Partiamo da qui: Milton Street, come del resto ogni lavoro
discografico di Peter Keane, non è un album interamente sorretto
da composioni originali. Non che questo sia un demerito, Anzi. Milton
Street ha la forza di basarsi su capisaldi folk-blues (Get Yourself
Another Fool o Shuckin' Sugar), per appoggiare su di essi ottimi
brani a base cantautorale (Everything But You). Traditional come
le bellissime I Wish I Was In Heaven Sittin' Down e Candyman,
entrambe ricche di atmosfera cotton field e legate alla memoria di musicisti
come Robert Johnson e Blind Willie McTell, sono i veicoli che traghettano
il suono verso la passionalità e il songwriting tipico di Keane, di stampo
folk blues e depositario della pesante eredità roots (pagata con Countin'
On Delilah e Who Is That Man). Musicalmente vicino ad artisti
del calibro di Bill Morrissey e Eric Bibb, Keane dissocia notevolmente
dal contesto nel quale si trova ad esprimersi: Austin, città dalle tradizioni
country-rock e blues, non è il posto più adatto per promuovere un genere
in bilico fra la contea americana e le vie fumose di New York (presenti
nelle note di I Wanna Be Your Lover, composizione inedita di Bob
Dylan datata 1966). Originario dell'Ohio, Peter Keane riesce comunque
a conservare le radicate venature musicali della propria terra, modellandosi
addosso, nota dopo nota, un genere di matrice nera come il folk blues.
Brani del calibro di Shorty Said e Wind's Gonna Blow My Blues
Away sono esempi di notevoli capacità fingerstyle accompagnate ad
una voce roca ed appassionante, ispirata ed in linea con le melodie proposte.
(Carlo Lancini)
www.peterkeane.com
|