Christy McWilson sembra essersi già ritagliata un posto tutto speciale
sulla scena Americana: una parte del merito andrebbe onestamente condivisa
con il suo fedele produttore ed amico Dave Alvin, il quale, oltre
a dirigere con esperienza queste registrazioni, ha messo a disposizione
della brava cantautrice di Seattle un plotone di fuoriclasse del rock'n'roll
americano delle radici. Nella lunga lista si fanno notare Peter Buck
dei Rem, Rick Shea, della band di Dave Alvin ed ottimo solista,
nonché strumentisti affermati come Greg Leisz, Don Heffington
e Chris Gaffney: insomma, proprio una bella combriccola, in grado
di rianimare anche il disco dell'ultimo dei songwriters di questo mondo.
Non è questo il caso di Christy McWilson, una che di talento e canzoni
ne ha in abbondanza. Definita curiosamente una sorta di incrocio tra Patsy
Cline e Chrissie Hynde, ha radici musicali decisamente eterogenee: non
incarna la classica figura della folk-singer, ne tanto meno può essere
scambiata per una semplice cantautrice country. La voce possiede certamente
quelle limpide tonalità così adatte ai territori della ballata roots (The
Serpentine River o la stessa Bed of Roses) e ai vivaci country-rock
di Shooting Fish In a Barrell e Lila Jean, ma musicalmente
il suo background appare più complesso, affonda nella tradizione rockabilly,
nel rock di fine sixties (Life's Little Enormities, l'incandescente
finale di Tightrope), con qualche sorprendente implicazione psichedelica
(esemplare l'ottima cover di Darkness Darkness degli Youngbloods),
assumendo a tratti persino una connotazione pop (True Believer).
Le canzoni, seppur mai veramente memorabili, scorrono senza cedimenti
ed una costante versatilità di fondo è sempre garantita.
(Fabio Cerbone)
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