Nato
come pianista ed organista di classe sopraffina, quando il suo solismo
dirompente faceva entrare nella leggenda i primi lavori dei Green on Red,
Chris Cacavas si è inventato una seconda giovinezza, imbracciando
la chitarra elettrica e seguendo le orme di un Neil Young acido e tagliente.
Finchè ha avuto come spalla i fedeli Junkyard Love (sorta
di inseparabili Crazy Horse) la sua produzione è stata sempre avvincente,
anche se parecchio derivativa: lavori quali Good Times o New Improved
Pain (il suo capolavoro) restano fulgidi esempi di un rock psichedelico
oscuro e vibrante. La dipartita dai vecchi compagni ha comportato un evidente
appannamento di idee, che continua a farsi sentire in Bumbling Home
From the Star, secondo episodio a firma solitaria. I nuovi musicisti
cambiano prospettive ed arrangiamenti: Jesse Wilder alle chitarre
non è John Thoman (anello insostituibile dei
Junkyard Love) e la differenza si sente. Come e più dei precedenti
Anonymous e Dwarf Star le atmosfere si fanno eccessivamente depresse e
ripetitive, un folk-rock rarefatto e spruzzato di psichedelia (California,
tra i momenti migliori), notturno e sussurrato (I Just Killed a Man),
dall'impostazione acustica (Sucker, It's all Over), con
rarissime impennate di elettricità (On My Back, Goodbye
Friend). Nel tentativo di riscattare un pugno di canzoni col fiato
un po' corto spuntano un trombone (Chris Colonier) in Saviour
ed un vago sapore pop in Don't Think Twice, uno dei frammenti più
legati al suo passato e per questo motivo rivelatore di un talento che
vorremo vedersi riscattare. In questi anni è già capitato
ad altri suoi vecchi amici di impantanarsi (Steve Wynn, Chuck Prophet)
e poi riuscire a risorgere: diamo una chance anche al buon Chris.
(Fabio Cerbone)
www.chriscacavas.com
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