C'era
bisogno di un altro songwriter innamorato delle chitarre elettriche? Qualcuno
di sicuro vi risponderebbe di no, ma quando dietro nomi sconosciuti si
nascondono storie musicali fatte di assoluta indipendenza e dura gavetta,
noi cominciamo ad entusiasmarci, siamo fatti così. E' per questo
che il quinto lavoro di John Cate arriva come un fulmine a ciel
sereno: lui non è affatto un esordiente, ma riusciamo ad avere
un quadro più preciso della sua attività solo oggi, grazie
agli amici delle Blue Rose, che lo hanno pescato dai bassifondi del mercato
indie per proporlo al pubblico europeo. Ha debuttato nel '96, ma questo
quarantenne è attivo con svariate band fin dagli anni settanta,
e l'esperienza accumulata negli anni si sente tutta nel suo ultimo lavoro,
semplicemente intitolato V. Si respira un'aria familiare fatta
di robusto folk-rock cantautorale, chitarre gracchianti (il bravissimo
Paul Candilore, oltre allo stesso John Cate) e ballate di matrice
dylaniana (la bella Outsider, impreziosita dall'uso dell'armonica).
Molto Tom Petty dietro le quinte, specie quello più roots di Wildflowers,
a cominciare dall'apertura frizzante con Let You Down, anche se
i ricordi sembrano fermarsi dalle parti di autentici eroi minori quali
Willie Nile e Steve Forbert. Il roots-rock saltellante di Still in
Love With Her, l'impalcatura alla Byrds con il jingle-jangle di Without
You, le melodie ariose di Already Down portano dritti a quella
stagione di Nuovi Dylan, schiacciati dai sogni di plastica del
music business. Ad aumentare il tasso elettrico sono della partita una
vecchia banda di roots-rockers quali gli Swinging Steaks (qualcuno se
li ricorda?): l'energia che scaturisce dal felice matrimonio è
tutta da sentire in Television e It's Alright, rock'n'roll
bollente, i soliti tre accordi e via lanciati come un treno o nel country-rock
tutto nervi di Hangman. Finchè ci saranno questi tesori
nascosti, l'America in musica che amiamo non ci stancherà mai.
(Davide Albini)
www.johncate.com
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