Rich
Hopkins è uno di quegli artisti irrimediabilmente destinati
all'inferno della serie minore del rock americano, nonostante un buon
talento che potrebbe fargli guadagnare maggiore considerazione dagli addetti
ai lavori. Misteri, nemmeno tanto nascosti ed inspiegabili, del circo
rock, che spesso possono gettare nello sconforto e nella frustrazione
più totale. Nel caso in questione invece, il nostro eroe continua
imperterrito a produrre ottimo rock'n'roll da vent'anni, senza cedere
in ispirazione, pur con i suoi immancabili alti e bassi. A partire dal
desert rock dei Sidewinders (poi Sand Rubies), band leggendaria
dalle parti di Tucson, Arizona, durante tutti gli anni '80, fino alle
sue innumerevoli incarnazioni successive, Hopkins ha sempre mostrato una
propensione quasi maniacale verso quell'inconfondibile impasto di chitarre
modello Young and Crazy Horse, ballate desertiche e infiltrazioni pop,
che facilmente riescono a collocare la sua produzione accanto ai nomi
di Steve Wynn, Chris Cacavas e di tutti gli eroi minori dell'indimenticata
stagione del rock californiano denominata Paisley Underground. Da tempo
stabilitosi nella famiglia Blue Rose, Rich è diventato uno degli
artisti di punta dell'etichetta ed il suo ultimo lavoro di studio, Devolver,
è risultato uno dei più venduti in assoluto dalla casa tedesca.
Rispetto al pur ottimo Devolver, My Lucky Stars sembra godere
di maggiore unitarietà, abbandonando certi sperimentalismi e trovate
del predecessore. Ne guadagnano le canzoni: ottime su tutti i fronti,
compatte e convincenti, scorrono senza intoppi sino alla fine, tra coivolgenti
sventagliate elettriche di scuola Young (il suo unico inseparabile "amore"),
ballate da spazi aperti e propensioni melodiche. Hopkins possiede il raro
dono di una scrittura classica, che pochi oggi sono in grado di mostrare,
e brani quali l'avvolgente Train of love e Swollen tongue
o la furia rock'n'roll di Wildhare-lordsburg blues ne sono una
testimonianza incontestabile. Nel mezzo ci troverete qualche ballata un
po' di mestiere, ma anche di indubbio trasporto come Mexican divorce,
Spoiled milk o la conclusiva, davvero epica, El camino e
gli inevitabili "cedimenti" younghiani: N.Y. Blues, in
cui risalta tutta la passionalità di Hopkins alla solista, avrete
forse intuito a chi è dedicata e Walk away riporta a galla
un country-rock ruspante periodo Zuma. My Lucky Stars regge su tutti i
fronti, complici gli stessi insostituibili compagni, i Luminarios,
e si rivela il suo disco più completo.
www.bluerose-records.com
www.sanjacintorecords.com
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