Fin
dalla copertina di dubbio gusto si colgono tutte le avvisaglie di un cambiamento
radicale. Non ci rimangiamo le lodi espresse per Kids
in Philly, fulminante concentrato di asperità roots-rock
e magnificenza springsteeniana, un incontro da stordimento tra le loro
radici blue-collar di rock band della East-Coast e il fremito della provincia
rurale americana, ma la realtà attuale dei Marah viaggia
su altri binari, confusi e irritanti oltre ogni limite. Serge e
Dave Bielanko, la coppia di fratelli alla guida della band, ha
fatto fuori la sezione ritmica, si è trovata nuovi compagni di
avventura (Jamie Mahon e Jon Kois i nuovi arrivi), ha cercato
un produttore alla moda (Owen Morris, già all'opera con
Verve e Oasis) ed ha persino pensato di registrare il tutto in Galles.
Sia chiaro, non è un delitto cambiare rotta: si possono anche mandare
al macero le roots americane, l'afflato soul e la fierezza operaia degli
esordi, ma il risultato dovrebbe almeno somigliare a qualcosa che si possa
chiamare rock'n'roll. Float Away With the Friday Night Gods
è tutto meno che questo: un pasticco di rock futurista (Float
Away avrà anche ospite Bruce Springsteen alla chitarra e voce,
ma non si sente), immerso in un muro di feedback senza senso, disturbi
elettronici, tra funky-rock indigeribile (People of The Underground)
e insulsi singoli pop da radio commerciale (Crying On an Airplane,
Shame). Si finisce per cercare rifugio nelle rare impennate elettriche,
che mettono in evidenza i loro amori punk-rock e la devozione per i Replacements,
ma non pensiate che le chitarre in Revolution o What 2 Bring
ricreino la magia del passato: qui tutto è anonimo e senza vie
d'uscita. Mi sembra un film già visto: il sostegno della critica
(per Kids in Philly), la delusione per le scarse vendite, il tentativo
di forzare il proprio suono e accattivarsi certo pubblico...lo scioglimento
dietro l'angolo. Non glielo auguro, ma visti i risultati...
(Fabio Cerbone)
www.marah-usa.com
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