attivo da diversi anni sulla scena locale come sideman
in altre bands del settore. Acerbo quanto si vuole, specie nella produzione,
il disco possiede tuttavia un suono convincente, derivativo certo, ma
con un'innegabile personalità. Puro heartland rock, chitarre (lo
stesso Brian, coadiuvato da J.J. Johnson, quest'ultimo anche nel
ruolo di produttore) che filano dritte come un treno, un inconfondibile
retrogusto stadaiolo che facilmente riesce a collocare il ragazzo nel
grande albero genealogico del mainstream rock americano, tra gli istinti
melodici di Tom Petty ed il sound carico di Mellencamp e
Steve Earle, specie quello della seconda metà degli anni
ottanta. In realtà tra le pieghe di queste undici canzoni affiorano
soprattutto vicinanze d'intenti con alcune più o meno giovani country-rock
bands texane come Loose Diamonds (qualcuno se li ricorda?) e Reckless
Kelly: un misto di melodia pop, radici e tanto rock'n'roll da strada
maestra. Esemplare in tal senso l'apertura con la vivace Road Map
ed il sound roots-pop di pezzi quali Happiest e Fading,
anche se è nelle ballate dove risulta facile individuare un ulteriore
aumento della carica pop di Twisty Town. Ad esempio 5th &
nowhere, che si apoggia ad un arrangiamento di tastiere e si addolcisce
con i cori femminili di Nicole Sottile, oppure la più
mossa Time slips through my hands, pop-rock dalle movenze vagamente
british. It's hard to breathe staziona a metà del guado,
perchè unisce chitarre al dente ed un ritornello più sbarazzino;
Brand new start carbura semplice rock'n'roll, ingenuo e strasentito,
ma sempre ben accetto e No simpaty tonight chiude il sipario lasciando
ben sperare sul futuro di questo giovane rocker perso nel deserto del
Nevada: un'armonica springsteeniana fende l'aria, mentre alle spalle chitarre
elettriche e tastiere si incrociano, donando un sapore epico a tutto il
brano.
www.brianjaycline.com
www.milesofmusic.com
|