Con il nome che si sono scelti, è difficile sbagliarsi sul conto
dei Red Dirt Rangers, tra gli esponenti più in vista del
movimento roots dell'Oklahoma. E' anche difficile non provare un minimo
di simpatia per chi, nel 2002, ha il coraggio di interpretare un classico
dei Green On Red (Time Ain't Nothing, dal dimenticato No Free Lunch),
acquistando in partenza i favori del più spietato recensore, addolcito
da lontani ricordi. Per il loro quarto lavoro i Red Dirt Rangers si sono
rivolti ad un produttore e musicista tra i più acclamati dell'altra
Nashville (Steve Ripley, membro del supergruppo Tractors), guadagnando
un sound più corposo e godendo appieno della partecipazione di
numerose guest stars, tra cui vanno segnalati l'amico di sempre Bob
Childers ed un redivivo Dwight Twilley, rocker degli anni settanta
a cui i ragazzi dedicano la ballata Dwight Twilley's Garage Sale.
Fin qui le note positive di un disco fatto con poche idee, ma tutte al
posto giusto: profumi di Texas e ballata da confine in We Don't Have
To Say Goodbye, l'immacabile dose di roots-rock in Kite Fliers,
persino un divertente finale old-time con Each Step You Take ed
il piatto è servito. Tuttavia alla coppia Brad Piccolo (chitarre
e voce) e John Cooper (mandolino e voce), principali autori della
band, sembra mancare quel guizzo in più per inventarsi canzoni
memorabili: le sfiorano soltanto in Angelina e nella stessa Starin'
Down The Sun, ottima cavalcata elettrica, ma troppo spesso scadono
negli schemi più banali (Don't Forget About Love o il grossolano
rock'n'roll di Elvis Loved His Mama non brillano certo per originalità),
tentando pallide imitazioni dei Grateful Dead (Leave This World a Better
Place) e cedendo pericolosamente il passo a canzoncine senza nerbo
(Good Morning Maryanne). Con la concorrenza frenetica del settore
Americana servono spunti più convincenti per approdare in prima
categoria.
(Davide Albini)
www.reddirtrangers.com
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