Ciclismo (il nome deriva da Pedro Delgado, vincitore del Tour De France
del 1988), indipendenza (per il loro battesimo musicale hanno deciso di
fondare la Chemikal Underground, audace etichetta indipendente che ha
saputo credere in Arad Stap e Mogwai) e spregiudicata creatività fanno
dei Delgados uno dei gruppi più curiosi ed interessanti della scena
scozzese e, perché no, anche di tutto il Regno Unito. Portavoce di un
noise pop articolato e ricco di arrangiamenti, il gruppo trova in Hate
il tassello mancante di una carriera sfociata, fino al 2000, in The
Great Eastern, album apprezzato da critica e pubblico. Il beginning
di The Light Before We Land, fatto di chitarre grezze, archi e
dolcezza, abbozza a quello che brani come All You Need Is Hate,
Child Killers consacrano ed evidenziano. Emma Pollock e
Alun Woodward, i due vocalist della band, si dividono le dieci
canzoni dell'album, guidando le melodie in modo fine e leggero, facendosi
aiutare da pianoforte, archi e cori (Woke From Dreaming), familiarizzando
da subito con sonorità pop (ottenute grazie all'uso di chitarre acustiche)
e percussioni preconfezionate in studio, come per la bellissima Coming
In From The Cold. L'espressione più triste riflessa dal grigiore di
Glasgow è lo specchio di alcuni passaggi di Never Look At The Sun,
brano a cui partecipa anche Dave Fridmann, già collaboratore dei
Mercury Rev. Per dirla tutta Hate ha poco da spartire con le pagine virtuali
di Rootshighway, è comunque un album che si merita, dopo una serie abbastanza
ampia di ascolti, un buon giudizio ed una considerazione totale. Insomma,
sto ritrattando quasi totalmente il mio "hate" per arrangiamenti
abbondanti e voci femminili.
(Carlo Lancini)
www.mantrarecordings.com/delgados
|