Lucky Too è un disco per un viaggio da ore tarde,
da suonare in macchina, mentre state cercando di tornare a casa da una
serata un po' sopra le righe o magari mentre state cercando di orientarvi
in un posto in cui vi siete persi: le note di presentazione della Blue
Rose rasentano la perfezione e forniscono un'idea ben circoscritta del
sound e delle atmosfere contenute nel sesto disco solista di Michael
Hall, songwriter culto dell'immensa scena di Austin. Ex leader dei
Wild Seeds, coriacea rock'n'roll band texana della metà degli anni
ottanta, Michael ha proseguito sulla linea di una carriera ai margini
e per i marginali, impegnandosi in un roots-rock desertico e sgangherato,
tra i fantasmi degli Stones (richiamati in Sometimes I wish I'd never
heard the Rolling Stones), le pigre andature dei Green on Red più
alcolici (la stessa Lucky too, Four in the morning) ed una
certa confidenza con il rock asciutto e tagliente dei Crazy Horse di Neil
Young (Wild and True, Autopsy Blues). Lucky Too prosegue il sodalizio
avviato nel precendete Dead by Dinner con i Woodpeckers, arruffato
combo rock'n'roll al servizio di ballate solitarie (A heart needs a
home) e sventagliate elettriche (My girl bill) da garage-band,
con contorno una produzione (l'amico Jud Newcomb, ex Loose Diamonds) che
bada strettamente al sodo. Basso profilo rock, liriche scarne ed esistenzialiste,
per uno di quei affascinanti dischi di serie B, che non avrà dalla
sua perfezione stilistica e canzoni memorabili, ma una passione che rende
persino simpatiche le sue innumerervoli imprecisioni e godibilissimo quel
sound tra radici e rock'n'roll un po' sornione e "svogliato"
che tanto continua affascinare.
(Fabio Cerbone)
www.michaelhall.org
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