By The Hand of The Father nasce come opera teatrale nel
1999 ad Austin e viene ufficialmente rappresentata nel giugno del 2000
in quel di Los Angeles, guadagnando critiche entusiaste. Il disco ne rappresenta
il naturale compendio, anche se evidentemente monco di fronte al mancato
sostegno del testo teatrale vero e proprio (tra un brano e l'altro qualche
breve parte recitata). Nonostante questo, si tratta di un afffascinante
e preziosissimo spaccato sulla cultura ispanico-messicana, ad oggi la
comunità non indigena più importante degli States (lo spagnolo
è la seconda lingua del paese). Al centro della storia l'esperienza
fondante dei primi immigrati messicani a cavallo tra '800 e '900 e la
loro lotta per mantenere un'identità culturale precisa, creando
quel famoso melting-pot di razze e tradizioni alla base del concetto di
America. Nasce così la prima generazione, a ridosso del periodo
della Grande Depressione, di Mexico-Americani: il concetto è sottolineato
nel frizzante tex-mex di Mexico-Americano (canta Cesar Rosas
dei Los Lobos), uno dei tanti miracoli sparsi nel disco (un altro è
la mirabile Ballad of The Sun And The Moon). Tra i numerosi ospiti
Ruben Ramos (Los Super Seven) nella ballata northena Did You
Tell Me e in Cancion Mixteca, Rosie Flores ai cori ed
il redivivo fratello di Alejandro, Pete Escovedo. Dal canto suo,
Alejandro recupera diversi gioielli del passato (Wave, la dolcissima
Rosalie, una robusta e percussiva Hard Road ripresa dal
periodo dei Tru Believers, With These hands), modellandoli con
una veste acustica, rigorosa e più consona al progetto, il quale,
sia chiaro, è pura contaminazione tex-mex, roots music del border
e ben poco rock'n'roll...anche questa è America.
(Fabio Cerbone)
www.bluerose-records.com
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