Il percorso artistico di Richard Buckner si
fa sempre più intransigente: dopo essersi ritagliato una dimensione
assolutamente originale e solitaria nell'universo della canzone d'autore
americana, all'incrocio fra tradizione country-folk e deviazioni indie-rock,
sembra essersi chiuso su se stesso, ancora più ermetico che in
passato. Non si è mai presentato come un grande comunicatore, con
quelle ballate aspre e quei suoni aguzzi e scarni, ma il corso inaugurato
da Impasse appare votato all'assoluta indipendenza: Richard
si occupa di tutta la strumentazione, con il solo ausilio dell'ex-moglie
Penny Joe Buckner alla batteria, e mette in piedi un affresco folk-rock
come sempre incupito e tormentato. Quindici bozzetti elettro-acustici
racchiusi in trentatrè minuti di una musica che rappresenta una
sorta di flusso di coscienza, quasi si trattasse di un'unico interminabile
brano, atmosfere che si contorcono intorno agli stessi accordi ed una
voce che mormora le sue sofferenze amorose. Impasse non calpesta nuovi
terreni musicali, marchiato a fuoco dallo stile personalissimo dell'autore,
ma sembra perdere per strada la varietà di soluzioni offerta in
passato dalle illustri collaborazioni in campo post-rock: più elettrico
(Born Into Giving it Up) e finanche "gioioso" e melodico
(Hoping Wishers Never Lose) rispetto al progetto The Hill,
inciso con il supporto dei Calexico, il nuovo lavoro introduce un timido
ed efficace tappeto di tastiere (Count Me in On This One, Were
You Tried & Not as Tough, I Know What I Knew), acquista
a tratti sapori new-wave (A Year Ahead...& a Light), ma appoggia
in fondo sulle stesse intuizioni di capolavori quali Since e Devotion+Doubt.
Logico che non raggiunga la diversità di umori di quei dischi,
tuttavia non può essere taciuto il notevole lavoro di Richard alle
chitarre, anche in assenza di importanti contributi esterni. Impasse è
la testimonianza di un songwriter assolutamente atipico: difficile imbrigliarlo
nelle catene dell'alternative-country e tanto meno accostarlo all'universo
roots provinciale, Buckner vive in un mondo a parte, mutando pelle ad
ogni disco, pur mantenendo un'impronta inconfindibile. Lo capiranno
in pochi, come sempre accade ai "non allineati"
(Fabio Cerbone)
www.richardbuckner.com
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