Partecipare
ad un tributo di cui tu stesso sei l'oggetto dell'attenzione di altri
interpreti non è facile: Ray Davis, oltre alla sua presenza con
un duetto in compagnia di Damon Albarn per il classico Waterloo Sunset,
ha seguito This Is Where I Belong fin dalla sua nascita.
Il risultato non può che essere notevole ed il progetto merita considerazione
ed attenzione: il motivo è insito in ogni canzone. Ovviamente il cast
non è da sottovalutare, ed oltre al già citato Damon Albarn, troviamo
Steve Forbert, Cracker, Yo La Tengo, Lambchop, Josh Rouse e tanti altri.
Di notevole interesse è anche la vastità di generi che si sposano perfettamente
con la musica e le parole di Davies e dei suoi Kinks. Ogni artista reinterpreta,
chi più e chi meno, in modo molto personale ogni singolo brano, basti
pensare alla solare No Return proposta da Bebel Gilberto o al country
Hankiano di Tim O'Brien e della sua visone di Muswell Hillbilly.
Le
Canzoni:
L'album parte a
ritmo di rock con i Fountains Of Wayne
che reinterpretano Better Things, per poi passare al folk-rock
e alla voce inconfondibile di Steve Forbert
per la bella Starstruck. Jonathan
Richman (in una leggera versione di Stop You Sobbing)
e Bebel Gilberto ci traghettano verso l'arrangiamento proposto da Josh
Rouse per A Well Respected Man: l'inizio lento ed acustico
lascia spazio ad una sorta di folk-pop che da una rilettura decisamente
personale del brano... e bravo Josh. I Cracker
e i Queen Of The Stone Age
ci regalano due estratti di rock tradizionale per Victoria,
i primi, e Who'll Be The Next In Line, i secondi. La Big Sky
di Matthew Sweet è una ballata
parlata, evocativa degli anni sessanta, mentre Art Lover, riproposta
dai Lambchop, sembra un outtake di
Is A Woman. L'energia della chitarra elettrica scorre fra le note rock
di Picture Book riletta da Bill Lloyd
e Tommy Womack. Tanta energia anche
per la 'Till The End Of The Day dei Fastball,
mentre il country più puro (a ricordare Hank Williams, come già detto)
ha il sopravvento nella versione di Muswell Hillbilly di Tim
O'Brien. Per Ron Sexsmith
si apre una parentesi diversa. Infatti il cantautore canadese è l'unico
che, a differenza dei colleghi i quali hanno adattato i brani al loro
modo di fare musica, si immedesima a pieno nelle sonorità proposte da
Ray Davis, facendosi trascinare in una This Is Where I Belong che
stravolge i canoni a cui ci aveva abituati, tutto per una ballata vitale
ed elettrica. Intrigante è la versione pop che i The
Minus 5 cuciscono addosso a Get Back In Line, mentre
gli Yo La Tengo ci regalano una Fancy
con la chitarra a ricordare i Velvet Underground. La chiusura è affidata
alla premiata ditta Davies-Albarn (due
generazioni a confronto?) per una live version acustica di Waterloo
Sunset datata 1995. This Is Where I Belong può intendersi come il
modo migliore per riavvicinarsi ai Kinks e al songwriting di Ray Davies,
un grande.
(Carlo Lancini)
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