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Kasey Chambers - Barricades & Brickwalls Warner Bros. 2002 1/2

L'affetto crescente del pubblico Americana, i buoni riscontri di critica, la stima espressa da molti colleghi: tutto contribuisce a far brillare sempre più la stella di questa grintosa ragazza australiana, la quale, ironia della sorte, rappresenta la vera novità in fatto di country-rock made in Usa, nonostante le sue origini. Ha masticato musica fin da piccola, in una famiglia di avventurieri e musicisti, arrivando giovanissima ad una piena maturità: l'esordio con Captain (2000) è stato ricco di soddisfazioni e gli ha procurato gli elogi e le attenzioni di molti. Il nuovo lavoro prosegue sulle certezze del passato, forse meno ruspante e genuino, probabilmente più modellato sui gusti del grande pubblico, eppure lontano anni luce dalla paccottiglia che riempie le country charts americane. Il sound è semplicemente perfetto, limpido e scintillante (produce il fratello Nash) e Kasey Chambers ammalia con quella squillante vocalità alla Patsy Cline, scivolando di genere in genere: il disco non è solo country-rock di maniera (la cover di Still feeeling blue di Gram Parsons) e hillbilly music (A little bit lonesome, On a bad day), tutt'altro, e basta ascoltare la tensione roots-rock, molto Steve Earle, della stessa title-track o le atmosfere bluesy di Runaway train (con Buddy Miller) per rendersene conto. Not pretty enough e If I were you sono un'accoppiata di pop songs che potrebbe fare sfracelli in qualche radio dalla programmazione intelligente, mentre A million tears è una malinconica ballata che scalda il cuore (duetto con Matthew Ryan). Non sarà la nuova Lucinda Williams (troppo duro il confronto), come qualche sprovveduto critico ha sentenziato, ma un talento da tenere d'occhio eccome.
(Davide Albini)


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