Il
peso di un'eredità musicale ingombrante come quella del padre (Charles
Mingus, straordinario divulgatore del linguaggio jazz) avrebbe potuto
tagliare le gambe a chiunque. Too Many Bullets…Not Enough Soul
non è affatto un disco facile: porta avanti quell'affascinante discorso,
corrosivo e a tratti ostico, avviato con il debutto del '99, Un…Er…Uh…,
radici gospel-jazz sporcate nelle acque limacciose del blues, condite
dai cerebrali impasti del rock d'avanguardia newyorkese (da sentire nel
caso la partenza con Tie Pill) e da rumorismi e rigurgiti degni
del Tom Waits periodo Bone Machine. Essenziale in questo senso la presenza
in formazione dell'apprezato chitarrista Elliott Sharp (anche produttore
del disco), nonché della batteria di Sim Cain, proveniente da un
universo apparentemente distante come quello della Rollins Band, che garantiscono
un carattere scontroso e vitale a tutta la raccolta. Eric Mingus
è capace di inerpicarsi su celestiali melodie soul in All I
Ever Wanted e di traboccare di autentica passione gospel in Take
a Look At Yourself (qui la sua voce non è affatto un dettaglio). Allo
stesso modo si avventura nei territori di un crudo blues metropolitano,
tra una torva slide guitar in Roll With The Demons e il più canonico
andamento di Ball and Chain, con un grande lavoro all'organo di
Brian Mitchell, per finire addirittura dalle parti di un vero e proprio
talkin' con Good Buy Pork Pie. Aggiunta fondamentale per i testi,
barricaderi e politici nel senso più nobile del termine, con una forte
coscienza della sua condizione sociale e delle sue origini ed una critica
pungente alla schizzata realtà americana.
(Fabio Cerbone)
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