La musica di Shannon Lyon arriva dritta al cuore, s'infila nei
vicoli dell'anima, li tinge di grigio e lascia che la nebbia li assalga,
rendendoli sorprendentemente accoglienti. Così malinconia e nostalgia
si tramutano immediatamente in sensazioni indispensabili, in emozioni
forti da vivere brano dopo brano. Dharma (suo quinto album.
L'esordio è datato 1995) ha la forza di far dimenticare il rock and roll,
il piede che batte sul pavimento e la batteria che picchia. Dharma s'impossessa
dell'anima, del lato crepuscolare di ognuno di noi. Questo è il succo
di un album che colpisce per semplicità e schiettezza, reso confidenziale
e minimalista dagli arrangiamenti essenziali e paradossalmente casalinghi.
Il pianoforte dipinge un capolavoro come Soul Of The World, mentre
chitarra acustica, lap steel (suonata a turno da Bill Braun e Jay
Schneier) ed una voce calda fanno il resto. Diviso fra ballate acustiche
ed intimiste (The Inbetween, Colous In My Mind e Looking
For Love), spaccati country-folk (Messin' With My Head e Olde
Freightliner) e sussurri rock blue-collar (Crystall Ball e
Black Windows), l'album scorre veloce. Dall'arpeggio iniziale della
title track fino all'ultima nota di You To Be Shannon dimostra
di avere un'ottima vena poetica, supportata dalla spontaneità tipica di
un troubadour e dalla naturale voglia di sorprendere propria di un menestrello.
Paragonare Lyon al Neil Young più introspettivo sembra eccessivo. Preme
comunque sottolineare che l'inverno canadese ha forgiato un altro grande
cantautore.
(Carlo Lancini)
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