In
pausa di riflessione dalla sua principale attività, quella di leader
dei Bare Jr., corrosiva rock'n'roll band a metà strada tra le roots
della provincia ed un punk-rock arrembante, Bobby si concede un piccolo
sipario da songwriter integerrimo. Young Criminals Starvation League,
oltre a possedere uno dei titoli più curiosi dell'anno, è
anche una vera rivelazione per chi lo credeva capace solamente di crepitanti
impennate elettriche: messi i panni del folk singer, Bobby Bare jr.
ruba un briciolo d'ispirazione al padre (famosa icona della country music
negli anni sessanta), inventandosi tuttavia uno stile alquanto singolare,
che rivisita le proprie radici rurali con una sensibilità pop&soul
soffice e vagamente sixties. Si fa aiutare nell'operazione da molti amici,
compresi diversi componenti dei Lambchop e da un'intera sezione
fiati, la quale costituisce una delle trovate più geniali del disco.
La presenza di quest'ultima caratterizza le melodie spensierate di I'll
Be Around e Flat Chested Girl From Maynardville, folk-rock
fantasioso e fuori moda, che mischia suggestioni beatlesiane, i profumi
country della Nashville classica di metà anni sessanta con un canto
sgraziato e sofferente. A tratti malinconico ed ombroso nella sua veste
ostinatamente acustica (il folk-blues di Mehan, la dylaniana Dig
Down), altre volte volutamente goffo nelle sue melodie (The Monk
at The Disco), il disco scivola via con gusto, assecondando l'umore
stralunato dell'autore, che passa da una versione rootsy di What Difference
Does It Make (brano degli Smiths) al country-soul elegante di The
Ending, per finire nelle braccia di un classico della canzone americana
(a firma Shel Silverstein) quale Painting her Fingernails. Imperfetto
e molto naif nelle intenzioni, Young Criminals Starvation League potrebbe
aprire la strada ad un nuovo interessante songwriter.
(Fabio Cerbone)
www.barejr.net
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