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A.A.V.V. - By The Hand of The Father Blue Rose 2002 1/2

By The Hand of The Father nasce come opera teatrale nel 1999 ad Austin e viene ufficialmente rappresentata nel giugno del 2000 in quel di Los Angeles, guadagnando critiche entusiaste. Il disco ne rappresenta il naturale compendio, anche se evidentemente monco di fronte al mancato sostegno del testo teatrale vero e proprio (tra un brano e l'altro qualche breve parte recitata). Nonostante questo, si tratta di un afffascinante e preziosissimo spaccato sulla cultura ispanico-messicana, ad oggi la comunità non indigena più importante degli States (lo spagnolo è la seconda lingua del paese). Al centro della storia l'esperienza fondante dei primi immigrati messicani a cavallo tra '800 e '900 e la loro lotta per mantenere un'identità culturale precisa, creando quel famoso melting-pot di razze e tradizioni alla base del concetto di America. Nasce così la prima generazione, a ridosso del periodo della Grande Depressione, di Mexico-Americani: il concetto è sottolineato nel frizzante tex-mex di Mexico-Americano (canta Cesar Rosas dei Los Lobos), uno dei tanti miracoli sparsi nel disco (un altro è la mirabile Ballad of The Sun And The Moon). Tra i numerosi ospiti Ruben Ramos (Los Super Seven) nella ballata northena Did You Tell Me e in Cancion Mixteca, Rosie Flores ai cori ed il redivivo fratello di Alejandro, Pete Escovedo. Dal canto suo, Alejandro recupera diversi gioielli del passato (Wave, la dolcissima Rosalie, una robusta e percussiva Hard Road ripresa dal periodo dei Tru Believers, With These hands), modellandoli con una veste acustica, rigorosa e più consona al progetto, il quale, sia chiaro, è pura contaminazione tex-mex, roots music del border e ben poco rock'n'roll...anche questa è America.
(Fabio Cerbone)

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