E' vero, i Grand Champeen sono una delle band più interessanti
di quest'ultimo periodo. Non dimentichiamoci comunque che i ragazzi sono
in giro dall'estate del 1997 e che hanno all'attivo anche Out Front
By The Van (2000), album ben accolto dagli addetti ai lavori, gli
stessi che oggi li considerano i nuovi Uncle Tupelo o la reincarnazione
dei Replacements. Dire forzatamente che Battle Cry For Help
sia un nuovo Hollywood Town Hall, o qualcosa in grado di aprire nuovamente
le acque per lasciar evadere l'alt-country dai confini nei quali è stato
relegato, è molto dura. Chitarristico, vitale e senza un attimo di tregua,
l'album, evocativo dei primi Soul Asylum, è l'insieme di quattordici brani
che spaziano dal rock più accademico e diretto (Cottonmouth, Broken
Records) ad un sound famigliare al circuito meno tradizionale di Austin
(tracce di Slobberbone in Paper Rock Scissors e $2 In Silver),
e con riferimenti texani diretti agli Stones. Michael Crow, Channing
Lewis (entrambi impegnati alle chitarre e alle voci), Alex Livingstone
(basso) e Ned Stewart (batteria), oltre alle alchimie vocali che
condiscono tutta l'ultima produzione, utilizzano canali convenzionalmente
rock come veicoli per unire al suono strumenti come piano (per la corale
The Angel's Share) e pedal steel (per quel mainstream struggente
intitolato Sparks), alternando anche ballate classiche quali Four
Years ad un nuovo country-punk (per Miss Out e Nothin' On
Me). La commistione di sonorità differenti (comunque sempre confinate
in territori rock/alt-country) concede a Battle Cry For Help un'ampiezza
di riferimeti e suoni raramente riscontrabili nelle produzioni più recenti
che ci arrivano dall'altra parte dell'oceano, confermando così tutto quanto
di buono è già stato detto sulla band di Austin da tabloid notoriamente
autorevoli.
(Carlo Lancini)
www.grandchampeen.com
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