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Cosa trapela di nuovo dalla musica di questo giovane quartetto del Michigan?
Ad essere sinceri nulla in particolare che possa distinguerli da una lunga
tradizione coltivata in questi anni nella provincia americana. Eppure,
sarà la breve
durata (otto brani per trenta minuti scarsi, una sorta di ep) e la freschezza
che emana ogni singola nota, 1973 non spreca una sola canzone
e si candida felicemente tra le uscite indipendenti più oneste
che mi sia capitato di ascoltare di recente. Fatte salve dunque le inevitabili
accuse di "rubare" idee, accordi e ispirazione dal passato,
questi ragazzi sanno come far viaggiare le chitarre, unendo ad arte roots-rock,
elettricità e melodia. Greg Miller (voce e chitarre) e Mitch
Wood (basso) sono due vecchi amici che hanno unito le forze per mettere
in piedi il loro sogno rock'n'roll: quest'ultimo ha preso le sembianze
dei Dutch Henry, con l'aggiunta delle chitarre e del mandolino
di John Merchant e della batteria di Dan Reyers. Ad eccezione
di Midwest Blues, vivace country-rock firmato da Merchant, tutto
il materiale ha origine dalla coppia Miller-Wood, che devono aver consumato
fino alla noia i dischi di Johnny Cash e Steve Earle, aggiungendoci una
punta di rock operaio stile John Mellencamp. On A Dime parte col
piede giusto, il suono frizzante delle chitarre e gli ottimi impasti vocali:
da qui in poi si passa in rassegna una buona mezz'ora di roots-rock a
denominazione d'origine controllata, dalla vibrante elettricità
della title-track all'accoppiata Wealty Man (bello l'insero dell'organo)
e Poorhouse, che sembrano uscire da Exit O di Steve Earle, dalla
galoppata country-rock di Slow Moving Train alla dolce chiusura
acustica di Martha. 1973 è un piccolo disco che riappacifica
con i vecchi schemi del rock di provincia e i Dutch Henry una band che
non chiede altro se non trenta minuti di gloria. il disco è reperibile
all'indirizzo: |