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marzo 2001, Schuba's Tavern in Chicago, la serata che verrà ricordata
come l'ultima
notte dei Blue Mountain, la notte dell'adesso o mai più.
Ad un anno abbondante dal loro scioglimento, Tonight It's Now or
Never mette il sigillo definitivo sull'avventura della band di
Oxford, Mississippi e lo fa con un monumentale doppio live che raccoglie
l'intero set di quella magica e malinconica serata. Ventuno canzoni che
funzionano esattamente da greatest hits (se di successi si può
parlare, per un gruppo che ha fatto dell'oscurità il suo marchio),
ripercorrendo una carriera intera, dagli acerbi esordi degli Hilltops
fino all'omaggio-capolavoro sulle radici folk, Roots, di due anni fa.
Nella formazione più ristretta possibile (Cary Hudson, chitarre;
Laurie Stirratt, basso; Ted Gainey, batteria) lo show propone
sia il lato crudo, selvaggio e sporco del loro southern-rock imbrattato
di radici hillbilly e country rurali, sia il volto romantico, popolato
dai fantasmi dell'America dei pionieri e dalle loro antiche ballate celtiche.
Roots-rock ridotto all'osso, grezzo, ringhioso ma al tempo stesso di una
grazia infinita: il live mette in luce la compatezza della sezione ritmica,
il suo galoppare a rotta di collo e l'immenso talento chitarristrico (senza
contare una voce che vale oro) di Cary Hudson, insostituibile perno musicale.
E' lui che guida impunemente i Blue Mountain dal paradiso old-time di
Young and Tender Ladies e Banks of Ponchantrain all'inferno
rock'n'roll di Sleepin' In My Shoes, Poppa e Black Dog,
imbracciando con la stessa foga chitarre acustiche ed elettriche. Unico
appunto il sound non propriamente professionale di Tonight's It's Now
or Never, che potrebbe passare per un bootleg di buona fattura...ai fans
dovrebbe importare poco, ai neofiti un avvertimento. Grandissima band,
siano lodati.
(Fabio Cerbone)
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