Povero
è bello sembra suggerirci il buon Mark Jungers, fin dalle
scarne annotazioni all'interno del booklet e dalla grafica a dir poco
essenziale del suo secondo lavoro solista, Standing In Your Way.
Il paesaggio scarno e dichiaratamente rurale in copertina è lo
specchio di un songwriting immerso nei fantasmi dell'America di periferia.
Ruvido country-rock nelle intenzioni e nell'interpretazione della band
alle sue spalle, nonostante il sound sia completamente acustico, asciutto
e senza il minimo tentativo di un abbellimento qualsiasi. Originario del
Minnesota, ma da tempo in pianta stabile nel Texas, Jungers si è
barricato per qualche giorno in uno studio di Austin registrando in assoluta
presa diretta tredici canzoni che sono un'ode all'assoluta indipendenza.
Della partita fanno parte quattro solidi musicisti, tra cui si segnalano
le chitarre di Adrain Schoolar e il mandolino di Wes Green,
che garantiscono un supporto di qualità senza abbandonare mai l'idea
di un disco costruito con pochi mezzi e con molta anima. Insomma, tecnica
quanta ne volete, ma soprattutto cuore e trasporto, anche perchè
in mancanza di brani memorabili e produttori alla moda, vale proprio la
pena toccare le corde di un onesto roots sound provinciale. Jungers dibatte
la sua ispirazione tra ballate campagnole imbevute di Texas feeling fino
ai piedi (Conviction, Going Nowhere, Remorse Waltz)
qualche scalcagnata marcetta in odore di bluegrass (How Long, il
traditional Knoxville Girl) e veementi sferzate country-rock tagliate
dalla sua armonica. Sono proprio gli episodi racchiusi in quest'ultima
categoria a suscitare le impressioni più entusiaste: l'iniziale
Sentimental Guy, che con un trattamento elettrico farebbe un figurone
nel repertorio di Steve Earle, oppure l'incalzante country-blues di Unlucky,
dylaniana fino al midollo. Come sempre: good news from Texas State.
(Fabio Cerbone)
www.markjungers.com
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