Ma in che anno siamo finiti? E soprattutto chi diavolo è questo
Mike Barfield, che si diverte a giocare con la storia del rock'n'roll?
Le notizie a disposizione ci aiutano a chiarire i nostri legittimi dubbi:
già leader dei texani Hollisters, country-rock band ruspante
messasi in luce nei circuiti indipendenti Americana, ha deciso di lasciare
al palo quella esperienza e mettere in piedi un progetto solista che racchiudesse
le sue innumerevoli influenze musicali. Il risultato, Living Stereo,
ruba un sorriso non tanto per l'originalità, quanto al contrario
per essere un competente lavoro di revival, talmente fedele al passato
che sembra di stare a sentire dei nastri inediti del 1960, o giu di lì
(basterebbero titolo e copertina, d'altronde, a spiegare tutto). Tra brani
orginali e cover da intenditore, Barfield mischia le sue radici texane
con il soul, la country music d'epoca con il rhythm'n'blues ed il rock'n'roll
primordiale, andando a ripescare una I've Been Abused firmata Chester
Burnett (ovvero Howlin' Wolf), She's a Yum Yum del grande autore
Dallas Frazier, You got What It Takes di Joe Tex e Signed, Sealed
and Delivered di sua maestà James Brown. Gli riesce tutto bene,
anche perchè la voce non gli manca di certo, e in più può
contare su un bel gruppo di musicisti che lo spalleggiano alla grande,
comprese Tiffany and The Gospel Motions alle backing vocals. Gli episodi
orginali non sono tuttavia meno dignitosi, anzi: Twist It andrebbe
benissimo per animare la vostra prossima festa tra amici, Look at Me
e Confession Time sono pura honky-tonk music, mentre Lovers
Prison swinga che è un piacere. Certo sarebbe sempre consigliabile
rintracciare gli originali, ma non è il caso di fare gli schizzinosi
se la rilettura è onesta e divertente come quella proposta da Mike
Barfield.
(Davide Albini)
www.hollisters.com
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