Su
di lui si sono espressi con parole lusinghiere nomi altisonanti della
musica d'autore americana, sia sul versante country che rock; di lui Steve
Earle, che scrive le note interne del Cd in questione, ha detto: "
è uno dei miei eroi", uno dei primi musicisti ad aver spinto
Steve sulla via di quell'arte errabonda dello scrivere canzoni. Rex
Foster calca i palchi del Texas e non solo dai primi anni settanta,
viene considerato uno dei pionieri del movimento dei songwriters texani
di quegli anni, ha girato mezzo mondo e suonato da spalla a Merle Haggard
tra gli altri. Questo ed altro ancora nel suo personale palmares (si è
inventato anche una famosa linea di gioielli adottata da qualche rockstar)
e riesce difficile credere che il suo nome dica in realtà molto
poco, se non nulla, almeno al sottoscritto. Buffalo Zen
copre un silenzio discografico di qualche anno, segnando il suo ritorno
all'attività musicale attraverso otto canzoni che sono un concentrato
di cantautorato country-folk di prima classe. Prodotto con grande professionalità
da Peter Rowan (non l'ultimo arrivato), vive di ballate corpose
ma dal suono scarno e prettamente acustico, attraverso un songwriting
molto personale ed intimista, che non mancherà di colpire soprattutto
gli estimatori di Guy Clark e del Townes Van Zandt meno oscuro e tormentato.
Tra le canzoni presenti, qualitativamente sempre ben al di sopra della
media, un pensiero speciale lo rivolgerei all'iniziale Everytime,
che ricorda alcune cose di Kevin Welch, all'epica When the lady
dances, alle ambientazioni raccolte ed intimiste della stessa Buffalo
Zen e Pitchin' pennies. Ora speriamo Rex si convinca ad una
produzione più regolare, vista anche la stima raccolta dai colleghi.
www.rexfoster.com
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