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Cory Branan - The Hell You Say Madjack 2002
 

Strana iniziativa per una giovane promessa della scena roots sudista: ad un anno di distanza dalla pubblicazione di The Hell You Say, Cory Branan ripropone il suo debutto in una nuova versione rivisitata, con una scaletta leggermente differente ed un paio di sostituzioni. Nell'atteggiamento informale, quasi istintivo, e nel clima arruffato del suo alternative-country si possono scovare molteplici segnali del suo background musicale, dove pare abbia ricoperto un ruolo fondamentale l'opera di John Prine. La capacitą di alternare veementi e scomposte tirate elettriche con una lunga serie di delicate e persino fragili ballate rootsy, sono tutti elementi pił che sufficienti a descrivere il talento acerbo ma assai promettente di Cory Branan. Motivi per restare sedotti dalle sue composizioni ve ne sono parecchi, prima fra tutti quella voce piena di tensione emotiva, a tratti incerta e spezzata, che riporta alle sensazioni suscitate dal giovane Ryan Adams nelle prime uscite con i Whiskeytown (un brano come Spoke Too Soon sembra sbucare dalle session di Stranger's Almanac). In tema di nobili paragoni, sarebbe il caso di segnalare come il songwriting un poco depresso e solitario di Branan colga a piene mani non solo nel songbook del citato John Prine, ma anche dello Steve Earle pił folk (le dolci trame di Tame e Whiskey Grove), perdendosi poi delicatamente in ballate dall'impianto esile e sussurrato (in Crackerjack Heart e Love Song 8 le affinitą con il Ryan Adams di Heartbreaker si fanno quasi imbarazzanti), e ristabilendo infine il giusto carico di energia con il roots-rock impetuoso, anche se leggermente di maniera, di Miss Ferguson e Jolene. Tutto materiale sufficiente a candidarlo tra le promesse pił degne di attenzione del momento.
(Fabio Cerbone)

www.corybranan.com