Esempio classico di "musicista per musicisti", Tim Krekel
possiede un curriculum lungo una vita, delusioni e riscatti compresi nel
prezzo, ed ha acquisito sufficiente esperienza per mettere in pratica
i suoi piccoli sogni di rock'n'roll. Scrive canzoni fin dalla metà
degli anni settanta (Delbert McClinton e Patty Loveless tra gli interpreti),
ha suonato in un migliaio di dischi, compresi quelli di Jimmy Buffett,
il quale è stato un po' il suo mentore nell'introdurlo al music
business. Dunque non sorprende più di tanto che Happy Town
si presenti, a ben dieci anni di distanza dal suo ultimo lavoro solista
(tra l'altro pubblicato dall'italiana Appaloosa), come uno dei prodotti
roots-rock più brillanti di stagione: Krekel è un autore
e soprattutto un fine chitarrista che sa raccogliere i mille rivoli del
rock'n'roll più tradizionale in undici canzoni spigliate e frizzanti.
Una voce che non è un capolavoro, ma sa cavarsela in ogni situazione,
ed un solidissimo combo alle spalle, che spinge l'acceleratore sulle note
di un fiero rock di periferia, sono un biglietto da visita che qui a RootsHighway
non ci facciamo di certo sfuggire. Se poi le canzoni incluse hanno una
freschezza di fondo invidiabile e riescono a sgattaiolare tra saltellanti
jingle-jangle (Sunshine Baby ed una Who You Think You Are
dai risvolti quasi beatlesiani), pop-rock sulla linea Costello-Petty (Best
Thing I Never Had), speziati profumi southern (Sugar From My Baby)
ed un rauco bluesy-rock da bettola alla Kevin Gordon (la stessa Happy
Town e Fell Down in Memphis), è semplice farsi rapire
dal fascino dimesso di un autentico b-record: quei dischi che alla fine
dell'anno nessuno ha mai il coraggio di citare, nonostante abbiano occupato
regolarmente il nostro lettore.
(Fabio Cerbone)
www.timkrekel.com
|