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Richard Buckner - Impasse Fargo 2002 1/2

Il percorso artistico di Richard Buckner si fa sempre più intransigente: dopo essersi ritagliato una dimensione assolutamente originale e solitaria nell'universo della canzone d'autore americana, all'incrocio fra tradizione country-folk e deviazioni indie-rock, sembra essersi chiuso su se stesso, ancora più ermetico che in passato. Non si è mai presentato come un grande comunicatore, con quelle ballate aspre e quei suoni aguzzi e scarni, ma il corso inaugurato da Impasse appare votato all'assoluta indipendenza: Richard si occupa di tutta la strumentazione, con il solo ausilio dell'ex-moglie Penny Joe Buckner alla batteria, e mette in piedi un affresco folk-rock come sempre incupito e tormentato. Quindici bozzetti elettro-acustici racchiusi in trentatrè minuti di una musica che rappresenta una sorta di flusso di coscienza, quasi si trattasse di un'unico interminabile brano, atmosfere che si contorcono intorno agli stessi accordi ed una voce che mormora le sue sofferenze amorose. Impasse non calpesta nuovi terreni musicali, marchiato a fuoco dallo stile personalissimo dell'autore, ma sembra perdere per strada la varietà di soluzioni offerta in passato dalle illustri collaborazioni in campo post-rock: più elettrico (Born Into Giving it Up) e finanche "gioioso" e melodico (Hoping Wishers Never Lose) rispetto al progetto The Hill, inciso con il supporto dei Calexico, il nuovo lavoro introduce un timido ed efficace tappeto di tastiere (Count Me in On This One, Were You Tried & Not as Tough, I Know What I Knew), acquista a tratti sapori new-wave (A Year Ahead...& a Light), ma appoggia in fondo sulle stesse intuizioni di capolavori quali Since e Devotion+Doubt. Logico che non raggiunga la diversità di umori di quei dischi, tuttavia non può essere taciuto il notevole lavoro di Richard alle chitarre, anche in assenza di importanti contributi esterni. Impasse è la testimonianza di un songwriter assolutamente atipico: difficile imbrigliarlo nelle catene dell'alternative-country e tanto meno accostarlo all'universo roots provinciale, Buckner vive in un mondo a parte, mutando pelle ad ogni disco, pur mantenendo un'impronta inconfindibile. Lo capiranno in pochi, come sempre accade ai "non allineati"
(Fabio Cerbone)

www.richardbuckner.com