Trentatrè minuti di pura follia rock'n'roll passata a bagno nelle
acque limacciose delle paludi sudiste: i Legendary Shack Shakers
sono giovani e ribelli (sporchi e cattivi va da sè), hanno swing
da vendere e non si vergognano di maltrattare la storia della musica popolare
americana. Suonano il solito intruglio di radici e rock'n'roll, ma come
tutti i musicisti intelligenti, le sanno plasmare, trasformare ed adattare
ad una sensibilità nuova, più al passo coi tempi verrebbe
da dire. Cockadoodledon't, improbabile titolo che la dice
lunga sullo spirito che li anima, è un esordio che ha fatto parlare
molto gli addetti ai lavori dell'altra Nashville: la musica dei loro infuocati
live shows è arrivata alle orecchie della benemerita Bloodshot,
che ha deciso di ristampare il disco, uscito in prima battuta a livello
indipendente. Col. J.D. Wilkes (voce sopra le righe, armonica e
banjo) e Joe Buck (chitarre ed altri strumenti assortiti) sono
due "schizzati" musicisti che si sono fatti le ossa nella band
di un altro ribelle del nuovo country, Hank III, prima di mettere in scena
la loro personale commedia. Si fanno aiutare da Mark Robertson
(basso), Paul Simmons (batteria) e Donnie Herron (...non
rilevato) per imbastire dodici canzoni che vagano tra echi rockabilly,
country-blues e swamp-rock sudista, chitarre punk e ritmi bluegrass. Pinetree
Boogie apre il sipario e mantiene le promesse del titolo: boogie infernale,
un riff che ti si appiccica addosso ed un'armonica affilata come una lama.
CB Song finisce nel bayou e pare di ascoltare i Blasters (o i Creedence,
fate voi) sotto gli effetti di qualche strana sostanza. Fin qui una bella
scarica di energia, ma i lampi di genio arrivano improvvisi con il ritmo
psicotico di Help Me From My Brain, country old-time in stile gotico
con riverberi ed un banjo minaccioso. Le sgangherate Shakerag Holler
e Clodhopper rincarano la dose bluegrass prima di essere assaliti
da uno strano miscuglio punk-blues a tempo di ska (ma cosa ho detto?)
che porta il nome di Bullfrog Blues. Non c'è un attimo di
pausa: i mille risvolti dell'american music sono passati in rassegna alla
velocità della luce. Blood on The Bluegrass è una
splendida murder-ballad sullo stile dei Sixteen Horsepower guidata da
banjo e violino, l'allucinato psycobilly di Wild Wild Lover e la
cover del classico Shake Your Hips sono un'accoppiata che attraversa
una linea ideale tra Gun Club e Cramps, mentre Hoptown Jailbreak
è una sveltina rock'n'roll di meno di un minuto e mezzo che mette
il buonumore. A loro modo geniali, i Legendary Shack Shakers sono i nostri
nuovi beniamini.
(Fabio Cerbone)
www.cockadoodledont.com
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