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Peter Case - Bee Line Vanguard

Non si può certo rimproverare a Peter Case di aver scelto la via più facile per il successo: dopo un fulmineo periodo di gloria nella seconda metà degli anni ottanta, quando il suo folk post-moderno (questa la sigla che si erano inventati al tempo) lo aveva reso un autore coccolato dalla critica e dai colleghi, ha preferito defilarsi ed inseguire un 'idea romantica ed austera di songwriter, sempre in bilico tra un passato elettrico (il punk degli esordi e il pop dei Plimsouls) ed un presente fatto di tradizione, ballate e blues. Bee Line prosegue la china felice dell'ultimo periodo: una rinascita artistica e di ispirazione, che già nel precendete e sottovalutato Flying Saucer's Blues e nell'organizzazione del tributo a Mississippi John Hurt aveva mostrato segni di vitalità. Peter ha colto una via espressiva a suo modo originale nel panorama della canzone d'autore americana e sembra non volerla più mollare. Ci ritroviamo ancora una volta circondati da suoni ostinatamente acustici, ma spesso sospinti da un'anima rock'n'roll (Ain't Leaving Your Love, cover di Townes Van Zandt), leggeri tappeti ritmici, cristalline ballate folk-rock (I Hear Your Voice) che mischiano radici, melodia, discendenze dylaniane e quel pizzico di eccentricità che non è mai mancata al nostro (It's Cold Inside sembra uscire dal songbook di Tom Waits, sbilenca ballata notturna). Nell'occasione Peter, con la collaborazione produttiva di Andrew Williams, ha avuto persino il coraggio di giocare sugli arrangiamenti, dando vita ad un connubio senz'altro intrigante tra le chitarre acustiche del figlio Joshua e le percussioni orientaleggianti di Warren Klein. Il tentativo gli è riuscito alla perfezione nelle mosse If You Got a Light To Shine e Lost in The Sky, così come nella splendida Evening Raga, sinuoso lamento folk; mentre pare aver perso la bussola in Something's Coming, un talkin' folk-blues decisamente pasticciato e nel finale allungato di First Light. Peccati veniali, per un autore di cui continueremo ad apprezzare l'assoluta modestia.
(Fabio Cerbone)

www.petercase.com