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Cambio
di etichetta per gli Hadacol, ora approdati all'attiva Slewfoot
del loro produttore Lou Whitney, ma stessa ricetta del passato,
con il vantaggio di una maggiore coesione, di migliaia di chilometri macinati
sulle highways americane e dell'acquisto di un nuovo batterista. Saldamente
condotta dai fratelli Greg e Fred Wickam, la band del Missouri
conferma il suo ruolo non indifferente nel panorama alternative-country
del momento: in un ipotetico albero genealogico del genere, sono tra le
realtà più ruspanti e convincenti sbucate dalla seconda
generazione roots, grazie ad una singolare caratteristica, quella di porsi
come una verace blue-collar band alle prese con la tradizione country.
Hanno mutuato il nome da un potente liquore che sponsorizzava gli show
radiofonici di Hank Williams negli anni quaranta e questo dovrebbe spiegare
ogni cosa sui loro gusti musicali. Le chiassose chitarre sparse lungo
tutto All In Your Head tradiscono però influenze
molteplici e meno scontate di quanto si possa immaginare, proseguendo
sulla linea del precedente Better
Than This. L'incontro tra l'anima operaia e springsteeniana
dei fratelli Wickam (tra l'altro due autori da non sottovalutare), qui
rappresentata da ballate come Already broken e Libby's tune,
il country'n'roll spiccio alla Johnny Cash di Down again e What
I'm doing wrong e qualche sfuriata rock alla Bottlerockets (lo sconvolgente
trattamento riservato al traditional Little Sadie o la stessa
All in your head), lascia l'impressione di un gruppo nettamente
in crescita e sopra la media del settore, coriacei rappresentanti di quel
sottobosco roots americano che non vorremmo sparisse mai. |