L'aria di copertina è alquanto minacciosa, ma non ci si deve fermare
sempre alle apparenze. Lonesome Bob è un gigante dalla posa
un poco trucida e dalle sembianze di una guardia del corpo non molto benevola,
che divide i suoi gusti musicali tra corrosivi rock'n'roll d'impianto
blue-collar e ballatone country-rock piene di sentimento. Quando si abbandona
al suo lato selvaggio, finiamo dalle parti di un roots-rock robusto e
di bassa lega, che punta tutto sull'energia e sulle valvole degli amplificatori:
Got away with it apre con un riff torcibudella, magari un po' abusato,
ma convince per passione e cattiveria tanto quanto Weight of the world
nel finale; Where are you tonight è una spiritata e cruda
rock song dedicata al suo giovane figlio, scomparso qualche anno fa; It'd
be sad if it weren't so funny prova a saccheggiare gli Stones con
successo. Things Change, sua seconda prova solista, non
è però disco monolitico nelle scelte e nei suoni, anche
grazie al prezioso apporto dei musicisti coinvolti in sessione (Dave Jaques
e Tim Carroll alle chitarre): con un vocione baritonale direttamente proporzionale
al fisico, Lonesome Bob va a nozze nel mischiare ad arte honky-tonk music
e rock'n'roll, come nel caso di Heather's all bummed up o He's
sober now. Non sono capolavori di originalità, ma scorrono
senza intoppi, lasciando volentieri il passo ad un romanticismo in forma
di ballata che convince sull'onestà del personaggio: ottime In
the time I have left, con l'organo ad infondere un'atmosfera epica
al brano e Dying Breed, oscura folk music direttamente dalla Grande
Depressione, che più roots di così si muore, cantata in
duetto con Allison Moorer.
(Fabio Cerbone)
www.lonesomebob.com
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