E' interessante notare come negli ultimi tempi si sia fatta largo una
numerosa schiera di revivalisti: è sempre esistita un'ampia fascia
di band dedite ad una rivisitazione meno "oltraggiosa" e radicale
delle radici, ma di recente il fenomeno sembra essersi allargato, forse
spinto da un generale interesse del pubblico per l'old-time music e tutto
ciò che odora di passato. Gli Hillbilly Idol, fin dal nome
che si sono scelti, hanno tutte le carte in regola per inserirsi in quel
filone di artisti, alcuni davvero interessanti, che provano a scoperchiare
un mondo sepolto, a metà strada tra country music vecchio stile,
swing, honky-tonk e rock'n'roll degli esordi. Tra gli esponenti di punta
abbiamo potuto apprezzare Dearilers, BR5-49 e Red Meat, giusto per citare
la punta dell'iceberg, intelligenti ricercatori di melodie del passato,
senza scadere nella melassa di Nashville. Il mondo di Paul Kovac,
Dave Huddleston e Al Moss (i tre autori del gruppo) si muove
su coordinate assai simili, seppure con un gusto del tutto indipendente:
un disco, il secondo per la band di Cleveland, brioso e schietto, senza
troppi manierismi di sorta, che sposa l'idea di una country music frizzante
e volutamente retrò. Ritmo da vendere, un'anima swing a cavallo
tra i quaranta e i cinquanta (No Time Like the Past), una spruzzata
di Texas che non guasta mai (Smack Dab In The Middle of Love, Radio
Flyer), profumi di border (Fingertips, Hillbilly Polka)
e qualche cover indovinata (She Didn't Even Know I Was Gone dei
Louvin Brothers). Tanta competenza strumentale ed una notevole versatilità
che permette di coprire le mille facce del genere senza batter ciglio:
tutto scorre con leggerezza, anche se mancano i sussulti...un limite da
scontare quando si seguono troppo alla lettera le lezioni del passato.
(Fabio Cerbone)
www.hillbillyidol.com
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