Cominciava
ad essere preoccupante il silenzio artistico di James McMurtry.
Sono passati quattro lunghi anni da Walk Between the Raindrops e per uno
abituato a sfornare piccoli capolavori di rock rurale ogni due anni era
un pericoloso segnale di affanno, o peggio ancora una profonda delusione
per la reiterata indifferenza intorno alla sua musica. Saint Mary
of The Woods lo riporta tra noi con quelle tonalità aspre
e romantiche al tempo stesso, che lo hanno trasformato in uno dei songwriters
più affascinanti e credibili della desolata frontiera americana.
Nel nuovo lavoro manca il marchio produttivo dell'amico Lloyd Maines,
ma la differenza non si nota: questa volta James ha fatto tutto da solo
e il piatto gli è riuscito anche meglio che in passato. Si è
portato dietro i soliti amici (Ronnie Johnson al basso e Lisa
Mednick all'accordion), qualcuno lo ha ritrovato lungo la strada (David
Grissom alla chitarra solista) altri nomi eccellenti si sono aggiunti
per l'occasione (Ian McLagan all'organo). Ciò che veramente
conta è la presenza di dieci canzoni che suonano esattamente come
vi aspettereste da lui: James Mcmurtry recita la sua parte, il suo rock
desertico e cosparso di radici, le sue canzoni che si aggrovigliano intorno
ai soliti accordi, e quella voce monotona, manco fosse un Lou Reed perso
tra Austin e Lubbock. E' il suo pregio ed il suo difetto, prendere o lasciare:
in St. Mary of The Woods non troverete novità all'ultima moda,
ma un autore che ha fatto della poesia del confine un'arte sopraffina.
Storie ai margini, popolate dai fantasmi dell'altra America, divise tra
trepidanti rasoiate rock'n'roll (la cruda Lobo Town, Red Dress),
country-rock da bettola texana (Valley Road), roots-rock da capogiro
(il rifacimento di Dry River, a firma Dave Alvin) e ballate che
oggi sono soliti definire Americana ed un tempo amavano chiamare heartland
rock (Broken Bed, Gulf Road). E' il cuore dell'America di
periferia che ispira quest'uomo e lo ritrovate tutto, in forma strepitosa,
nel convulso finale boogie-rock di Choctaw Bingo, splendido racconto
on the road che si candida a testo dell'anno. Quando si dice "un
artista vero" e per giunta di una specie in via d'estinzione.
(Fabio Cerbone)
www.sugarhillrecords.com
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