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Executioner's
Last Songs scopre il volto di un'Altra America, quella
di cui vorremmo sempre parlare, quella che in fondo ci ha sempre affascinato
e che troppi, purtroppo, non considerano nemmeno lontanamente. L'America
raccontata dai Pine Valley Cosmonauts è ben diversa da quella
dello scandalo Emron o delle crociate anti-terrorismo di Bush, perchè
mostra una faccia nascosta del paese. Jon Langford, ex Mekons ed
ora leader dei Waco Brothers, riprende in mano il progetto di questa sorta
di supergruppo dell'alternative-country, per dedicare interamente il nuovo
disco alla causa dell'abolizione della pena di morte, abbracciando una
petizione proposta per lo stato dell'Illinois (sede, tra l'altro, degli
stessi Waco Bros. e della loro etichetta, la Bloodshot di Chicago). Il
curioso ensemble aveva debuttato tre anni fa con un gustoso omaggio al
re dello western-swing Bob Wills, in un'opera tributo ben diversa dal
nuovo episodio. Executioner's Last Songs alza il tiro della proposta,
presentandosi come un'iniziativa più complessa e per questo più
intrigante: diciotto episodi in cui si alternano altrettanti interpreti,
più o meno noti, della scena roots, i quali propongono in gran
parte vecchi traditionals della folk music americana (più qualche
inedito), con al centro storie di condannati a morte. Nello specifico,
aldilà di un indistruttibile Steve Earle nella ruvida versione
di Tom Dooley; dell'ottimo Brett Sparks degli Handsome Family,
che apre mirabilmente il disco con la sontuosa country song Knoxville
girl, e della coppia Johnny Dowd-Jon Langford nella tenebrosa
Judgement Day, il resto della ciurma è fatto di nomi poco
noti al grande pubblico, e proprio per questo ancora più interessanti:
bravissime, soprattutto, alcune signore del country alternativo quali
Neko Case (Poor Ellen Smith), Edith Frost (Great state
of Texas) e Sally Timms (in coppia con Langford) in The plans we
made. The Illinois Coalition Against
the Death Penalty: |