Da quel grande bacino di talenti che resta il North Carolina un'altra
solida realtà alternative-country: i Cast Iron Filter non fanno
mistero di influenze da roots band con gusti tra il country-rock classico
ed una punta di bluegrass. La produzione è curata dall'esperto Mark
Williams (mi pare abbia avuto a che fare anche con i Whiskeytown),
mentre in veste di ospite (in un paio di brani alla chitarra acustica)
arriva Mark Bryan dagli arcinoti Hootie and The Blowfish. Una precisa
predisposizione verso atmosfere acustiche e rurali prende il sopravvento
lungo tutti i quattordici gli episodi di This Ugly Town,
tanto che una delle critiche più immediate va rivolta proprio al sound
eccesivamente monocorde, ripiegato spesso sulle stesse sonorità
e sugli stessi giri armonici. Non si discutono tuttavia le qualità strumentali
della formazione, che ha i suoi punti di forza maggiore nell'energica
voce di Dustin Edge (responsabile anche delle chitarre acustiche)
e nell'accopiata mandolino (Mike Orlando) e pedal steel (Jim
Ashton), che contraddistingue ogni brano. Country-rock romantico e
spigliato, nonostante l'assenza assoluta di elettricità, radici ben salde
negli anni settanta, un vago sapore di west-coast tra le righe, con un
incalzante sezione ritmica: questa la ricetta della formazione. Le cose
migliori si ascoltano nell'iniziale Brand New Pants e in Temptress
of Washington, che rotolano sulle strade polverose del Midwest, o
nei numerosi ritratti di vita provinciale al centro dei loro testi (la
stessa Ugly Town, Americana Motel, Sheila and Jake).
Sono sporadici i cambi di rotta, fatta eccezione per uno struggente brano
strumentale, la bellissima danza zigana di Wreckless, in cui il
mandolino di Mike Orlando e il fiddle dell'ospite Glen Alexander
guidano una melodia antica e seducente, in uno dei momenti più ispirati
della raccolta
(Fabio Cerbone)
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