Legendary Shack Shakers - Cockadoodledon't Bloodshot 2003

Trentatrè minuti di pura follia rock'n'roll passata a bagno nelle acque limacciose delle paludi sudiste: i Legendary Shack Shakers sono giovani e ribelli (sporchi e cattivi va da sè), hanno swing da vendere e non si vergognano di maltrattare la storia della musica popolare americana. Suonano il solito intruglio di radici e rock'n'roll, ma come tutti i musicisti intelligenti, le sanno plasmare, trasformare ed adattare ad una sensibilità nuova, più al passo coi tempi verrebbe da dire. Cockadoodledon't, improbabile titolo che la dice lunga sullo spirito che li anima, è un esordio che ha fatto parlare molto gli addetti ai lavori dell'altra Nashville: la musica dei loro infuocati live shows è arrivata alle orecchie della benemerita Bloodshot, che ha deciso di ristampare il disco, uscito in prima battuta a livello indipendente. Col. J.D. Wilkes (voce sopra le righe, armonica e banjo) e Joe Buck (chitarre ed altri strumenti assortiti) sono due "schizzati" musicisti che si sono fatti le ossa nella band di un altro ribelle del nuovo country, Hank III, prima di mettere in scena la loro personale commedia. Si fanno aiutare da Mark Robertson (basso), Paul Simmons (batteria) e Donnie Herron (...non rilevato) per imbastire dodici canzoni che vagano tra echi rockabilly, country-blues e swamp-rock sudista, chitarre punk e ritmi bluegrass. Pinetree Boogie apre il sipario e mantiene le promesse del titolo: boogie infernale, un riff che ti si appiccica addosso ed un'armonica affilata come una lama. CB Song finisce nel bayou e pare di ascoltare i Blasters (o i Creedence, fate voi) sotto gli effetti di qualche strana sostanza. Fin qui una bella scarica di energia, ma i lampi di genio arrivano improvvisi con il ritmo psicotico di Help Me From My Brain, country old-time in stile gotico con riverberi ed un banjo minaccioso. Le sgangherate Shakerag Holler e Clodhopper rincarano la dose bluegrass prima di essere assaliti da uno strano miscuglio punk-blues a tempo di ska (ma cosa ho detto?) che porta il nome di Bullfrog Blues. Non c'è un attimo di pausa: i mille risvolti dell'american music sono passati in rassegna alla velocità della luce. Blood on The Bluegrass è una splendida murder-ballad sullo stile dei Sixteen Horsepower guidata da banjo e violino, l'allucinato psycobilly di Wild Wild Lover e la cover del classico Shake Your Hips sono un'accoppiata che attraversa una linea ideale tra Gun Club e Cramps, mentre Hoptown Jailbreak è una sveltina rock'n'roll di meno di un minuto e mezzo che mette il buonumore. A loro modo geniali, i Legendary Shack Shakers sono i nostri nuovi beniamini.
(Fabio Cerbone)

www.cockadoodledont.com