Più passa il
tempo e più mi accorgo che Tucson è la Broadway della musica, un luogo
in cui fatti e coincidenze si uniscono solo ed esclusivamente per generare
suoni unici ed affascinati, rigorosamente live. Broadway e non Hollywood.
Sì, perchè fra le colline di Los Angeles vanno forte i vari Tom Cruise,
i fantocci circondati da controfigure, mentre nella Grande Mela si recita
sul serio, e come a Tucson: live. Hardpan è un fatto, un progetto
nato da quattro discreti chitarristi, da quattro storytellers impareggiabili
che hanno deciso di unire brani e melodie, guardacaso in un periodo fatale,
ricco di coincidenze e, perché no, artisticamente ispirante: quello dell'11
settembre 2001. Immersi nel deserto dell'Arizona Todd Thibaud,
Joseph Parsons, Terry Lee Hale e Chris Burroughs,
insomma gli Hardpan, hanno unito le forze per dare vita ad un concentrato
dalle fondamenta acustiche, quasi completamente privo di percussioni e
stracolmo di sentimento, passione e frammenti di chitarra elettrica. Suonato
interamente live, l'omonimo album è un mix di stili che raggruppano l'America
musicale, dai primi passi del songwriting ad oggi. Dalla voce decisa di
Terry Lee Hale nascono le ballate più old style come Bad Luck Hand
e Dead City, due folk-blues decisi, e Black Cloud, una ballata
country in stile sixties, mentre dall'animo rock and roll di Chis Burroughs
esplodono pezzi musicalmente più completi ed elettrici (Closer To The
Border, Orville's Beads e Spokes On A Wheel). Joseph
Parsons è portavoce dello stile Desperado-west coast, alla Eagles insomma,
con brani evocativi corredati da una voce dolce e d'atmosfera (No Disguise,
Accidents e Carry Us Away). Gli indizi blue collar non potevano
che portare a Todd Thibaud, un musicista tanto grato a Springsteen (To
Bury An Angel) quanto a Steve Earle (Tucson Sky e She's
Over The Line), a cui vengono affidate apertura e chiusura di un piccolo
spaccato di tradizione e musical fatality: Hardpan
(Carlo Lancini)
www.hardpan.net
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